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cosa si vede quando si muore
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Per scoprirlo ci serviamo di due strumenti diversi che, pur essendo diametralmente diversi, ci offrono una idea assai chiara e univoca di cosa potremmo vedere quando muoriamo.
Ci basiamo infatti prima su uno schema assai ricorrente di quello che sono le testimonianze di chi era in punto di morte ed è stato poi rianimato: le NDE, ma è impressionante come i tibetani, nel loro famoso libro (che ti sconsiglio di acquistare di leggere) ci diano indicazioni assai precise assolutamente compatibili con le esperienze dirette.
Ecco un elenco indicativo di quelle che sono alcune esperienze assai comuni in punto di morte (alcune mancano) non avvengono sempre tutte e non necessarimaente in quest’ordine, ma ecco comunque le principali visioni:
Il “Libro Tibetano dei Morti” o Bardo Thodol è una guida spirituale che descrive in dettaglio le fasi attraversate dall’anima dopo la morte e anche negli istanti o giorni precedenti. Sorprendentemente, molte delle visioni descritte in queste antiche scritture trovano corrispondenze nelle esperienze di pre-morte moderne. Ma come si collegano queste antiche conoscenze con le testimonianze di chi è quasi morto?
Tra le visioni più intense ci sono quelle di fiamme o colonne di fuoco, che secondo il Bardo Thodol, rappresentano uno dei passaggi nel processo di morte. Questi momenti simbolici potrebbero riflettere un profondo processo di purificazione o trasformazione interiore che l’anima sperimenta lasciando il corpo fisico.
Molti riportano di aver sentito la presenza rassicurante di cari defunti o di averli addirittura visti. Questi incontri, spesso descritti come pieni di amore e conforto, suggeriscono l’importanza del legame affettivo e spirituale che continua oltre la morte.
Infermieri e assistenti ai morenti confermano la frequenza di tali esperienze, che sembrano preparare la persona al passaggio successivo.
Come si posizionano la scienza e la spiritualità di fronte a queste esperienze? Da un lato, la scienza spiega questi fenomeni come allucinazioni ipnagogiche o reazioni neurali all’estremo stress. D’altro lato, le tradizioni spirituali vedono queste esperienze come parti integranti del processo di transizione dell’anima.
Interessante è notare come il Bardo Thodol paragoni il momento della morte alla fase di addormentamento, suggerendo una continuità tra i processi di “abbandono” del corpo in vita e in morte.
Le esperienze di pre-morte, con le loro visioni di luce, incontri spirituali e momenti di profonda introspezione, offrono una finestra su quello che potrebbe attendere l’anima dopo la morte.
Questi racconti non solo forniscono conforto a chi si avvicina al termine della propria vita, ma offrono anche a tutti noi una riflessione profonda sul significato dell’esistenza e sul mistero che avvolge la morte.
Forse, come suggerisce il Bardo Thodol, la morte è un altro inizio, un passaggio verso una nuova esistenza, ricca di possibilità e di incontri.
In questa prospettiva, le esperienze di pre-morte diventano un messaggio di speranza, un promemoria che l’amore, la consapevolezza e la connessione spirituale trascendono i confini della vita fisica.
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