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Reincarnazione nel Buddhismo
Ti piacerebbe scoprire i segreti dietro alla reincarnazione nel buddhismo? Magari vorresti sapere come funziona la reincarnazione con gli animali, o cosa è il karma e come questo incide nel ciclo di rinascite.
Quello che scoprirai nel proseguire le letture è che un buddhista, pure credendo nella possibilità della reincarnazione, non userebbe mai questa parola, parlerebbe infatto di “rinascite”.
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Beh, se uno pensa alla reincarnazione quale religione contempla questa possibilità, ecco che viene subito in mente il buddhismo, oltre all’induismo.
Per quanto riguarda strettamente la reincarnazione c’è poca differenza tra il buddhismo e l’induismo, ma è sostanziale e riguarda soprattutto il modo di interpretare il karma, ovvero lo stile della rinascita che ne deriva.
Infatti nell’induismo c’è un po’ questa attitudine ad accettare la realtà in cui ci troviamo anche se negativa , rimandando in qualche modo ad un’altra vita migliore ogni cambiamento, con questo auspicio ci si adagia nell’esistenza attuale così come è.
L’Enfasi dell’Induismo è sull’Accettazione della Realtà attuale
Il buddhismo, invece, tende a mettere più l’enfasi sull’adesso, sul poter cambiare questo Karma già in questa stessa esistenza. Quindi è un po’ più motivante, diciamo così.
Considerazioni sulle Definizioni
Ovviamente, sono definizioni che lasciano il tempo che trovano, magari un induista potrebbe avere da ridire su questa prospettiva e avrebbe anche le sue ragioni: è un generalismo, ma serve per capirci.
Possiamo comunque riscontrare questa tendenza in India a viziarsi sullo status quo, sulle caste, sul tipo di nascita, eccetera, eccetera.
Tuttavia vediamo che esiste in entrambe, un ciclo di rinascite quasi infinito, fino a che in qualche modo non ci si libera da questa “ruota del Samsara”, come la chiamano.
E quindi, in entrambe le religioni, c’è un auspicio a ritornare all’Essenza Ultima delle cose che, magari, gli induisti chiamano Dio, i buddhisti no perché non contemplano un dio, ma diciamo che non cambia la sostanza del fatto in sé.
C’è un ritorno “all’Uno”, chiamiamolo così, per semplificare, per non andare a disturbare delle definizioni che dividono e che poi alla fine sono soltanto legate alla parola, alla semantica e non ai fatti, al misticismo, al vissuto delle cose.
Quindi, nel buddhismo, si tende a non definire questa Realtà Ultima. Ecco, la chiamano così: Dharma ovvero “legge” intendeno la Legge Universale, e c’è un ritorno, un’unione, un risveglio a questa realtà ultima delle cose. In una parola c’è questo Nirvana, o Nibbana come lo avrebbe chiamato in Pali il Buddha.
Già che parliamo di Buddha, Buddha non si è reincarnato dopo la sua “morte”.
Potresti chiederti: ‘Vabbè, ma allora come funziona la reincarnazione in Buddha?’ Ecco, Buddha non si è reincarnato, Buddha ha raggiunto il Paranibbana o Paranirvana, come dicono i buddhisti, cioè il risveglio definitivo senza più ritorno.
Mentre il buddhismo Theravāda, quello più legato agli originali insegnamenti di Buddha, tende a spingere nella direzione del Risveglio definitivo, tutto il buddhismo successivo, il buddhismo Zen, il buddhismo tibetano e altre forme di buddhismo, dette grande veicolo, pongono una particolare enfasi sulla possibilità di rinascere.
La massima intenzione di un buddhista di questo tipo, è quello di poter rinascere a beneficio degli altri, cioè raggiungere un grado di grande elevatezza, di grande comprensione della realtà ultima delle cose, non ai fini del Risveglio di se stessi, ma ai fini di raggiungere quel gradino vicino al risveglio ultimo, rimandare il risveglio ultimo per poter rinascere e aiutare gli altri esseri a ritrovare la via per il risveglio ultimo.
Quindi, ad esempio, vediamo che grandi Lama, grandi monaci, danno addirittura delle indicazioni nei sogni su dove potrebbero rinascere, ai fini di poter essere riconosciuti e di nuovo istruiti per una Rigenerazione spirituale ovvero per recuperare, diciamo, la loro energia da lama, da insegnanti spirituali. E questo è il caso del Dalai Lama.
A differenza del Buddha che non si è reincarnato -e lo ha anche detto che non si sarebbe reincarnato- invece, grandi monaci come il Dalai Lama si reincarnano appositamente.
Infatti l’attuale Dalai Lama è il 14° questo già ti fa capire che ce ne sono stati 14 prima, riconosciuti come reincarnazione del Dalai Lama, ed essendo anziano già si preoccupa del ciclo di nascite successive (teme che i cinesi in Tibet vogliano manipolare la scelta del futuro dalai Lama).
Il grande equivoco nel definire la trasmigrazione delle anime buddhista
Ora stiamo però parlando di reincarnazione, cioè di rinascite in un corpo.
Il fatto che noi occidentali pensiamo che i buddhisti parlino di reincarnazione ci porta a un paio di equivoci, perché da un punto di vista buddhista non si parlerebbe di reincarnazione ma di rinascita, infatti la parola reincarnazione implica il fatto che tu rinasci dentro la carne.
Ovvero rinasci come essere umano o rinasci come animale, e quindi noi occidentali tendiamo a pensare che i buddhisti ragionano in questi termini, ma non è così.
I buddhisti dicono che ci sono sei realtà in cui possiamo rinascere, due sono spiritualmente elevate, diciamo sono delle forme di paradiso con delle leggere differenze tra l’una e l’altra;
due invece sono i reami terreni che conosciamo, gli animali e gli esseri umani;
e due invece sono regni infernali.
Quindi noi possiamo ritrovarci, in questa successione di esistenze, a farci un’esistenza anche senza un corpo che potrebbe anche durare a lungo, ragionando in modo improprio con come se il tempo fosse lineare, non è esattamente così che funziona il tempo nell’ Al di là, ma quello del tempo è un altro tema.
E poi comunque prima o poi quell’esistenza finisce, anche se eri una specie di angelo in paradiso (i buddhisti li chiamano dei o semidei combattenti) sei costretto in qualche modo a rinascere. Ma inizialmente potresti rinascere di nuovo come essere umano, come animale, come negli inferi. E’ infatti una rinascita Karmica.
Il Ciclo di Rinascite e la Visione Buddhista della Vita Dopo la Morte
Come vedi è una buona notizia, è una cattiva notizia, in realtà è comunque una buona notizia per i buddhisti, anche se tu potresti dire:
‘Vabbè, se sto all’inferno è una buona notizia che prima o poi st’inferno finisce ma perche per i buddhisti è una buona notizia che finisca anche quella in paradiso?’
Si, sta meglio in paradiso rispetto agli esseri umani, un punto di vista di stare meglio si sta molto meglio, è tutto bellissimo anche per i buddhisti in paradiso, ma non aiuta a risvegliarti.
Diciamo che l’inferno e il paradiso riecheggiano di quell’energia che possiamo riconoscere anche qui nella terra, sia quando non siamo in contatto con l’amore, sia quando facciamo un dono e ci sentiamo, quando regaliamo un fiore.
C’è questo bel detto, quando regaliamo un fiore, il profumo del fiore rimane sulla mano di chi l’ha donato e così invece se facciamo delle malefatte, in qualche modo sentiamo che non ci sentiamo proprio al nostro agio.
Questo agio o disagio quando non abbiamo più un corpo si moltiplica. E quindi in qualche modo può diventare paradisiaco o infernale, però finisce prima o poi. Ne usciamo.
Diciamo che gli schemi mentali ci viziano. Lì è tutta mente.
Quindi, non abbiamo un corpo che ci zavorra e, dunque, tutto è più veloce, più intenso, sette volte più bello o sette volte più brutto.
Questo lo dicono i tibetani, il primo buddhismo non se ne interessava più di tanto, dava per scontato certe cose come la reincarnazione.
Ma la parte successiva del buddhismo, dal momento in cui lo scopo è reincarnarsi, l’aldilà diventa motivo di studio. Ne è nato anche un libro come il libro tibetano dei morti nel buddhismo tibetano.
Quindi, troviamo esattamente delle guide su come riconoscere gli stati mentali in cui ci ritroviamo nell’aldilà, i cosiddetti Bardo, ai fini di scegliere una rinascita più auspicabile.
Qui cominciamo a capire quali sono gli equivoci che noi, per esempio, come occidentali, tendiamo a fare quando parliamo di reincarnazione.
Nel buddhismo, il primo equivoco è quello di considerare solo l’esistenza umana e solo l’esistenza animale. È un equivoco che ha il suo perché, nel senso che contemplare invece che ci possono essere altre esistenze amplia un po’ l’orizzonte.
Il secondo equivoco è sulla reincarnazione, cioè, da un punto di vista del buddhismo, la rinascita migliore non è quella del Paradiso. Assolutamente sì, è vero, si sta molto meglio, si è anche in uno stato molto più evoluto.
Ma la fregatura sta nel fatto che si sta troppo bene. Non abbiamo quella motivazione che la sofferenza invece ci spinge ad avere, cioè, a cercare di stare meglio.
Questa spinta a cercare di stare meglio è quella che ci permette di fare un lavoro su noi stessi, un lavoro spirituale o psicologico, per migliorare e risvegliarci alla natura ultima delle cose.
Quindi, la rinascita migliore, l’unica, la più fortunata, è quella umana, perché ha abbastanza sofferenza ma abbastanza agio.
Un animale è un po’ preso dagli istinti animali di sopravvivenza, sessuali, di cibarsi.
Queste cose tendono ad accecare un po’ la propria visione e negli inferi si sta talmente male che quando sei sotto un treno, non hai proprio modo di trovare quell’agio.
Devi proprio tirar fiato un attimo, come stare immersi, non puoi nuotare.
La rinascita migliore è quella umana.
Visto da questo punto di vista, ogni tanto, spesso anche tra gli stessi buddhisti, c’è un equivoco nel considerare gli animali esseri inferiori.
Ma non è così, non è che una rinascita diversa da quella umana è qualitativamente peggiore.
È soltanto peggiore da un punto di vista del risveglio, ma non è peggiore in assoluto. In paradiso si sta meglio, non c’è un giudizio nell’aldilà.
Rinascere come animale può essere anche una scelta di un essere elevato per aiutare un essere umano a fare un percorso di vita e dargli sostegno.
I buddhisti sono molto attenti a chiamarla coscienza e non anima. Non esiste un Ritorno all’Anima o una Rinascita dell’Anima, ma un continuo mutare della Coscienza
(se ti interessa approfondire questo tema ne parlo qui: https://comemeditare.it/vita-oltre/cosa-succede-nellal-di-la-secondo-buddha-e-il-buddhismo/)
Dal punto di vista della reincarnazione, rinascere come essere umano è sicuramente vantaggioso.
Non è una questione di punizione o premio.
Un karma negativo tende a dover essere capito e, per capirlo, la lezione è faticare.
Non è una questione moralistica, è una interpretazione più semplicistica.
In realtà, non c’è nell’aldilà una vera punizione, è una questione meccanica.
La reincarnazione che ne consegue è la diretta conseguenza del mio karma, delle mie azioni precedenti. Non c’è un premio o una punizione, è una legge meccanica.
La lezione che non capisco, si ripete!
Spero di avere condiviso con te non solo una visione approfondita di questa affascinante dottrina, ma anche un prezioso tesoro di saggezza.
Abbiamo viaggiato insieme attraverso i concetti di karma, rinascita e le visioni del dopo-vita, scoprendo come ogni azione in questa vita influenzi il nostro cammino “immortale”.
Queste antichi insegnamenti vanno oltre la mera conoscenza; sono guide per una vita più consapevole e riflessiva.
Mi piace pensare che possano diventare una fonte di ispirazione per la vita quotidiana, ricordando che ogni scelta ha un impatto che va oltre questa esistenza.
Possa la saggezza del buddhismo (e di ogni religione) illuminare il tuo cammino e arricchire la comprensione della vita.
In fondo parlare di morte alleggerisce la vita, diceva confucio:
Abbiamo due vite la seconda comincia quando realizziamo di averne usa sola
questo video è stato estrapolato da una sessione del Come Meditare Coaching qui trovi maggiori informazioni su questo servizio di sostegno nel tempo: http://www.comemeditarecoaching.it
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