Perchè la meditazione aiuta in caso di attacchi di panico
Scopri:
- la meditazione per prevenire e calare l’ansia e gli attacchi di panico
- Il “pensiero del futuro” come fonte di Ansia
- Il “Presente” questo sconosciuto
- Occuparsi invece di Pre-occuparsi
Guarda il video di circa 5 minuti o continua a leggerne la trascrizione sotto:
C’è Andrea che mi chiede “Ciao Claudio, perché molti consigliano la meditazione a chi soffre di attacchi di panico?”
Questa è una domanda molto interessante. (questa domanda è stata “rubata” al Come Meditare Coaching“)
Provo a darti una risposta bella precisa, allora…perché in molti consigliano la meditazione a chi soffre di attacchi di panico, innanzitutto l’attacco di panico e anche l’ansia in generale sono delle forme di paure, si basano su una paura.
La paura, l’ansia, si ha con un pensiero del futuro, cioè noi spesso non viviamo nel qui e ora, questa cosa la dico spesso da meditante, noi meditanti dovremmo allenarci a stare un pochino più nel qui e ora, ci alleniamo a stare di più nel qui e ora.
Mentre l’ansia deriva da qualche cosa che sta magari anche quasi per accadere, potremmo avere anche la sensazione che è qualche cosa che sta accadendo nell’imminenza proprio, che sta per succedere…ma non sta succedendo.
Sta PER succedere.
E questa distinzione è fondamentale, è un po’ come sapere che prima o poi c’è una curva, rimanere lì ‘Oddio c’è una curva, oddio c’è una curva’ e voler curvare con la macchina prima della curva, no, si può curvare solo quando c’è la curva, altrimenti esci fuori di strada e anche se è imminente la curva, devi curvare nel momento giusto e devi essere presente a te stesso mentre curvi.
E quindi la presenza è fondamentale e quando c’è presenza tu curvi, cioè non ti preoccupi, ti occupi.
Ecco la distinzione tra l’ansia e lo stato di presenza, che è spesso fatta di pace, è che in presenza noi ci OCCUPIAMO delle cose, in una proiezione futuristica, anche se è un futuro a breve, noi ci PREOCCUPIAMO, però non ci possiamo occupare prima, ci possiamo occupare solo MENTRE sta succedendo qualche cosa.
La meditazione, quindi, aiuta a riportare l’attenzione al qui e ora, si dice anche che se un problema ha una soluzione non è un problema e se un problema non ha una soluzione non è un problema, che cosa voglio dire con questo?
Che spesso noi sovraccarichiamo le nostre attenzioni, il nostro vissuto quotidiano di pensieri, preoccupazioni, affanni rispetto a qualche cosa che deve ancora succedere e lo viviamo come un problema, come se volessimo risolvere appunto nel qui e ora un problema, ma il punto è questo:
guardiamo il problema per quello che è nel qui e ora, vediamo che cosa c’è adesso, nell’adesso, se c’è un problema lo affrontiamo con le energie che abbiamo accumulato, che non abbiamo disperso, invece preoccupandoci di qualcosa che non è ancora avvenuto e potrebbe anche non avvenire.
E quindi ecco perché consigliano molto la meditazione a chi soffre di attacchi di panico e in caso d’ansia, perché ti allena a riportare l’attenzione al presente.
Come fare?
È molto semplice, usando…l’ancora migliore è il corpo, e come ancora migliore è quella che dicevamo prima con Marco, è il respiro, specie a questo punto a livello dell’addome, a livello della pancia, riuscire a osservare com’è il nostro respiro a livello della pancia è un ottimo modo per calare l’ansia.
Tra l’altro l’ansia essendo spesso anche un pensiero irrazionale, sale quasi senza legare il pensiero, quasi prende una strada sua qualche volta, verbalizzare è un ottimo modo anche per riportare l’attenzione, cioè riportare noi a essere protagonisti dei nostri pensieri e quindi poter dire ‘ Mi sento così…sento un’ansia che sale, nel corpo quest’ansia la posso avvertire qui’, poterlo concettualizzare, scrivere se non c’hai qualcuno a cui dirlo, o dirlo è un altro modo intanto per riportare l’attenzione al presente e lasciare l’ansia un po’ più nello sfondo, dacché era protagonista, non dico che sparisce, però diventa molto più vivibile.
E se ti alleni a stare nel presente attraverso la meditazione e usi il respiro mentre ti accorgi che sta salendo un’ansia, ma ti alleni sempre di più nel quotidiano a meditare, meditando almeno una volta al giorno per esempio, ecco che…in molti riescono a quasi dimenticarsi gli attacchi di panico.
C’è un mio amico che grazie alla meditazione, lui soffriva di attacchi di panico quotidianamente o quasi, mi ha detto che per tanti anni non ne ha più avuti, poi glien’è venuto uno in un momento un po’ più difficile, ma poi l’ha superato subito con facilità, proprio grazie al fatto che stava facendo un percorso di meditazione, e si accorge anche quando abbassa un po’ la guardia, si rende un po’ più vulnerabile, si accorge che medita di meno, i pensieri diventano più compulsivi e meditare invece ti aiuta ad essere di nuovo protagonista della tua vita. E quindi ecco perché in molti consigliano la meditazione a chi soffre di attacchi di panico.
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e questo che è più specifico sulle soluzioni:
Io ho iniziato a meditare un anno fa, quando mi comunicarono che la mia compagna era ormai in fase terminale. Mi è servito molto, e i primi mesi dopo la sua morte sono stato sorpreso di constatare che quei momenti di meditazione aprivano un certo senso di calma che non speravo di provare. Forse hanno prevenuto numerosi attacchi di panico! Infatti capita ancora, lavorando o essendo concentrato su altro, di sentire una pressione forte e improvvisa tra l’esofago e la pancia, e un’avvisaglia come di disperazione improvvisa… però scompare respirando con calma. Ecco, penso che in una tale situazione, qualcuno che non sappia come respirare bene, che non abbia mai provato a meditare e che soprattutto, anziché affrontare una situazione si butti a capofitto su qualcos’altro, ad esempio il lavoro, sia destinato a conoscere il panico.
Bellissima testimonianza la tua Steven: credo possa essere di aiuto a molti, grazie!
Complimenti per questa tua nuova iniziativa, non voglio dilungarmi, pero’ una cosa voglio dirtela, sono convinta che per affrontare la vita pacificatamente, bisogna principalmente nascere in pace, senza stress, posso darti il mio contributo ricordando a tutti che nascere senza violenza e’ la prima cosa da promuovere, la grande medicalizzazione applicata oggi al parto , non mi pare naturale, combatto da anni contro questo tipo di assistenza perche’ sono un’ ostetrica figlia di ostetrica, mia madre era un artista in queto campo, ma il discorso e’ molto lungo, per ora gettiamola cosi, andiamo avanti Claudio,sono con te, condivido il tuo meraviglioso percorso . Saluti cari lilly