meditazione ansia
scopri:
- l’ansia e la paura
- l’esempio dell’esame a scuola
- cio che è imminente è “qui ed ora”?
- la definizione di: Paura
- meditazione ansia e attacchi di panico: soluzioni
- cosa fare durante un attacco di ansia?
- La paura della paura
- il potere del respiro addominale
- il trucco della verbalizzazione
- e molto altro..
Ecco la domanda di Giulia: “Ciao Claudio, ultimamente hai parlato di meditazione per andare oltre la paura. Hai fatto cenno anche alla meditazione per l’ansia ma vorrei saperne di più nello specifico”.
guarda il video di circa 10 minuti o continua a leggerne la trascrizione:
La meditazione è sicuramente uno degli strumenti migliori per prevenire e curare ansia e attacchi di panico.
In realtà la matrice dell’ansia è la paura, per questo quando ho parlato di paura ne ho fatto cenno: si comporta allo stesso modo.
L’ansia è una forma di paura, anche se si comporta in modo leggermente diverso: all’ansia siamo forse un po’ più abituati rispetto al vivere con la paura, ma la matrice è la stessa.
Spesso c’è dietro un’anticipazione, un pensiero, anche se impercettibile.
Anche se la stessa anticipazione è in un tempo imminente comunque stiamo parlando di una fantasia.
Sembra strano, sembra assurdo, permettimi di esporti questa teoria. Hanno molto in comune e sono legate al mondo dei pensieri.
L’esempio più tipico che faccio è l’esame. Il momento in cui mi siedo davanti all’esaminatore, quando sto per essere esaminato.
Quello per esempio è un momento di grande ansia anche se non è ancora successo: mi sto sedendo, quindi sta per succedere.
Per questo è comunque un’anticipazione di una cosa imminente. Attenzione: questa cosa potrebbe succedere ma potrebbe anche non succedere.
Anche se viene percepita come una cosa che sta succedendo adesso, in realtà preoccuparsi rimane una questione di pre-occupazione, nel senso che io non posso pre-occuparmi, non posso occuparmi prima di qualcosa che non si è ancora verificato.
L’esaminatore non mi ha ancora fatto la domanda. Sto anticipando i tempi, anche se di pochissimo.
Il punto è che non posso curvare con la macchina prima della curva, perché andrei a sbattere. Per curvare io devo essere nella curva.
Posso rallentare prima, posso organizzarmi per far sì che quando sono all’esame davanti all’esaminatore io posso essere preparato.
In questo modo affronterò la curva nel modo più corretto possibile. Ma non posso ancora curvare. Non posso rispondere alle domande finché l’esaminatore non mi chiede qualcosa.
Questa è la realtà dello stato delle cose. Anche se percepisco questa cosa come imminente in realtà non c’è ancora: posso sedermi più rilassato, anche se è umano avere ansie e paure.
Hanno la stessa identica matrice, si comportano allo stesso identico modo.
La paura nello specifico è dovuta a qualcosa che non si conosce. Perché abbiamo paura del buio? Perché non sappiamo cosa ci sia intorno a noi.
Questa è una delle definizioni della paura. Ma io non posso conoscere il futuro, che ha un suo carico.
Contenuti
Meditare e osservare se stessi
Normalmente chi medita comincia a osservare se stesso. Per esempio osserva il modo in cui i pensieri ci portano nel passato e nel futuro.
Quando ci portano nel passato ci spingono a rimuginare sul latte versato e non ci serve molto.
Chi medita il futuro non può comunque risolvere un problema prima che si sia verificato. Però possiamo organizzarci, occuparci di spiare, di rallentare la macchina.
Possiamo fare queste cose anche se a quel punto noi non ci stiamo più preoccupando dell’esame ma ci stiamo occupando di essere preparati per il momento in cui ci sarà, ci stiamo preparando per il momento in cui affronteremo la curva, parlando dei nostri due esempi.
Quando mi occupo di qualcosa, quando sto studiando, in quel momento non c’è ansia.
Quand’è che vengono ansia, paura, preoccupazione? Quando penso all’esaminatore e mi agito pensando a cosa mi chiederà.
Spesso c’è un pensiero che si può riconoscere, ma anche non riconoscere, perché non è sempre così evidente o automatico.
La meditazione ci aiuta persino ad affinare il nostro livello di attenzione e riconoscere qualche volta le cose che ci diciamo dietro. Come ad esempio “chissà che mi chiederà”.
Ecco più o meno come funzionano le paure e l’ansia: anticipando qualcosa che non c’è. Mi pre-occupo invece di occuparmi.
Differenza tra pre-occuparsi ed occuparsi
Facendo sempre l’esempio dell’esame, qual è la differenza?
Quando mi siedo e parte la domanda dell’esaminatore a quel punto, se ci facciamo caso, mi rilasso.
Resto vigile, attento, vivace ma comincio a rispondere, a inventarmi la risposta o a dare la risposta che conosco.
A quel punto mi sto occupando di rispondere e smetto di preoccuparmi. Le ansie calano perché sto verbalizzando, per esempio: verbalizzare è un ulteriore concetto e ci arriveremo.
Ecco quindi come la meditazione aiuta tantissimo in caso di ansia, sia per prevenirla che per curarla nel momento in cui emerge.
meditazione ansia e attacchi di panico: soluzioni
Conosco molte persone che hanno cominciato a meditare perché soffrivano di attacchi di panico: devono molto alla meditazione.
Non significa che abbiano smesso di avere attacchi di panico in senso assoluto:
per esempio a un mio amico è tornato un attacco di panico dopo due anni, un periodo anche accettabile, rispetto a chissà quanti episodi del genere possono verificarsi nel quotidiano.
Non solo, ma ne è uscito anche prima ed è anche consapevole dei motivi. Mi ha raccontato che in quel periodo aveva smesso di meditare, dormiva poco, lavorava molto, conduceva quindi uno stile di vita frenetico.
Grazie ai suoi tanti anni di meditazione ha riconosciuto tutto questo ed è tornato a uno stile di vita più consono alle sue esigenze mentali e fisiche, dormendo di più, riposandosi di più, riportando la consapevolezza nella sua vita.
La meditazione è un percorso che rende tutto più salutare, spontaneo e naturale.
Ecco una domanda che mi rivolgono spesso e che vale la pena ricordare: cosa fare durante un attacco di ansia?
cosa fare durante un attacco di ansia?
La respirazione addominale. La respirazione addominale: focalizzarsi non sui pensieri negativi che ci affliggono perché più lo faccio e più i pensieri creano fantasie e si entra in un loop.
La cosa che noti con la meditazione è la paura della paura. Il loop che normalmente abbiamo è dovuta alla paura di avere paura, di avere degli attacchi di panico.
La paura della paura è una paura astrattissima, se ci pensiamo, ma ci fa entrare in un loop da cui non riusciamo a uscire.
Cominciare ad osservare cosa succede è la cosa migliore. Osserviamo il fisico e soprattutto il respiro al livello della pancia, il respiro addominale.
Notare come la pancia si gonfia e si sgonfia smorza tutto questo loop mentale. Consiglio di usare la respirazione addominale perché è potentissima.
Vi invito a farlo anche quando non si è sotto ansia o sotto attacchi di panico, normalmente, proprio per creare un’abitudine che ci ritroviamo utile in quei momenti.
Altra cosa è la verbalizzazione. Quando ti trovi in uno stato di agitazione dillo a chi sta accanto o scrivilo.
Comincia a usare questa parte cognitiva del pensiero a tuo beneficio per risintonizzarti sul come stare: “c’è ansia, c’è paura, in questo momento mi sento così”.
Il solo fatto di verbalizzarlo riesce a creare quella sintonia consapevole tra quello che provi e pensi mettendo il pensiero al servizio di ciò che provi.
Vedrai che il solo dire a qualcuno della tua ansia, della tua preoccupazione, ti aiuterà a sedimentare il livello di ansia.
Non sparirà ma sicuramente può aiutarti a livellarla, a renderla più vivibile, più gestibile perché sarai più in sintonia con te stesso.
Potrebbe sembrare un’ammissione di debolezza ma apparirai in qualche modo persino più forte, sotto un certo profilo. Se non altro gli altri capiranno cosa ti sta succedendo.
Ad ogni modo il nostro corpo quando siamo ansiosi lo comunica in tutti i modi quindi sarà chiaro il nostro stato in quel momento.
Verbalizzarlo aiuta anche a mostrarsi più coraggiosi, più consapevoli, più responsabili quindi vi invito a farlo.
su questo argomento suggerisco di dare una occhiata anche qui:
Meditare per curare l’ansia (prima parte)
e Meditare per curare l’ansia (seconda parte) la soluzione.
Un altro pezzo “rubato” al “come meditare coaching” clicca per saperne di più su come funziona: “come meditare coaching”
se vuoi tornare a delle semplici istruzioni per fare la meditazione clicca su: come meditare
Sicuramente la meditazione è una strategia efficace per migliorare le situazioni di ansia ma non pensi che il training autogeno (creato proprio per curare situazione patologiche come ansia ossessioni ecc..) sia più adatto in queste situazioni? In fondo la meditazione è nata per altri scopi. Grazie. Saluti
ciao Angelo se la tua fosse una affermazione piuttosto che una richiesta di parere non avrei nulla da dire o da obiettare: il training autogeno è un’ottima tecnica.
Ti offro comunque il mio parere lungi da me offrirlo in sostituzione di un parere legittimo come quello di volere optare per il training autogeno in caso di ansia. Ritengo che un parere possa affiancarsi ad un’altro esistente senza nulla togliersi reciprocamente. Poi ognuno opera secondo la propria coscienza.
ciò premesso rispondo.
Il training autogeno è molto funzionale nella manifestazione dell’ansia. Ottimo anche per lo stress, ma quanto si difforma realmente dalla meditazione? Non è una forma di meditazione anch’essa? Forse no? Forse si?
Se non è difforme perchè non fare direttamente una tecnica che ha funzionato per millenni e che la scienza moderna e la psicologia sta riscoprendo nella sua forma originale? (in ambito terapeutico si fa gran uso della mindfulness di dichiarata origine buddista-theravada ovvero parliamo di meditazione vipassana).
Se invece lo fosse (difforme) lo troverei limitativo: ovvero pensato per una delle manifestazioni (sintomo) del disagio umano di cui la meditazione è stato per millenni uno strumento di liberazione e di risveglio alla nostra vera natura. Quindi la meditazione non agisce solo su uno dei sintomi manifesti -l’ansia- ma contemporaneamente lavora in profondo (non a caso vipassana significa visione profonda).
Tuttavia secondo me anche un buon percorso psicologico può portare ad un buon livello di lavoro su di sè: mi piace pensare che chi lavora su di sè, poi continui il lavoro anche una volta risolto uno dei sintomi in cui un disagio profondo dell’essere si è manifestato, per migliorare sempre di più la propria condizione e magari aiutare anche gli altri ad ottenere sprazzi di maggiore e più pervasiva felicità.
che tu sia felice e che tutti gli esseri siano felici
Grazie mille per la risposta molto illuminante. Sono d’accordo con te quando dici che la meditazione va oltre e mi hai fatto capire in modo molto chiaro e professionale come stanno le cose. Tanta felicità anche a te
<3