I 5 aggregati psicofisici

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I 5 aggregati psicofisici

Ma allora “chi sono io” per il buddismo? potresti chiederti: Come funziona questa coscienza con cui mi identifico?

Eccoci quindi al concetto dei cinque aggregati psicofisici, skandha in sanscrito o khandha in pali, sono:

  1. forma rūpa;
  2. sensazione vedanā;
  3. percezione/discriminazione (etichetta) saññā;
  4. impulso (residui karmici) sankhāra;
  5. coscienza viññāna;

cosa sono i 5 aggregati

Quello che percepiamo come un sé, come noi, come “Claudio”, non è altro che un insieme di concause che aggregate insieme fanno nascere questa coscienza di Claudio: quello che percepisco come “me”. Quando queste cause si disgregheranno per diventare altro, anche questo “me” come “Claudio” cesserà di esistere.

È un concetto chiave nell’ambito buddista

come funzionano gli aggregati in pratica

Il tuo occhio fisico vede un fiore fisico, i due oggetti fisici (occhio e fiore) sono forma.

Il piacere che emerge nel vedere il fiore è sensazione. Le sensazioni possono essere gradevoli, sgradevoli o neutre corrispondono alle affermazioni: “mi piace”, “non mi piace”, “mi è indifferente”.

Riconoscere che è un “fiore” è percezione/discriminazione che io chiamo “etichetta” perché mettiamo delle etichette:

ovvero attingiamo a dei concetti ideali pre-esistenti; in altre parole se metto l’etichetta “fiore” a quello che nel qui ed ora sto percependo con l’occhio (e riconosco il piacere che ne scaturisce) attingo a pre-concetti del passato. Esisteva già nella mia mente l’idea del fiore per cui il fiore lo ri-conosco. Anche la sensazione posso ri-conoscerla.

Il desiderio di prendere o annusare il fiore è impulso

Prendere il fiore impulsivamente o rigettare una cosa che non ci piace, ad esempio, sono meccanismi soggettivi, delle strade già solcate in passato, delle azioni spontanee che possiamo chiamare residui karmici: è ciò che mi fa meccanicamente reagire con uno schiaffo a chi mi dà uno schiaffo.

L’insieme di tutti questi elementi insieme dà forma alla mia “coscienza” appunto: coscienza.

Noi tendiamo a identificarci con questa coscienza o con ciascuno dei cinque aggregati o con tutti e cinque insieme.

Per Carità questo corpo, questa coscienza esiste da un punto di vista relativo (duale), ma non da un punto di vista assoluto (non-duale).

In ultima istanza esiste l’oceano anche se ci sentiamo onde.

Ma è innegabile che abbiamo un corpo ed una vita: prendiamocene cura, è preziosa! Ma cos’è questa vita in fin dei conti?

Una serie di aggregati che esistono solo fintanto che cause e condizioni permettono a questi aggregati di manifestarsi, quando queste si disgregheranno non spariranno: diventeranno altro.

Come un fiammifero che prima di essere accesso ha tutto il potenziale del fuoco, ma non ci sono ancora le condizioni perché si manifesti.

Poi ecco lo sfregamento e la manifestazione della fiamma.

Una volta “morta” la fiamma c’è di nuovo una trasformazione. L’esperienza della fiamma è ancora viva in chi l’ha percepita. Il calore si è immesso nell’aria modificandola, il fumo è salito, una goccia d’acqua magari è scesa sul resto del fiammifero.

Alla fine rimane un carboncino in mano.

Nulla è veramente nato e nulla è veramente morto: ciò che componeva il fiammifero esisteva prima della fiamma e prima del fiammifero stesso; fiamma e fiammifero poi si sono trasformati in altro.

Come le onde che tornano all’oceano e di cui non hanno mai smesso di esserne parte.

 

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