Cosa si prova in meditazione

Cosa si prova in meditazione?

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cosa-si-prova-in-meditazioneDiciamo che, già solo il distoglierti dalle continue distrazioni quotidiane e da tutti i mille pensieri che si susseguono, apre la mente a nuove possibilità che altrimenti ci saprebbero precluse; se io passo il mio tempo inseguendo migliaia di pensieri, non posso aprirmi a queste possibilità: sono soltanto vittima delle circostanze, e mi lascio vivere in un mondo di pensieri.

Gran parte di noi passa gran parte della vita a inseguire questi pensieri; e anche il sottoscritto, ahimè, non è esente (mi spiace ammetterlo, ma è così).

E proprio per questo medito: perché mi permette di voltare pagina.

E che cos’è, allora, che si prova in meditazione?

Una delle cose che si può provare – e che è molto bello quando la si prova – è un senso di connessione: uno stato di pace e di amore, di assorbimento mentale e apertura del cuore (un’esperienza, talvolta anche mistica, assolutamente piacevole).

È un qualcosa che tutti, prima o poi (magari solo per qualche istante), finiamo per provare.

Questa è quindi una delle cose che si provano in meditazione, ma è anche, ahimè, un qualcosa che ci si aspetta; e quando ci sono delle aspettative, si finisce per uscire dalla meditazione.

Quello che succede quando siamo in meditazione, nella stragrande maggioranza delle volte, è anche un senso di grande frustrazione; non voglio creare false aspettative, è così.

Sono in pochi quelli che, chiudono gli occhi, e tutte le volte che meditano provano una grande sensazione di piacere, grande pace interiore e apertura del cuore; sì, certo, noi ci apriamo a questa possibilità, ed è una delle cose che possiamo provare durante la meditazione, ma durante la meditazione noi ne possiamo provare mille, anzi milioni, di cose diverse.

Una di queste, come appunto accennavo, è la frustrazione.

Che tipo di frustrazione?

La frustrazione di vedere che siamo in balia dei pensieri, di notare i pensieri, le ansie; e quindi, uno degli aspetti a cui andiamo incontro quando meditiamo, è quello di attraversare quello che c’è.

Ci sono tante tecniche meditative.

Alcune hanno più effetti verso l’apertura del cuore, l’amore, la compassione; e danno sensazioni piacevolissime, di grande altruismo e di grande connessione.

E poi ci sono le meditazioni più rivolte alla consapevolezza e alla presenza mentale, che ci permettono in primo luogo di attraversare quello che c’è.

Perché cos’è la consapevolezza?

Stare con quello che c’è.

E stare con quello che c’è significa, innanzitutto, aprirci alla circostanza, perché fare altrimenti significherebbe scappare via da lei; e invece no: la prima cosa che facciamo, quando vogliamo sviluppare la consapevolezza, è di aprirci a quello che c’è.

E quando ci apriamo a quello che c’è, e lo attraversiamo guardandolo per quello che è veramente, troviamo successivamente un senso di pace.

Faccio un esempio.

C’è ansia, mi metto a meditare e osservo quest’ansia.

La prima cosa che mi capita è la frustrazione, non la vorrei l’ansia e la vedo; poi mi accorgo che c’è un’ansia nel voler cacciare via quest’ansia, è frustrante anche questo, ma mi accorgo anche di questo e vado avanti.

A un certo punto, quest’ansia, a furia di venir coccolata, osservata e integrata, cala: perché tutto viene e va.

Una delle cose che osserviamo in meditazione è, per esempio, il respiro; e una delle cose di cui possiamo renderci conto – grazie all’attenzione che poniamo al processo respiratorio – è che il respiro ha delle fasi: ogni inspirazione ha un inizio, uno sviluppo e una fine; a cui segue una pausa; abbiamo poi l’espirazione, anch’essa con le sui fasi; e poi si ricomincia.

Tutto ha delle fasi, tutto viene e va: tutto è impermanente.

E quindi anche l’ansia se ne va, a un certo punto; soprattutto quando io mi sono messo nella posizione dell’osservatore, che è una posizione effettivamente pacifica.

Quindi: da una parte c’è l’osservatore, che è in pace, dall’altra c’è l’ansia, che non mi fa stare in pace; e, piano piano, la parte dell’ansia cala, cala e cala ancora.

Quando l’ansia è calata fino a sparire (oppure rimane in una zona di potenziale non manifesto, in cui sta lì, ma non viene più avvertita), ecco che ci accorgiamo che c’è di nuovo spazio per questo senso di pace, di benessere, di connessione con l’universo; a cui si aggiunge la soddisfazione, e la consapevolezza più profonda, di poter attraversare tutto anche l’ansia.

Lo ripeto perché è importante.

Io ho parlato di ansia, perché è abbastanza comune, ma può essere rabbia, o un dolore fisico, qualunque cosa; e quando noi attraversiamo tutto questo, si aggiunge una nuova consapevolezza: il fatto che, benché siano delle esperienze negative, difficili da attraversare, si possono però attraversare lo stesso.

E quando io so che posso attraversare tutto, sia gli alti che i bassi della vita, mi sento più tranquillo; e quindi il mio cuore sarà più in pace, anche a livello profondo.

Quindi c’è questo testimone che è in pace rispetto a quello che c’è, e quello che c’è è aspetto di ansia, e quindi queste due cose, ansia e testimone, sono tutte e due presenti; mano a mano che io attraverso stati difficoltosi, aggiungo una consapevolezza di pace: che è una pace molto più profonda.

Questo è quello che si prova in meditazione, ma, questa consapevolezza molto più profonda (che nasce dalla scoperta che possiamo attraversare tutto), ci dà un senso di estrema pace che si riverbera poi nel nostro quotidiano.

Ecco quindi cosa si prova in meditazione, e cosa – sempre grazie alla meditazione – si può provare anche nel quotidiano, e quindi non solo nelle sessioni meditative vere e proprie.

Ovviamente, durante la meditazione (essendo un’esperienza soggettiva), quello che si può provare è estremamente soggettivo ed estremamente vario.

E non solo da persona a persona, ma anche da momento a momento rispetto alla stessa persona: perciò un giorno posso provare frustrazione, un’altra volta grande amore, un’altra volta grande pace, un’altra volta ancora rabbia; ma, nel mentre, aumenta in me questa profonda sensazione di sicurezza e di fiducia, che mi permette di vivere meglio qualsiasi circostanza, le più negative come le più positive, creandomi quindi una base.

Anche se ho accennato ad alcune delle cose che possiamo provare in meditazione, alcune sono talmente profonde, talmente belle, talmente significative, che sono difficili da raccontare.

Come fai a raccontare l’amore?

È difficile dire cosa si prova: si può provare amore, certo, ma sono tante le sfumature di questo amore che possiamo provare durante la meditazione; e possiamo provare anche tante sfaccettature di emozioni, sentimenti, piacevolezze (o anche spiacevolezze) diverse.

Ma quello che cresce è sempre questa sensazione di fiducia e di pace; cresce quindi, in noi, quel “centro di gravità permanente”.

Che cosa proviamo?

Tante cose: sicurezza, pace, benessere; ma anche cose spiacevoli, con la caratteristica di poterle attraversare.

Spero di aver reso giustizia a una domanda altrimenti fuorviante.

Perché se io creo delle aspettative rispetto a quello che può succedermi (quello che “dovrebbe” succedermi) in meditazione, smetto di meditare; perché, invece di stare con quello che c’è, cerco quello che vorrei o che credo dovrebbe esserci

Cerco quella sensazione, anche se quella sensazione in quel momento non c’è: ma io sto meditando per stare con quello che c’è, e non per creare necessariamente una sensazione.

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4 risposte

  1. Ciao,io durante la meditazione provo alle volte agitazione,palpitazioni al cuore.Non è ansia.Qualche volta nervoso,rabbia.Ma tante volte,riesco a lasciarmi andare e perdere contatto con la realtà È come se la mia anima volesse.Vado nel profondo.Poi sento il corpo pesante.Ma dipende molto da che tipo di musica e meditazione ascolto.E penso anche dalla giornata e da com’è il mio stato d’animo.E se non provo niente quando medito,mi esce fuori dopo????

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