Meditazione ed Emozioni: Come recuperare la Gioia
Scopri tra le altre cose:
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- Come gioire del bicchiere vuoto
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Qual è l’associazione tra la gioia e l’amore?
La chiave è un po’ questo atteggiamento di accoglienza.
L’accoglienza è tipica dell’amore, ma è tipica anche della gioia. Io posso gioire… cioè ogni episodio della mia vita, per quanto negativo possa essere, ha un lato positivo.
Io posso comunque dispiacermi del lato negativo, sinceramente, e contemporaneamente gioire dello stato positivo senza levare nulla né a uno né all’altro.
Vedendo le cose per quello che sono (come facciamo in meditazione). Per cui, se io mi bevo l’acqua – e ne approfitto per berla – se io bevo l’acqua e finisco l’acqua, io avrò finito l’acqua.
Posso essere triste per averla finita ma posso essere contento per averla bevuta. Ecco che ogni episodio ha il dritto e il rovescio della medaglia.
Accogliendo l’episodio, io… è l’unico atteggiamento di accoglienza che fa proprio l’amore come sentimento che poi produce una sensazione di felicità.
È molto vicino alla gioia, è una felicità che è presente anche quando… più io dimoro in questo stato di amorevolezza e più c’è una gioia sottile che è presente persino quando sono triste, persino mentre sono arrabbiato, persino mentre sono… c’ho una paura.
Io vedo come una cosa che mi aiuta è l’ironia; non sono molto ironico, devo dire la verità, però qualche volta lo sono e ci riesco, e meno male perché mi aiuta tantissimo a metterla sul ridere. Nel senso che certe volte mi arrabbio per delle cose… e poi mi guardo.
Vedi l’atteggiamento? “Mi guardo”(come ci alleniamo a fare in meditazione), torno quindi a recuperare qui e ora, riesco a recuperare l’osservatore; mi guardo, lo osservo, osservo che cosa succede in me e con una compassione, che posso provare poi anche per altri – e qui ci torno tra un attimo – con compassione io accolgo, dico «Ma guarda te quanto sono buffo. Mi arrabbio ancora per queste cose».
Ed è lì che è scattata la gioia, è emersa di nuovo la gioia. Grazie a un atteggiamento di accoglienza e di compassione.
Dicevo, la compassione – quando io ho compassione per me, quando io smetto di essere
troppo giudicante nei miei confronti, ecco che io smetto di essere giudicante anche con gli altri e provo compassione anche per altri quando si arrabbiano, perché quasi mi viene… da una parte sono dolorante per loro, dall’altra mi viene l’ironia pensando a quando mi arrabbio io. Ok?
Non è che metto in ridicolo l’altro, ci mancherebbe altro, però posso capirlo. Più faccio questo e più io sarò felice nel mondo.
E quindi, come vedi, l’unico sentimento che aiuta a essere felici, essere nella gioia, è l’amore.
Ed ecco che, vista da un punto di vista del sentimento dell’amore è facile – ti ho detto come è facile arrivare alla gioia – ma è anche un processo inverso.
E mi spiego un pochino meglio; mi spiego ancora con un esempio.
Mio figlio. Io spesso parlo di presenza e uso anche la qualità della mia presenza; più io sono presente a me stesso – quando, per esempio, sono in compagnia di mio figlio – più la qualità della mia presenza viene percepita da mio figlio. Io cerco… ho cercato di dare molta quantità a mio figlio, cioè molte ore di presenza con mio figlio.
E certe volte mi dimentico della qualità. È meglio poche ore ma di qualità piuttosto che tante ore non di qualità. Che cosa voglio dire con questo?
Che magari se sono stanco e sono nervoso mio figlio fa il diavolo a quattro perché sente che io non sono presente, ma lui ha bisogno della mia qualità o della mia presenza? E quindi per avere la mia presenza fa di tutto per attirare l’attenzione.
Non so se ci hai fatto caso; più tu sei stanco e nervoso e più gli altri intorno a te fanno di tutto per stuzzicarti. Perché? Perché vogliono la tua presenza vera, ok? Invece in quel momento tu sei fisicamente lì ma con la testa altrove, sei nervoso.
Allora con mio figlio, per esempio, ho imparato che in quei momenti io medito, per esempio. O mi riposo semplicemente, mi riposo. Perché se ho bisogno di riposare perché essere nervoso?
E se sono nervoso io non sono nella gioia, ho difficoltà a stare nella gioia. E se ho difficoltà a stare nella gioia, come posso giocare con mio figlio?
Come posso divertirmi io e fare divertire lui? Ed ecco che è nella gioia invece che si ritrova anche quell’amore per mio figlio che altrimenti, se sono stanco, arrabbiato, nervoso, io tendo a chiudermi. Allora, certo che amo mio figlio.
Certo che sono in sua presenza. Ma io non sono presente, sono chiuso. E invece quando sono nella gioia e mi sto divertendo con mio figlio, il tempo anche vola, scivola via che è una meraviglia. Ma se io sono stanco e magari mi rifiuto anche di riposarmi perché devo stare per forza con mio figlio, ecco che il tempo non passa più.
Ma non è tempo buono, né per lui né per me. E non è tempo di amore umano, di scambio umano. È tempo di presenza (solo fisica e non mentale) e di tensioni.
E ci può stare. Ma quando io capisco che c’è questo stato, lo riconosco, ecco che posso correre ai ripari e quindi – come ti dicevo – magari riposarmi un pochino o dire a mio figlio «Scusami un attimo, sono nervoso. Ho bisogno di riposare un attimo. Tu guarda quest’album, gioca cinque minuti per conto tuo. Papà torna fra cinque minuti».
E trovo quella centratura per poi rimettermi a giocare con lui nella gioia e ritrovando quell’amorevolezza di qui il rapporto ha bisogno. Quindi, come vedi, prima ho parlato di amore che porta alla gioia e in questo modo abbiamo parlato di gioia che porta all’amore.
Ma come vedi tutte passano attraverso la presenza; è sempre la presenza che disinnesca un meccanismo e permette a un nuovo schema di subentrare, magari anche deliberatamente.
Come dicevo, anche la gioia può essere una scelta deliberata, una scelta spontanea.
concordo.l accoglienza è sinonimo di accettazione. e dove c’è accettazione c’è amore.cè consapevolezza.il termine accoglienza però fa più facile l’accettazione..(grazie della riflessione).ciò vale in tutto..verso se stessi, e di conseguenza verso le cose ,situazioni, persone..di sicuro la qualità è meglio della quantità.cosa non molto ponderata nel continuo correre e fare..una cosa che a me aiuta quando rifletto sui miei errori ,che riconosco dal mio non essere nella gioia,è dare perdono alla mia parte malata,accettandola , lasciarla essere.grata che c’è perchè mi può aiutare se appunto l accolgo.la accetto.la elaboro.e in più mi “libero”.diventa amore al posto della paura con tutte le derivanti emozioni.verso me e verso il resto di conseguenza.non sempre è subito ne facile, ma possibile.con l aiuto giustamente di una sana ilarità,gioia ..della vita.ho superato un mio stato molto duro di vita con questo metodo e tutt ‘ora mi aiuta quando serve.grazie ciao
Grazie Magda la tua condivisione rende bene il meccanismo.
Anche per me vale lo stesso laborioso processo: il fatto di parlarne non vuol dire che non continuo ad attraversarlo, ma ho sempre più strumenti per farlo e se anche talvolta non ci riesco, in altre mi riescie e già di questo sono felice.
Cominciando ad accogliere anche le nostre difficoltà ci avviciniamo alla soluzione.
grazie e namastè