Cattolicesimo e buddismo sono conciliabili?

Mi viene chiesto se, e come, il cattolicesimo sia compatibile con il buddismo.

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Innanzitutto bisogna dire che è compatibile e che non è compatibile: dipende chi te lo dice.

i cattolici che apprezzano il buddismo

cristianesimo e buddhismoIo, per esperienza personale, ho incontrato molti preti cattolici che invitano a meditare, soprattutto, e che invitano anche a meditare in merito alla conoscenza buddista.

C’è anche chi, come Anthony De Mello (il meraviglioso autore di Messaggio per un’aquila che si crede un pollo, e di altri più belli ancora), addirittura parlava bene del buddismo e parlava male delle religioni in generale.

E quindi anche del cristianesimo.

Intendiamoci, lui era una gesuita, un prete cattolico, e che tra l’altro aiutava gli altri preti cattolici quando sentivano di stare perdendo un po’ la fede.

Io conosco molti preti che invitano ad estendere la loro visione; e conosco anche, seppur non direttamente, molte realtà che sono più ferree, e dicono non solo no al buddismo, ma anche alla meditazione.

Io credo che tutte le religioni, nessuna esclusa, quando si fissano sui concetti astratti e non sulla realtà delle cose, tendono a diventare bigotte: a estremizzarsi, a farsi concettuali, e a non farsi utili nella vita di tutti i giorni.

Quando invece le religioni invitano a un’esperienza di quello che loro stesse vogliono veicolare: amore, presenza, santità, bontà; qualsiasi cosa che tu senti la tua religione ti trasmetta, ecco, quando è pratica, unisce.

San Francesco era un mistico.

Qual è la differenza tra un mistico e un teorico?

Il mistico è colui che fa esperienza in prima persona, il teorico è colui che teorizza.

San Francesco, come tutti i mistici, mette le religioni in grandi difficoltà; come per esempio i Sufi, con tutta la scuola sufica, che mettono in difficoltà l’approccio mussulmano quando si fa troppo teorico.

Quando un mistico come San Francesco va dai teorici e gli parla di dio, è inevitabile che gliene parli in termini concreti: sa quello che dice.

E non lo si può ignorare.

Allo stesso tempo non si attacca alle parole, non si fissa sulle definizioni, e in questo modo viene compreso da tutti.

Il paradosso è che i mistici di tutte le religioni, tra di loro, concordano.

Il problema nasce quando un mistico incontra un teorico della sua stessa religione, è allora che nascono i problemi: il teorico potrebbe avere delle difficoltà.

Il mistico non ne ha, sa di cosa parla: per conoscenza diretta.

Tra un po’ arriverò a come il buddismo è combinabile con il cattolicesimo, ma è utile capire questo aspetto.

È un po’ come teorizzare, e questo è un esempio che faccio sempre volentieri, sul sapore del limone se non lo ho mai assaggiato.

l’esempio del limone

Se non lo hai mai assaggiato, e io dico che il limone è aspro, e poi senti un altro, che dice che il limone è dolce, tu senti un po’ uno e un po’ l’altro e ti dici che o ha ragione l’uno o ha ragione l’altro.

È difficile, se non hai mai assaggiato il limone, capire quanto è vero uno e quanto è vero l’altro.

E quindi, si litiga.

Se io dico: “Le scritture dicono che il limone è dolce”; e l’altro dice: “No no, le scritture dicono che è aspro”, le due cose difficilmente si combinano.

Ma quando tu non ti attacchi alle definizioni, ma le usi per capire meglio quando farai esperienza tu stesso in prima persona di quello che quelle parole vogliono invitarti a fare (la pace, l’amore), ecco che quando fai davvero esperienza del “limone” tutto torna: il limone è sia aspro che dolce, e magari tu stesso aggiungerai delle altre parole per definirlo.

Il punto è questo: quando uno che ha fatto esperienza del limone parla con uno che ha fatto esperienza del limone sono d’accordo, al di là delle parole che usano per definirlo.

perchè un buddista dovrebbe apprezzare il cristianesimo e le altre religioni

Intanto, nel buddismo non c’è un Dio, e già questo lo rende conciliabile con una religione monoteista in cui viene detto che non c’è un altro Dio.

Nel buddismo viene detto che una religione, o una teoria, sono come delle zattere: sono strumentali.

Strumentali per cosa?

Per andare sull’altra sponda: per risvegliarti alla tua vera natura, ritrovando quella dimensione di pace e di amore.

E una volta che sei giunto dall’altra parte non è che ti attacchi alla zattera, la lasci andare, la zattera non è funzionale.

Buddha ha avuto la fortuna, dal momento del suo risveglio fino a quando ha lasciato questa dimensione terrena, di vivere per oltre quarant’anni, nell’arco dei quali ha avuto modo di insistere molto sul fatto di non attaccarsi alle definizioni.

Diceva: “Se io punto il dito verso la luna, alza il naso, fai esperienza della luna, e non attaccarti al dito”.

Quindi ha insistito talmente tanto che nel buddismo – sebbene anche qui esistano persone che dicono: “È come dico io” – è davvero molto chiaro che non bisogna attaccarsi alle definizioni, proprio perché Buddha si è soffermato molto sullo stare attenti e sul non attaccarsi alle definizioni.

Diciamo che un buddista vuole che tu diventi un altro Budda e non un altro buddista.

E visto che i buddisti non possono negare – e infatti non lo negano – che anche altre religioni possono veicolare alla buddhità – al risveglio – ecco che inevitabilmente un buddista – se è onesto – è conciliabile con il cattolicesimo e con il cristianesimo.

Viceversa, dipende da chi hai davanti.

Io, ripeto, conosco tantissimi preti che sono molto aperti.

di matrice cattolica che apprezza il buddhismo

Io, personalmente, vengo da una cultura cattolica, lo erano soprattutto i miei nonni; anche i mie genitori lo erano: mio padre non era però tanto religioso, e mia mamma ha sentito il bisogno di studiare anche le religioni orientali – quando io ero ragazzino lei stava già studiando il buddismo, l’induismo e altre religioni –  e quindi sono stato influenzato anche da questo aspetto.

Sono comunque cresciuto in ambito cattolico, da ragazzo ho voluto fare la comunione e sono andato a catechismo per fare le cresima, e sono stato anche influenzato dai nonni che erano fortemente cattolici.

Io in seguito ho avuto un senso di rifiuto nei confronti delle istituzioni religiose, perché ho incontrato dei preti – e sono stato sfortunato in questo – che mi dicevano delle cose che non mi tornavano, e mi hanno fatto disamorare del cattolicesimo (poi, di contro, è vero che esistono anche dei preti che te lo fanno amare).

E quindi mi sono un po’ allontanato, ma non mi sono mai allontanato del tutto.

Quando invece il buddismo mi ha dato le risposte – che anche il cristianesimo mi poteva offrire, ma erano quei preti che non potevano farlo – ecco che mi sono riconciliato con il cattolicesimo.

Perché ho capito cosa c’era dietro alcuni concetti del cattolicesimo che altrimenti mi sfuggivano.

In altre parole, non mi piace se qualcuno mi dice: “Sei un cattolico”, e ancora meno se qualcuno mi dice: “Sei un buddista”; perché le etichette non mi piacciono.

Mi trovo un po’ più a mio agio se mi dicono “Sei un cattolico”: perché è la mia religione di base, a cui sono culturalmente legato, perché sono un occidentale e ho probabilmente una forma mentis da cattolico.

Però non mi piace essere ghettizzato, etichettato.

Di fatto io vado poco in chiesa; mi piace di più studiare il buddismo, ma questo non mi impedisce di approfondire anche il cattolicesimo.

Anzi, vedo proprio dei grandi punti di convergenza, assolutamente, e sempre di più.

la luce dietro i misteri

Dietro certi misteri che secondo alcuni preti dovevo accettare per fede, guardando al buddismo (ma anche ai cattolici aperti), ho finalmente capito cosa c’era dietro quegli apparenti misteri.

Non sono dei misteri: possono essere delle cose che possono apparire misteriose se non te le sanno spiegare, se invece trovi qualcuno in grado di farlo – e ci sono meravigliosi preti cattolici che sono in grado di farlo – ecco che tutto diventa più chiaro.

Io preferisco veicolare la meditazione piuttosto che il buddismo; quando veicolo il buddismo lo faccio sempre da un’ottica laica, nel senso che il mio scopo non è quello di far innamorare del buddismo rispetto a un’altra religione, per esempio rispetto al cattolicesimo o un’altra fede, o rispetto anche a una posizione atea.

E io trovo che in una religione che vuole essere pratica, utile nella vita di tutti i giorni, questo è quello che conta.

Il buddismo è pieno di stimoli rispetto a una pratica quotidiana, nel voler trovare nel quotidiano una maggiore aderenza al qui e ora, una maggiore felicità e una maggiore apertura di cuore e di generosità nei confronti degli altri.

Ma in questo non è unico il buddismo, anche il cattolicesimo è questo.

Lo stesso Gesù ci invitava ad amare i nostri nemici e a pregare per i nostri persecutori: ad amare tutti, di fatto.

A me piace trovare i punti di convergenza, e il buddismo da questo punto di vista è stato per me uno strumento molto chiaro nel mettere a fuoco certi meccanismi che altrimenti mi sfuggivano.

Ecco come da un mio punto di vista – e come vedi non sono l’unico – il buddismo si concilia bene con tante altre religioni, e anche, soprattutto, con il cattolicesimo.

Poi, ripeto, dipende da chi incontri.

Non tutti saranno d’accordo con me, ci sono anche posizioni più rigide, ma non è la mia.

guarda il video – cattolicesimo e buddismo sono conciliabili?

 

 

 

 

 

4 risposte

  1. Sono appassionato e praticante di tecniche di guarigione e meditazione di stampo orientale considerate new age, sono pranic healer di 4° livello, ho poi appreso il metodo ananda yoga in particolare con gli esercizi di autoricarica e meditazione hong so di yogananda, la mia domanda è di carattere religioso, in particolare ti chiedo se è conciliabile essere cristiano praticante (recitare il rosario) e fare autoricarica come medi hong so?

    Ti scrivo questo per ciò che indicano in molti ambiti clericali, ho visto qualche video di padre amourth che accostava le tecniche new age di derivazione induista (reiki ed altre), pranayama, reincarnazione e riconoscimento dei chakra, ed anche fisica quantistica accostabili a forme demoniache
    in qualche forum ho letto che qualcuno ha accostato Yogananda a forme demoniache anche per un tentativo di stravolgere la visione di Gesù (accostando Gesù ad altri maestri e per interpretazione distorta del vangelo: “lo yoga di gesù ed altri lbri” ed indicando che il Gesù rappresentato da Yogananda non è Gesù), demonizzando anche cantare l’om (aum-amen-amin) (dicono che attiri energie demoniache) che è alla base di quasi tutte le pratiche new age.

    Chiederei un tuo parere. Io solitamente recito rosario, ma operando in campo business, quindi attività molto stressante, con autoricarica e hong so (routine mattutina completa) mi fornisce maggiore energia e concentrazione oltre che un campo magnetico forte, ma non vorrei cadere in inganno ed ingannare le mie credenze religiose ed accostarmi a nuove figure diaboliche travestite di luce, così vengono definiti in campo ecclesiale di stampo integralista uomini come Yogananda, o meglio una forma ingannevole di S.

    Per questo ed in attesa di maggiore chiarezza, ascoltando anche pareri di esperti di meditazione, faccio le tue meditazioni (che definisci laiche) ma rispetto ad una meditazione hong so e soprattutto facendo la medi sorriso del cuore, mi capita di trovarmi in ambito lavorativo “molto debole” nei confronti degli interlocutori, o meglio forse la maggior apertura di cuore verso gli altri viene ripagata con furbizia e mi trovo spesso nelle riunioni a non raggiungere obiettivi (come se ne approfittassero). Con questa meditazione noto energeticamente un abbassamento degli scudi eterici, emozionali e spirituali.

    Forse sbaglio qualcosa? E’ una meditazione da non fare quando si lavora in certi ambiti di business? Meglio fare solo quella Samatha (in ogni caso meditazione del Buddhismo di radice anch’essa hindu), indaffarati? Altre meditazioni? Oppure tornare a fare medi come hong so unite al rosario?

    Grazie per il prezioso lavoro che da anni porti avanti e che risulta di grande utilità in un modo in cui la confusione è sovrana.

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