i 3 gioielli: il Buddha e il Dharma

Tratto dal corso di buddismo “Semplicemente buddismo

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i 3 gioielli

Un praticante ovviamente, può facilmente perdersi rispetto al suo cammino, ad esempio il dubbio può sorgere e quando ci sentiamo insicuri, in balia delle acque tumultuose può essere utile avere un porto sicuro dove rifugiarci.

Nel buddismo esistono tre gioielli (tirtana in pali e triratna in sanscrito) a cui fare riferimento, tre “porti sicuri” denominati in taluni casi anche come “i tre rifugi” e sono:

il Buddha; il Dharma; Il Sangha.

Ora benché conosci già il significato di Buddha e di Dharma, prima di vedere il significato di Sangha (di cui non abbiamo ancora parlato) vorrei riparlartene alla luce di cosa significa affidarsi a questi tre gioielli.

Calcola che affidarsi ai tre gioielli ha sia una valenza, chiamiamola “laica”, ovvero utile a chiunque, sia una valenza prettamente buddista.

Affidarsi ai tre gioielli può significare per il “vero” buddista aderire pienamente alla religione buddista, un po’ come il nostro rito battesimale.

Questo rituale detto del “prendere rifugio” si recitano le tre frasi in pali:

 

Buddham śaranam gacchāmi – Dhammam śaranam gacchāmi –  Sangham śaranam gacchāmi

(Prendo rifugio nel Buddha.) – (Prendo rifugio nel Dharma.) – (Prendo rifugio nel Sangha.)

 

Ti voglio offrire entrambe le chiavi di lettura, religiosa e laica, specie se come me, ti piace andare all’essenza della pratica piuttosto che aderire ad una forma di religione.

Rifugiarsi nel Buddha

Oltre ad una evidente atteggiamento reverenziale nei confronti del Buddha storico c’è anche l’invito a seguire le sue orme con fiducia. Qualcosa del tipo “se c’è l’ha fatta lui..” ma anche e soprattutto avere un esempio che riteniamo profondamente utile seguire.

Volendo rimanere più strettamente laici ricordo che la natura di Buddha è in ciascuno di noi. Questo vuol dire appellarsi ed avere fiducia nell’alimentare il nostro potenziale da risvegliati, da Buddha. Al contempo vedere in ciascuno questo potenziale.

Nell’approccio psicologico dell’Analisi Transazionale si parla di “okkeità”, si tratta di vedere che “io sono Ok” e che anche tu “sei Ok”. Si tratta di rispettare tutti, cominciando da noi stessi, come se fossimo dei Buddha e agire di conseguenza.

Quando ci sentiamo persi possiamo affidarci a questo gioiello e ricordarci del nostro potenziale di risvegliati.

Rifugiarsi nel Dhamma

Anche in questo caso da seguace buddista puoi riferirti con questa parola alla dottrina del Buddha, alle scritture buddiste riconoscendone la preziosità (come un gioiello appunto) e usandole come un faro per quando ti senti perduto nella notte.

Da laico puoi fare riferimento al Dhamma (o Dharma) usando più l’aspetto della “Legge di Natura” una specie di appello alla natura ultima delle cose alla Realtà così com’è al di fuori degli schemi mentali.

Come fece Buddha che invece di perdersi nelle tentazioni distraenti fece riferimento alla terra stessa per tornare all’essenza delle cose.

Un po’ come quando, persi nel turbinio delle “pippe mentali”, facciamo un esame di realtà facendo appello con fiducia alla nostra possibilità di conoscere l’essenza ultima delle cose.

continua..

 

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