La tradizione orale e i vari lignaggi

Tratto dal corso di buddismo “Semplicemente Buddismo

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La tradizione orale e i vari lignaggi

Buddha, come sappiamo, per oltre quarant’anni insistette sul non attaccarsi “al dito” o alla “zattera” e alla fine il messaggio è rimasto intatto e chiaro nonostante l’invito a non trascrivere gli insegnamenti ma a prediligere la trasmissione orale.

L’insegnamento è vivo se chi lo trasmette è vivo: ovvero se è il primo a mettersi in gioco e a realizzare in prima persona il significato profondo che le parole vorrebbero comunicare.

La meditazione e le regole del comportamento sono pratiche fondamentali in tal senso.

Sul comportamento ci torneremo presto e per quanto riguarda la meditazione alla fine del libro ti dirò, se non sai come meditare, dove reperire informazioni per iniziare (intanto ti anticipo: dal mio sito www.comemeditare.it/libri/buddismo), al momento ci tengo a parlarti ancora della trasmissione da maestro ad allievo e del lignaggio.

Dal momento che le parole possono essere fraintese, o una frase può essere presa per “assoluta”, anche quando è solo un dito utile a fare esperienza della luna, la trasmissione da maestro ad allievo è in effetti preferibile, perché smaschera errori o errate interpretazioni degli allievi.

Intendiamoci, libri, corsi preconfezionati sono sicuramente utili, sia per iniziare che per trovare ispirazione di volta in volta lungo il percorso, ma nulla può sostituire un Maestro che ti supporta che aiuta a chiarire quelle che talvolta possono apparire come contraddizioni, insomma che ti mostri una via principale a cui tornare ogni volta che ci si può sentire confusi.

Ovviamente siamo tutti diversi e così ogni maestro è diverso e trasmette la conoscenza, in linea col dharma, a modo suo. In questo modo inevitabilmente nascono diverse scuole di pensiero e diversi lignaggi.

A me personalmente piace sapere che il mio Maestro, Mario Thanavaro è stato un monaco buddista Theravada (della scuola antica) per circa 18 anni, ma mi piace anche che sia tornato allo stato laico e che poi abbia integrato nel suo insegnamento anche elementi di buddismo tibetano che ha in effetti potuto approfondire una volta dismesse le vesti monacali.

Non è stato e non è ancora oggi, il mio unico Maestro, ne ho avuti altri: ho preso insegnamenti dal XIV Dalai Lama, da Thich Nhat Hanh, da Corrado Pensa, da Rishi Chony Dorje e molti altri ancora, ma il mio Maestro “radice” rimane Thanavaro.

Il suo Maestro è Ajahn Sumedo (da cui ho avuto il piacere di ricevere un insegnamento anche io) e il di lui Maestro è un monaco particolarmente amato specie in Thailandia chiamato Ajahn Chah, non ricordo chi fossero a sua volta i suoi maestri (in wikipedia c’è sicuramente scritto), fatto sta che se andassimo da allievo a maestro a ritroso nel tempo, in un lignaggio continuo orale da maestro ad allievo, finiremmo per arrivare a Buddha in persona.

Questo dimostra come la trasmissione orale, nonostante i vari scritti, rimane preziosa e la catena da maestro ad allievo si è diramata tantissimo in vari approcci, scuole e lignaggi ma tutti riconducono al Buddha Sakyamuni (ovvero Siddharta Gautama).

Ovviamente ogni scuola segue poi le proprie regole dottrinali e di comportamento.

Quando furono raccolti i rotoli su cui erano trascritti, in pali, i vari testi buddisti furono messi in tre cesti diversi: In un canestro misero i discorsi brevi, in un altro quelli più lunghi e articolati e in uno (il primo in realtà) misero le complesse regole di comportamento di un monaco.

Queste regole di comportamento erano “aperte” al tempo del Buddha e crescevano mano a mano che nella vita monastica sorgevano problemi e, di conseguenza, adottavano soluzioni per prevenirli o superarli.

Ovviamente, in linea col pensiero del Buddha potevano cambiare a seconda delle circostanze che mutano nel tempo e nei diversi luoghi.

Quindi c’era sin da subito un’apertura ad un potenziale rinnovo nel buddismo.

 

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