Quando tutto torna: dalla teoria alla pratica

Tratto dal corso di buddismo “Semplicemente buddismo

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Quando tutto torna: dalla teoria alla pratica

Come avrai visto molti di questi concetti hanno una facile ed intuitiva trasposizione pratica nella vita di tutti i giorni.

Altri, come i cinque aggregati, sono apparentemente più concettuali, ma possono comunque diventare un campo di esplorazione quotidiana trasportando così la teoria in pratica.

Quando fai esperienza, indagando in prima persona su questi che inizialmente sembrano dei concetti astratti, ne realizzi l’essenza e vedrai che alcuni concetti apparentemente distanti tra loro- se non addirittura opposti- finiscono per combaciare ed acquisire un senso compiuto nella vita reale ben al di là delle parole.

Immagina di non avere mai assaggiato un limone e qualcuno ti dica: il limone è aspro. Poi ne arriva un altro e dice che il limone è dolce.

A questi due si aggiunge una marea di persone che non avendo mai assaggiato il limone, litigano tra di loro dividendosi in schieramenti: da una parte chi dice che se il limone è dolce non può essere aspro e dall’altra chi sostiene che è assolutamente falso, dal momento che è stato detto che il limone è aspro non può essere dolce.

Per difendere la loro “verità” fanno anche delle guerre.

Se anche tu prendi per “vere” le parole e non indaghi cosa c’è dietro questi concetti, finirai per aderire anche tu ad uno schieramento piuttosto che ad un altro. Ma un bel giorno magari, non ti accontenti di prendere per buone le parole e vuoi fare esperienza del limone.

Smettendo di attaccarti al dito guardi la luna.

E quando assaggi il limone potresti capire che in fondo, avevano senso entrambe le descrizioni e tutto torna.

Non ha più senso dire che una “verità” sia migliore dell’altra, non ha più senso litigare sulle parole.

Tanto per essere pratici torniamo a parlare di karma per una terza volta (ne abbiamo già parlato nel capitolo del karma e anche in quello della retta azione) ma lo facciamo approfondendo ulteriormente l’argomento anche alla luce del concetto di interdipendenza.

Abbiamo detto che la legge karmica corrisponde alla legge di causa ed effetto. Ovvero che raccogliamo per quel che abbiamo seminato. Questo, vuol dire che quello che ti sta capitando oggi non è altro che l’effetto di quel che hai seminato in passato.

Quindi dipende da te. Lo so che non è facile crederci, ma seguimi per un attimo e vedrai che tutto torna:

Dipende da te se ad esempio col tuo partner non riesci a dire una parola e stai sempre zitto perché lei parla tanto (o viceversa: tu parli tanto perché lui sta sempre zitto).

Dipende da te se a lavoro tutti ti guardano e ti trattano in modo scontroso.

Tu potresti dirmi: “no, dipende da loro è nella loro natura chiacchierare tanto ed esser scontrosi.” E potresti anche dirmi: “e poi scusa Claudio ma allora l’interdipendenza? Se siamo interdipendenti anche loro faranno delle cose a me! Non può dipendere tutto da me!”

Ed in parte avresti anche ragione: dipende anche da loro, ma sottolineo la parola ANCHE: non solo.

In psicologia si parla di “locus of control” ovvero si dice che chi crede che tutto dipenda da fattori esterni a sé – cioè ha un locus of control esterno- si arrende perché non ha il potere di trovare soluzioni; direbbe: “dipende dagli altri se cose vanno in questo modo, che ci posso fare io?” e quindi non ha soluzioni e rimane impotente.

Chi invece ha un locus of control interno sa che c’è qualcosa in quel contesto che può fare e può agire in qualche modo per cambiare la situazione.

La legge del Karma dice proprio questo: che dipende anche da te. Anzi: tutto quel che raccoglierai in ultima istanza dipende da te.

Tu fai il tuo, loro fanno il loro, ma se tu non cambi qualcosa tutto continuerà ad andare come prima. In ultima istanza la tua vita dipende da te.

“Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo” diceva Ghandi.

Quando ti assumi la responsabilità delle tue azioni e smetti di attribuirle agli eventi esterni a te tutto andrà per il meglio.

Certo gli ostacoli continueranno ad arrivare, in un processo sempre pieno di alti e bassi, ma la curva del grafico salirà sempre più verso la felicità e l’amore, se seminerai sempre maggiormente in quella direzione.

Ovviamente siamo inseriti in un contesto, siamo interdipendenti e allora?

Allora vuol dire che possiamo, nel nostro piccolo, fare del meglio per migliorare anche gli eventi esterni e, in qualche misura, anche gli altri.

C’è un approccio in psicologia chiamato “sistemico relazionale” che non prende più in esame il singolo individuo ma l’intero sistema in cui è inserito.

Ad esempio se in una famiglia fatta di padre, madre figlio e figlia e quest’ultima è anoressica, mentre gli altri non manifestano alcun problema, non si dice che lei ha problemi ma che il sistema famiglia ha problemi e lei è solo il soggetto che esterna il sintomo.

Si può agire nel sistema famiglia agendo anche e solo sugli altri componenti della famiglia volendo: persino l’agire su uno solo dei componenti produrrà degli effetti.

Tornando all’esempio di lui che sta sempre zitto e lei parla tanto, basterà che lui cominci a parlare e presto o tardi anche lei dovrà azzittirsi per ascoltare lui.

Certo non sarà facile, ci sarà un momento in cui ci si parla sopra, il sistema vecchio cercherà di imporsi come ha sempre fatto, ma se tu sai che sei complice di quel sistema continuerai a parlare finché non potrai che assistere a dei cambiamenti.

Oppure basterà che lei stia zitta che prima o poi lui colmerà quel silenzio.

Analogamente nell’esempio del lavoro in cui tutti ti guardano storto, guarda a cosa fai tu (fare=azione=karma) in quel contesto (interdipendenza).

Magari ti accorgi che anche tu sei torvo, di certo non ti verrà da sorridere se tutti ti guardano in quel modo. Quindi è facile che avrai un musone stampato nel volto. E magari ci vai anche vestito in modo scuro e/o trasandato. In altre parole sei complice di quella realtà: sei musone anche tu.

Immagina cosa potrebbe succedere se invece ci andassi improvvisamente vestito bene, ben curato e con un bel sorriso sincero stampato sulle labbra. Certo all’inizio ti guarderebbero strano, la tendenza sarà di guardarti sempre come hanno fatto prima, ma se resisti e continui a fare del tuo per migliorare quel contesto assisterai ad una trasformazione.

Non dico che è facile dico che è più che possibile: provare per credere!

Come vedi se queste teorie vengono riportate nella vita di tutti i giorni, non solo troveranno sempre più senso e questi concetti diverranno vivi e coerenti tra loro, ma la vita si farà sempre più leggera e gioiosa.

Non attaccarti al dito quindi, ma indaga te stesso con fiducia e vedrai che tutto torna, la vita ed il suo funzionamento ti saranno sempre più chiari

Accogli, indaga, conosci, realizza e.. lascia andare, senza attaccarti a nulla, ci suggerisce Buddha.

Continua a lasciar correre e a indagare. Osserva la vita come cambia sotto ai tuoi occhi come un meraviglioso caleidoscopio, non cercare di fermare ed attaccarti a quella immagine che tanto ti piace: lasciala fluire e vedrai che bellezza.

Indaga come uno scienziato che non vuole trasformare la realtà ma vuole prima conoscerla fino in fondo, giacché non può trasformare ciò che non conosce, e se si affrettasse a volerla cambiare cesserebbe di conoscerla.

E quando hai realizzato agisci secondo saggezza.

Esplorazione meditativa, saggezza, azione etica ovvero le colonne portanti nell’ottuplice sentiero: tutto torna.

 

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