Meditando mi cresce l’ansia.
puoi guardare il breve video o continuare a leggerne la trascrizione sotto:
È tecnicamente impossibile, dico io, ma capita 🙂.
Ma come, è tecnicamente “non possibile” ma capita?
Sì, succede, ma quando succede vuol dire che non sto veramente meditando: sto lì per meditare, ma in realtà non riesco a essere presente a me stesso.
Perché entrano subdolamente questi pensieri, che neanche riconosco, che mi fanno credere che non sto meditando bene.
Che cos’è “non meditare bene”?
Meditare significa stare con quello che c’è, non si può non meditare bene
Stai con quello che c’è.
C’è ansia?
Ci sono mille pensieri?
Stai con quei pensieri, stai con quello: se sto con quello che c’è, sto meditando bene.
Quando mi dico “non sto meditando bene”, sto prendendo uno schema mentale idealizzato, che guarda al passato; intanto non è la realtà, è una astrazione: uno schema che ho idealizzato in passato, a cui secondo me dovrebbe corrispondere una esperienza meditativa, e sto cercando di incastrare il presente in un ideale.
Non combacia? E allora dico: “Non so meditare”.
Ma sono tutti pensieri, quindi, quello che noi possiamo fare è riconoscerli: sono solo pensieri, idealizzazioni.
Io invece sto con quello che c’è.
E allora torno a stare con quello che c’è, con serenità.
Se mi confondo posso tornare al respiro, il respiro è sempre un ancoraggio e ci aiuta a uscire da tutto questo.
Non cediamo ai pensieri subdoli della mente.
Il passato ha delle idee preconcette e delle aspettative, ovvero delle idealizzazioni: degli schemi preidealizzati e preconcettualizzati del passato, idee del tipo “Non funziona” o “Non sono capace”.
Cosa dovrebbe succedere, secondo le tue aspettative?
“L’ansia dovrebbe andarsene”, potresti dirmi, ma allora non stai con quello che c’è.
Stai mediando? O stai sostituendo il presente, che è fatto di ansia, con quello che tu vorresti idealmente che ci fosse?
Allora non stai accogliendo l’esperienza del presente, la vorresti sostituire, ansiosamente, con un ideale; e quindi, questo non funzionerà.
Ma non è la meditazione che non funziona: è un pensiero, che si è insinuato, a cui tu credi.
Stai con l’ansia, vedrai che calerà.
Ma ci devi stare, la devi accogliere, devi stare con quello che c’è.
Questo significa meditare, non significa “stare in calma”, la calma arriva, è una conseguenza della meditazione.
Ma se io voglio cacciare via l’ansia, la preoccupazione, per trovare velocemente la pace, non funzionerà: perché io non accetto che, adesso, c’è qualcosa come l’ansia; invece, io la posso accogliere, la posso accettare, e questa cala piano piano.
Quindi non la sto cacciando via: la sto osservando.
Perché stare nel presente, stare con le cose così come sono, occuparci di quello che c’è, è molto diverso dal preoccuparci.
Questo produce calma, come abbiamo visto nell’esempio precedente.
Nel futuro ci può essere un’altra idea: “Oddio, non è che peggiora?” oppure: “L’ansia dovrebbe andarsene”, ed ecco la paura, ed ecco di nuovo un ideale del passato proiettato nel futuro: non stiamo nel presente, ciò che rimane è, di nuovo, ansia.
Nel presente troviamo la pace, ma bisogna assolutamente aprirci al presente qualsiasi esso sia, anche se è spiacevole.
Questo comunque, alla fine, ci farà ritrovare la piacevolezza nell’adesso; ma è una piacevolezza che rimane mentre un qualcosa di spiacevole potrebbe comunque esserci.
Le tigri non vanno via, come nell’esempio della favola del Buddha (storia che trovi nell’articolo del blog cliccando qui), ma io posso godermi la fragola.
D: “Ho un attacco di ansia. Se mi concentro sul respiro, diventa sempre più affannato e l’ansia cresce. Come mai? È normale o devo allenarmi comunque a farlo?”
L’ansia cresce perché c’è un pensiero che ti impedisce di stare con quello che c’è.
Accetta quello che c’è; può essere che l’ansia, per un momento, cresce perché non la volevi osservare, ma poi cala.
E se non cala, c’è un pensiero.
Sgama il pensiero, scopri qual è; c’è un pensiero dietro, del tipo: “E adesso, se cresce ancora?”; “Perché a me cresce”; “Claudio non mi capisce, la meditazione non è fatta per me”.
Sono tutti pensieri.
L’ho detto prima, attenzione a questi pensieri: sgamali, decifrali.
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