Meditazioni Buddiste Delle Quattro Sublimi Dimore

 Le sublimi dimore sono quattro meditazioni buddiste.

Qui trovi un corso che le approfondisce: www.comemeditare.it/corsi/4dimore-presentazione

Guarda il video Meditazioni Buddiste

o continua a leggerne la trascrizione sotto:

Queste pratiche sono chiamate Brahma-vihara; io le traduco come “Sublimi Dimore” ma, letteralmente, Brahma può essere tradotto come “divino”, e Vihara anche come “regno”.

Cos’è una dimora (o regno)?

È un luogo della mente dove immetterci, dove stazionare, rilassarci e, appunto, dimorare o regnare: quindi queste quattro dimore, sono quattro luoghi sublimi (o divini) dove possiamo far risiedere la nostra mente.

Una di queste pratiche è la Pratica della Benevolenza: la Metta; un’altra quella della compassione: Karuna; poi vengono la Gioia Compartecipe e l’Equanimità.

Di Metta e Karuna ne ho già parlato (qui parlo di Metta e qui di Karuna); la Gioia Compartecipe e l’Equanimità meritano qualche parola in più

Anzitutto dobbiamo dire che molto parte dalle prime due, Metta e Karuna, che preparano il terreno: quindi grazie alla benevolenza (Metta), cioè la pratica dell’apertura del cuore e dalla pace interiore, sviluppiamo un’attitudine amorevole nei confronti di noi stessi e degli altri che ci renderà più facile sviluppare anche le altre qualità; a questo poi aggiungiamo Karuna, ovvero la compassione nei confronti della sofferenza del prossimo

Metta e Karuna ci fanno dimorare in uno stato di quiete interiore, di pace e di serenità, ma, in qualche modo, anche di gioia.

Questa gioia è un qualcosa che può essere condiviso, è virale, pensa a un sorriso quant’è virale.

La gioia non solo la possiamo provare, ma possiamo estenderla anche a tutto il mondo; se ci pensi, tanto è più vera e tanto più è sincera, questa gioia, quanto più è condivisa: quindi se gioisco perché mi sta succedendo qualcosa di bello, posso anche gioire perché a una persona a me cara, come un amico o un fratello (ma anche meno cara), sta accadendo qualcosa che lo rende felice.

Questo è quindi un qualcosa di diametralmente opposto all’invidia: se io soffro di invidia, praticare la gioia compartecipe mi aiuta proprio a smettere e ad avere una prospettiva diversa da quella dell’invidia e a poter gioire anche per la fortuna degli altri.

Mi piace pensare che questo attira fortuna; perché concentrarci sulla fortuna che gli altri hanno avuto, ci aiuta ad aprirci a questa vibrazione e a raccogliere un pò di fortuna anche per noi Ovviamente la cosa non deve essere funzionale a questo, non funzionerebbe nemmeno in questo caso: semplicemente io noto che a te sta succedendo qualcosa di bello e questo mi rende felice, nessun secondo fine quindi.

Quella che ti ho espresso prima è Mudita (appunto: “gioia compartecipe”), adesso di parlerò di Upekkha: “equanimità”.

Cosa intendo con equanimità?

L’equanimità è la capacità di accogliere le cose che la vita ci offre e che non sono facili da accogliere: difficoltà, sofferenza, disagi; in modo equanime, cioè parimenti, alle cose belle della vita.

Quindi: gli episodi brutti della vita accolti allo stesso modo di quelli belli.

Sembra difficile da fare ma, in realtà, ognuno ha il suo karma dicono gli orientali, o la sua croce diremmo noi; insomma: ognuno ha il suo cammino, una sua connotazione o individualità che lo caratterizza.

Per quanto riguarda me, e non solo, alcuni miei difetti mi caratterizzano: sono mie peculiarità; e quindi, alla fine, non sono nemmeno più difetti: sono io.

Sono parte di me anche alcune sofferenze, che mi hanno temprato; e questo  vale per ciascuno di noi: sono state occasioni di crescita.

Così come sono cresciuto io, rispetto alle mie sofferenze, sono unico; così come chiunque sia cresciuto in seguito a delle sofferenze, lo ha fatto a suo modo ed è unico anche lui.

Uno che sta sulla sedia a rotelle ha un suo percorso, e alla fine grazie a questo percorso ha, mi piace pensare, arricchito il mondo.

E quindi anche le sofferenze possono essere viste, con una prospettiva più ampia che si mette al di sopra di quel momento in cui ne siamo travolti, possiamo vedere che questa sofferenza ci ha fatto crescere e che, in qualche, modo è stata una “fortuna”.

Gli alchimisti dicono che le sofferenze sono il piombo da cui possiamo ricavare l’oro; in quanto, se vogliamo dell’oro, abbiamo bisogno di un materiale grezzo iniziale come il piombo oppure la sofferenza.

Il piombo può essere visto come del potenziale oro: quindi aprirci a questa potenzialità ci aiuta.

All’inizio può sembrarci difficile ma, se ci pensiamo, quando ci liberiamo del chiacchiericcio mentale che ci dice: “Questo non mi piace”, “Questo non lo voglio”, ci liberiamo di quell’ulteriore carico di sofferenza in più che ci aggiungiamo noi; quella che Buddha considerava la vera sofferenza e che chiamava “La seconda freccia”.

La seconda freccia la si può spiegare così: già ci arriva una prima freccia, che ci fa male e ci causa sofferenza, e noi peggioriamo le cose aggiungendoci il carico da undici delle nostre recriminazioni sul fatto che noi la prima freccia non la volevamo.

E quindi bisogna fare tesoro di tutte le esperienze che, inevitabilmente, la vita ci offre e di attraversarle con il cuore sereno.

Quando siamo nel qui e ora smettiamo di preoccuparci e, semplicemente, ci occupiamo di quello che c’è da fare; per cui se c’è una cosa di cui mi devo me prendere cura, vinto un iniziale elemento umano di sballottamento e sofferenza, mi rimbocco le maniche e faccio quello che devo fare, facendo buon viso a cattivo gioco.

Ed ecco quindi che abbiamo visto anche l’equanimità.

Allenarci a dimorare in queste quattro qualità ci offre quattro modi di approcciarci alle cose che ci aiutano tantissimo e che derivano da quattro meditazioni, ognuna con la sua angolatura diversa: c’è quella che ti aiuta a superare l’invidia, quella che ti aiuta a vincere l’ansia e così per i vari aspetti della nostra vita.

Queste quattro dimore sublimi sono molto piacevoli da fare e invito a praticarle e approfondirle; soprattutto quella che, sebbene siano un po’ quattro sorelle paritarie, può anche essere considerata la loro madre, quella da cui poi derivano le altre: la pratica di Metta, cioè la pratica della benevolenza e della pace interiore.

Puoi scoprire le 4 Dimore sublimi cliccando qui:
www.comemeditare.it/corsi/4dimore-presentazione

 

Meditazione-buddhista

 

4 risposte

  1. Ciao Claudio ti scrivo qua riguardo al email del pianto e del peso sullo stomaco.allora quando vado per osservare sento di controllare il peso sullo stomaco.poi succede che mi prosciuga l’energia e mi dà fatica ad osservare il respiro e come se il diaframma fosse bloccato poi a volte mi sento confuso e offuscato insomma mi fa paura a volte meditare per il fatto del caos che c’è dentro.

    1. ciao Mirko, se posso proverò a fare un video, ma non te lo prometto. Quando osservi ciò che ti succede va benissimo, anche se queste cose non ti dovessero piacere o fare paura. Nel corso che ho recentemente fatto sull’ansia dico anche che l’ansia stessa, persino se potrebbe sembrare che aumenti può essere osservata.
      Questa osservazione che ci permette di immergerci in quello che c’è nel qui ed ora calma. Ma se hai ansia di fare passare l’ansia, non stai con quello che c’è ed il risultato che otterai è ulteriore ansia e paure che crescono.
      insisto proprio su questo: qualsiasi cosa ti accada stacci. Persino il “non riuscire a starci” va bene se stai a questo fatto. A qualsiasi livello tu riesca a stare va bene, piano piano scoprira che in fondo è possibile stare anche con le paure e le ansie e questo ti darà una profonda calma.

  2. Non mi piace il fatto che distogli continuamenteo sguardo dall’obiettivo, e quindi dai miei occhi. Non mi piace la gente che non ti guarda negli occhi mentre ti parla.
    Scusa, sono sincera

    1. ciao Carla, mi dispiace che non hai potuto apprezzare il contenuto del post per via dello sguardo.
      Devo ammettere che se anche fossi stata presente ad un seminario dal vivo avrei guardato te negli occhi per poi distorgliere lo sguardo e guardare negli occhi anche gli altri partecipanti, non sarebbe stato molto diverso :(.
      Con una telecamera poi non guardo nessuno negli occhi ma un obiettivo impersonale e provo ad arrivare lo stesso al cuore delle persone, mi dispiace che con te non abbia funzionato. Spero che in futuro, tu possa lo stesso godere dei contenuti dei miei post magari leggendo il testo della trascrizione che qualcuno trascrive con pazienza e cura per permettere a chi ha impedimenti coi video di potervi accedere comunque (ad esempio mio fratello è sordo).
      che tu sia felice Carla e che tutti gli esseri siano felici

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