Come fare HO’OPONOPONO
Carlo (dal Come Meditare Coaching) chiede:
“Sono particolarmente interessato a capire meglio il mantra di Ho’oponopono. Secondo te è efficace? E perché? Lo consigli?”
Si, lo consiglio. Il mantra di Ho’Oponopono in italiano è questo:
Mi dispiace, Perdonami, Ti Amo, Grazie
È un ottimo mantra, e ha tutta una serie di implicazioni che adesso vedremo.
Questo mantra consta di quattro fasi, attaccate l’una all’altra, in un processo che comprende: “Mi dispiace”; “Perdonami”(alcuni dicono “Ti prego, perdonami”); “Ti amo”; “Grazie”.
Se ci pensi, queste quattro fasi sono un processo.
Ciascuna di esse ha delle implicazioni e, concatenate in questo modo, la sequenza acquisisce un potere particolare.
Io non ho ancora letto un libro, che mi hanno consigliato in molti, e che si chiama “Zero Limits” di Joe Vitale; in cui viene divulgato questo mantra delle zone oceaniche, di origine hawaiana, e parlo quindi per quello che conosco attraverso le mie conoscenze individuali.
Io l’ho fatto e lo trovo molto potente perché ciascuna di queste fasi ha una sua valenza significativa.
Contenuti
La prima fase è: “Mi dispiace”.
Spesso Buddha diceva di cominciare dal vedere quella che è la prima nobile verità, il dolore, cioè l’esistenza di Dukkha: la sofferenza.
Mi dispiace è un guardare negli occhi la sofferenza.
Dicevo prima che se io ho in mano un carbone ardente, finché non apro la mano e lo vedo per quello che é, non posso lasciarlo andare; ho bisogno di prenderne atto.
Quindi la prima cosa che faccio è osservare me stesso; notare in me qualcosa di disfunzionale, quindi mi dispiaccio dell’esistenza in me di qualcosa da migliorare, e ne prendo atto.
Nel “Mi dispiace” c’è sia la presa di coscienza dell’esistenza di qualcosa che non va, con il dispiacere di averne, in qualche modo, fatto uso, che il volerlo superare.
Questo è quindi il primo passo.
Il secondo passo è quello di sollevarsi da quello che è il senso di colpa che spesso ci accompagna quando prendiamo atto che c’è qualcosa che non ci piace in noi: vedo che sto facendo qualcosa che non mi piace, mi dispiaccio, e poi mi sento anche in colpa.
Questo senso di colpa non mi aiuta e, soprattutto se ho danneggiato qualcuno, è utile chiedere perdono.
Chiedere perdono è un mantra, lo facciamo dentro noi stessi, non c’è bisogno necessariamente di andare fuori a chiedere perdono; poi va da sé che, se hai fatto del male a qualcuno, ti alleggerirà chiedere il suo perdono ma, intanto, dobbiamo perdonare noi stessi.
Il perdono nasce da noi stessi, è noi che dobbiamo perdonare se abbiamo fatto del male a qualcuno.
Perdonami
E quindi “Perdonami” è una fase fondamentale per recidere un legame con una azione del passato: è come se avessimo tanti elastici che ci trattengono a delle azioni del passato su cui ancora rimuginiamo; e che ci tolgono energia, come delle zavorre che ci impediscono di andare avanti.
L’effetto del chiedere perdono e, come conseguenza, dell’essere perdonati, è di alleggerirci di questi bagagli, sfrondando questi elastici che ci stanno trattenendo nel passato.
Poi, con la terza fase, c’è una trasformazione; un passaggio da uno stato di sofferenza a uno stato di apertura del cuore, e quindi : “Ti amo”.
Ti amo
Ti amo è la fase di ricongiungimento con l’Uno; con la parte più nobile di noi stessi; con l’amato: insomma, in qualunque modo tu voglia chiamare questo qualcosa.
E, infine, abbiamo: “Grazie”; è questo il sigillo, l’ultima fase in cui possiamo assaporare la fine di questo processo.
Grazie
Provare gratitudine è uno degli elementi che ci aiuta a godere di più della vita.
Spesso abbiamo molte cose per le quali essere grati e a cui non pensiamo, e a cui magari pensiamo solo quando non ci sono più; per esempio: abbiamo i denti, ma chi ci pensa mai ai denti?
Però, quando hai mal di denti, te ne accorgi che li hai e, quello che vorresti, è di non averlo il mal di denti; ma per tutto il resto della vita non avevi il mal di denti, e non sei mai stato grato per quello.
La gratitudine, ahimè, nasce quando non c’è più la salute dei denti, e rinasce quando la recuperi; invece essere grati perché i denti sono sani, senza bisogno di ammalarsi per ricordarcene, è una bella cosa.
Io ti ho fatto l’esempio dei denti, ma di quante altre cose possiamo godere, ciascuno di noi nelle proprie vite, e non ci pensiamo?
La gratitudine ci aiuta a ricongiungerci con la possibilità di gioire di quello che abbiamo.
Spesso ci soffermiamo a guardare il bicchiere mezzo vuoto: osserviamo quello che non abbiamo e tutto quello che abbiamo già lo diamo per scontato, non ne godiamo.
Tra l’altro Joe Vitale è anche uno di quelli che ha fatto la legge di attrazione; io non sono un grande conoscitore di questo filone, comunque da punto di vista spirituale ci sono delle evidenze: il fatto di provare gratitudine ci apre alla possibilità di attrarre l’abbondanza.
Ovvero: se io sono grato per quello che ho, invece di focalizzarmi su quello che non ho, i miei sentimenti sono di abbondanza; mi sento in questo stato e, poiché la legge dell’attrazione vuole che piova sempre sul bagnato, ecco che la gratitudine favorisce un senso di ricchezza dentro di me che, a sua volta, attirerà altra ricchezza.
Rivediamo i quattro passaggi del mantra Hoponopono.
1) Mi dispiace: il momento della presa di coscienza di qualcosa di disfunzionale.
2) Perdonami: il desiderio sincero di volerci migliorare; e quindi la decisione di affrancarci da questo legame, fatto anche da sensi di colpa, e di alleggerirci.
3) Ti amo: mi ci sono soffermato poco, ma esistono interi trattati sull’amore e non basterebbe un libro intero per esaurire l’argomento.
Diciamo che l’amore è il sentimento che mi permette di ritrovarmi e di connettermi con gli altri; di ritrovare la via dell’uno, invece di quella del frammentaeo e del duale; e quindi amare è l’emozione primaria, quella che in grandi illuminati sperimentano momento per momento (un grande e profondissimo amore).
4) Grazie: la fase finale che sigilla questo percorso.
Siamo passati per il dispiacere, abbiamo conosciuto il perdono, contattato l’amore e, infine, proviamo gratitudine.
Sigilliamo l’esperienza, ne esaltiamo la bellezza, e la portiamo più facilmente dentro il cuore.
Quindi, se hai voglia di farlo, consiglio senz’altro il mantra di Ho’oponopono.
Questa è una risposta tratta dalla sessione di domande e risposte del Come Meditare Coaching se vuoi essere seguito anche tu nel tempo scopri il coaching di meditazione mensile e clicca qui per saperne di più
Qui trovi il video da cui è stato estratto il testo: https://youtu.be/-QFGr6_pwzg
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Qui trovi un video con 108 ripetizioni del mantra Ho’OPonopono per farlo adesso:
Caro Claudio,
Alla base della pratica di
Ho’OPonopono vi è l’assunzione di completa responsabilità per ciò che ci circonda. In quanto testimoni siamo noi stessi a creare la realtà.
Ho’OPonopono è un mantra che ha lo scopo di pulire le memorie subconscie riportandoci allo Zero, dove tutto ha origine. Di qui il titolo del libro.
Ho’OPonopono si spinge oltre la legge di attrazione. Non hai più bisogno di manifestare giocando a fare Dio, ma diventi un canale che permette al Divino di manifestarsi. Non esiste più una identità, un ego. Sei arrivato allo zero. O come direbbe Salvatore Brizzi: sei tornato al Padre.
Un abbraccio, Luca
carissimo luca che piacere!
Grazie delle bellissime parole che ben descrivono la sintonia a cui si può accedere.
tanta gioia