Meditazione o Ipnosi
Qualcuno mi chiede: “Cos’è meglio, la meditazione o l’ipnosi?”.
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Io sono di parte: amo molto la meditazione e non ho grandi esperienze di ipnosi, comunque l’ho studiata, l’ipnosi e anche varie tecniche di induzione; però dobbiamo prima capire di che cosa stiamo parlando.
Sono due cose che hanno delle similitudini e, allo stesso tempo, delle differenze.
Agiscono anche in modo differente seppure, talvolta, si può entrare in uno stato di coscienza simile.
Bisognerebbe anche capire cos’è uno stato di coscienza e qui il discorso si fa un po’ più specifico.
Quando siamo in meditazione siamo in una particolare modalità: le onde cerebrali si allungano e si entra in uno stato mentale alterato (più pacifico e tranquillo); e si è più consapevoli e più focalizzati.
Quando parlo di “stato alterato” parlo in riferimento al nostro stato normale, fatto di mille pensieri, ma in realtà si tratta di uno stato molto più secondo natura, a mio avviso.
I Buddhisti tibetani chiamano i vari stati di coscienza, che hanno un inizio e una fine, “bardo”; come il Bardo della morte (il Bardo Thodol di cui si parla ne “Il libro tibetano dei morti”).
Tre sono gli stati di coscienza della morte; e poi uno, che a sua volta può essere suddiviso in tre, appartiene alla vita: una delle sue suddivisioni appartiene allo stato di coscienza della vita di tutti i giorni; l’altro è lo stato di coscienza meditativo; e l’ultimo è lo stato di coscienza del sonno.
Anzi, più appropriatamente questa ultima fase sarebbe del “sogno”; in quanto nel sonno avvengono diverse cose: le onde cerebrali cambiano e abbiamo una fase REM (in cui si sogna); la fase di sonno profondo; e varie altre ancora.
Più ci focalizziamo e più entriamo in contatto con una zona più profonda di noi stessi.
Si ritiene che la nostra parte cosciente sia la parte più piccola di noi stessi, e che la parte principale del nostro vissuto sia incosciente (o meglio: subcosciente); e la maggiore focalizzazione, conseguenza della pratica meditativa, ci mette in contatto proprio con questa parte inconscia di noi stessi.
Un esempio tipico è quello dell’iceberg: la punta è la parte cosciente e tutto il resto, che poi è la sua gran parte, sta sotto il livello del mare e non la vediamo.
C’era una celebre frase di Jung che diceva: “Rendi conscio l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a governare la tua vita e tu lo chiamerai Destino.”
Una frase che io trovo molto potente.
La meditazione ci aiuta a portare luce e a connetterci, quanto più possibile, con questa nostra parte inconscia.
Il sogno è una apoteosi dell’inconscio, una grandissima manifestazione di quanto sta nella parte più profonda di noi; con l’ipnosi, invece, entriamo in uno stato di coscienza che, utilizzando ancora la metafora dell’iceberg, sta appena al disotto del mare: nel subcosciente.
E dal subcosciente iniziamo ad interagire con il nostro inconscio, ma da coscienti, in uno stato di trance ipnotico; che non è, come si vede nei vari show, uno stato in cui si è in totale balia dell’ipnotista.
Che è una cosa quasi per niente vera.
È vero che l’ipnotista, se è molto bravo, ti può dare dei comandi e tu poi segui quelle suggestioni; ma lo può fare solo nella misura in cui tu lo desideri, altrimenti probabilmente non ci riuscirebbe.
Mentre tu sei nella fase ipnotica, i tuoi filtri coscienti sono attivi; se l’ipnotista non ti da il comando di scordare tutto, tu ricordi (o, quantomeno, ne ricordi la gran parte).
Durante l’ipnosi tu sai di essere lì; segui le suggestioni che ti vengono proposte, ti arrivano delle immagini, e sei più a contatto con la parte più profonda di te; e quindi puoi permetterti di fare emergere dei contenuti dal tuo profondo.
Perciò, come vedi, ci sono similitudini ma anche differenze.
In meditazione non c’è qualcuno di esterno che ti induce nello stato di ipnosi, ma sono io che mi auto induco in uno stato, magari simile, ma che è di meditazione.
L’induzione ipnotica può avvenire attraverso uno stato di rilassamento profondo che, di fatto, è equiparabile alla meditazione.
Esistono delle induzioni ipnotiche molto rapide; quelle degli show sono immediate, perché rompono degli schemi di coscienza naturali e ti obbligano, per esempio, a saltare.
Non sempre però questi tentativi di induzione riescono, tant’è che prima vengono fatti dei test per scegliere dei soggetti che rispondano bene a queste suggestioni.
Altrimenti, il tipo di induzione che funzionerebbe sempre, assomiglia tantissimo, anzi è quasi sovrapponibile, a una meditazione vera e propria.
Quindi, sotto certi profili, la meditazione potrebbe assomigliare a una autopnosi; sebbene non sia esattamente la stessa cosa.
Esistono comunque vari tipi di meditazione e alcune, come quella sull’ipnosi regressiva proposta da Brian Weiss sono, a tutti gli effetti, delle tecniche ipnotiche.
Se non conosci la meditazione di Brian Weiss, puoi approfondirla cliccando qui, noterai che assomiglia tantissimo a una meditazione ma, come vedrai, contiene anche dei comandi, degli inviti e delle suggestioni che sono funzionali a metterti in contatto con delle vite precedenti; o, quantomeno, delle suggestioni su delle vite precedenti.
Ovviamente quando si entra nel campo delle suggestioni entrano in campo tutta una serie di domane: erano solo suggestioni? fantasie? o erano verità, delle cose che mi sono accadute realmente in un’altra vita?
Col tempo potrai vedere da te quanto quello che hai visto fosse vivido e se ha lasciato un segno in te, e quindi non c’è nemmeno bisogno di sapere se era un qualcosa di vissuto realmente nel passato o meno; il tuo subconscio te lo dà come vissuto a tutti gli effetti e quindi agisce nel tuo quotidiano, e l’aver fatto emergere quei contenuti fa sì che tu ti senta meglio, e possa essere più sinergico con te stesso.
Ecco quindi che sia la meditazione che l’ipnosi sono due strumenti che ci aiutano ad andare più in profondità.
Riguardo a quello che suggerisco, io sono più sul “fai da te”: nel senso che, se stiamo abbastanza bene e non abbiamo fretta, se guardiamo dentro noi stessi, delle cose piano piano emergono.
Se invece abbiamo fretta, possiamo appoggiarci a qualcuno che ci può dirigere ed aiutarci a fare un lavoro più specifico in una direzione.
Sono due strumenti diversi e possono essere entrambi d’aiuto, uno non esclude l’altro.
E quindi alla domanda “Meditazione o ipnosi”, possiamo anche evitare di mettere una “o” tra le due e prenderle in considerazione entrambe: fai la meditazione, quella funziona sempre, e quando senti il bisogno di toccare qualche aspetto profondo di te, ecco che puoi rivolgerti anche all’ipnosi.