Può la meditazione Vipassana cambiarti la vita?
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Certo, la Vipassana può cambiarti la vita e anche altre forme di meditazione come, per esempio, quella trascendentale anche se la Vipassana è quella che ritengo essere più potente e trasformativa.
Sta a te sentire il bisogno di praticare; ma spesso chi comincia, e continua per un pò, si ritrova ad aver iniziato un percorso di autocoscienza e di lavoro su di sé che si porta dietro tutta la vita.
Man mano che guardiamo dentro di noi possiamo anche trovare delle cose spiacevoli, non è sempre tutto rose e fiori, ma si è comunque intrapreso un cammino: nel quale è come avere sulle spalle uno zaino pesantissimo che ci rende la vita difficile da sostenere, e in cui noi andiamo a vedere cosa c’è effettivamente in questo zaino.
Quello che troviamo riguarda il nostro vissuto, è una parte di noi, ma è anche qualcosa che non ci serve più.
Può anche essere un processo doloroso guardare delle cose che ci trasciniamo dietro ma che non vogliamo abbandonare.
Eppure è un qualcosa che sarebbe bene fare.
Per esempio: molti di noi si portano dietro dei rancori nei confronti dei propri familiari, verso padri, madri, fratelli, e sono cose che pesano.
Non sto dicendo che, dall’oggi al domani, devi per forza far pace con qualcuno che ti ha fatto davvero del male.
Non dico questo, e non dico nemmeno che ci devi andare d’accordo; dico che, quantomeno, possiamo far pace con alcuni aspetti di noi stessi e di non ostinarsi a dar troppo peso a certe cose.
Non si fa in un giorno, è il percorso di tutta una vita; piano piano, tuttavia, possiamo iniziare ad alleggerire il carico.
Alcuni dei “sassolini” che troveremo in questo zaino saranno facilissimi da lasciare andare, e appena li notiamo ci diremo: “E questa roba a che ci serve? Bah, via!”; e se ne andrà, facilmente.
Su altre cose, invece, dovremmo tornarci più volte; e la cosa potrebbe richiedere tanto tempo, magari una vita.
Man mano che togliamo uno scheletro dall’armadio, lo guardiamo, ci accorgiamo che ci fa ancora male e lo rimettiamo dentro; però ci accorgiamo che ci vogliamo un po’ più bene.
Siamo più consapevoli, lo sappiamo che c’è questo peso che ci portiamo dentro; ogni tanto lo portiamo alla luce, ci lavoriamo un pochino, ed eccolo diventare un poco più piccolo.
Fino a che arriveremo al punto da dirci: “Sì, questa cosa c’è ma, in fondo, chissenefrega”.
Arriveremo a sentirci talmente leggeri che se, per esempio, si tratta di una lite con nostro padre, non avremo nemmeno bisogno di starci a pensare per perdonare.
Il perdono sarà già avvenuto prima di razionalizzarlo.
Ho parlato del come la meditazione Vipassana può cambiarti la vita parlando di perdono, ma ci sono molte altre cose.
Come la meditazione vipassana ha cambiato la mia vita
A me ha cambiato la vita sotto vari aspetti, anche dal punto di vista lavorativo.
Prima facevo il produttore teatrale, un lavoro bello e interessante, ma aveva iniziato a pesarmi: mi ero disamorato, lo facevo malvolentieri e ci convivevo male.
A un certo punto, con la Vipassana, ho iniziato a domandarmi: “Ma lo amo davvero questo lavoro? Ne sono sicuro?”.
La consapevolezza data dalla Vipassana ti fa porre delle domande; e, sempre grazie a questa consapevolezza, ti arrivano delle risposte, o degli insight (ovvero una comprensione molto profonda delle cose, che va oltre il semplice aspetto cognitivo e razionale).
Riguardo al mio lavoro, ho capito che ero libero di poterlo mollare e fare qualsiasi altra cosa.
Non è che solo perché lo avevo ereditato da mio padre, e tutti mi dicevano che era un bel lavoro, o perché avevo a che fare con artisti famosi, ero obbligato a farlo.
Avevo la libertà di fare altro.
Mi sono guardato un po’ in torno e mi son detto: “Mi piacerebbe fare questa cosa?”; “E quest’altra ancora?”.
Ho capito di amare quel che facevo e ho continuato a fare il produttore: e ho continuato a fare quel lavoro, ma ritrovando il piacere di farlo che avevo perduto.
E allora grazie alla meditazione ho recuperato il piacere di fare quello che già facevo; e questo è stato un grande cambiamento di vita.
Perché, se permetti, tornare ad amare quello che già facevi prima, non è una cosa da poco.
Non c’è bisogno di cambiare lavoro: a volte basta cambiare l’atteggiamento nei confronti di quello che fai, sentendoti libero di pagare le conseguenze di qualunque cosa tu decida di fare; e quindi anche di mollare il lavoro.
Poi, questa libertà che ho trovato e che mi ha fatto tornare ad amare il lavoro, ha fatto anche sì che io, a distanza di anni, abbia voluto cambiare lavoro; e l’ho cambiato.
La libertà è una condizione mentale: il vero cambiamento, nella vita, è come tu la affronti questa vita; e poi, di conseguenza, ecco che la vita cambia.
Ma, prima di tutto, sei tu che ti alleggerisci: è questo il vero cambiamento.
Poi, il cambiamento esterno viene di conseguenza; ma è il risultato di un cambiamento che, prima di tutto, è interno.
Ed è sempre la consapevolezza che ci trasforma.
La consapevolezza è quel fuoco alchemico che ci permette di vedere quegli stati che normalmente ci fanno soffrire, che diventano una zavorra e sono un impedimento a trovare la vera felicità, e a liberarcene.
A lasciarli andare, semplicemente.
Quando ci rendiamo conto di qualcosa che ci fa male, del peso dello “zaino” di cui parlavo prima, capiamo di stringere nella mano come dei carboni ardenti. Questi carboni ardenti ci fanno sentire vivi e facciamo fatica a rinunciarci ma, una volta guardati bene e riconosciuti per quello che sono, apriamo la mano e li lasciamo scivolare via.
Non li gettiamo via in preda alla rabbia, semplicemente ci diciamo: “Stringiamo un carbone ardente, fa male”; apriamo la mano e, semplicemente, cadono da soli.
Nel processo di trasformazione attivato dalla consapevolezza (come avviene con la Mindfulness o la Vipassana), abbiamo sviluppato uno stato di coscienza di grande chiarezza.
Questa chiarezza ci permette di scorgere dei particolari, anche i più piccoli della vita, che però messi tutti insieme, e lavorandoci sopra, piano piano, ci permettono di lasciar fluire via tanta roba, tanti bagagli pesanti che gravano sulla nostra esistenza.
E quindi ecco che la meditazione Vipassana può cambiarti la vita.
Puoi conoscere meglio la Vipassana grazie a questo corso: www.meditazionevipassana.it/corso
Buongiorno Claudio,
Ultimamente in situazioni in cui avverto un po’ d’ansia mi sono ancorato al respiro nasale, e mi sono reso conto che è come se facessi spazio tra la paura e la situazione reale,riuscendo a gestire meglio le situazioni negative. Secondo te ancorarsi al respiro in situazioni di disagio è davvero cosi potente?
oltre alla meditazione quotidiana ,è utile tornare al respiro durante la giornata quando mi accorgo di essere distratto? posso considerarlo un ”allenamento”?
Buongiorno Michele, si è davvero così potente.
Ma attento alle aspettative ed a non deformare il metodo da ancoraggio a cacciare via l’ansia: ovvero usa il respiro come ancoraggio non per cacciare via l’ansia perchè in passato ha funzionato, altrimenti avrai l’ansia di cacciare via l’ansia e addio spazio tra l’ansia e l’osservatore.
Tornare al respiro nel quotidiano è utilissimo, la presenza del quotidiano non è l’allenamento è la partita! è più importante, ma meno facile da fare, rispetto a quando siamo seduti a meditare:
stare seduti a meditare è l’allenamento che ci aiuta a recuperare sempre più istanti di presenza anche nel quotidiano.
Continua così!