Il più bel dono

 Ho due domande simili.

La prima è:

“Volendo regalare la meditazione a una persona cara, cosa consigli?”.

E la seconda:

“Qual è il più bel dono di Natale?”

Vado contro i miei interessi: il più bel dono di Natale non è la meditazione.

Il più bel dono di Natale, e lo ripeto spesso e volentieri, semmai è il frutto della meditazione, la trascende e non c’entra più con essa: sei te stesso, la qualità della tua presenza.

guarda il video – il più bel dono

o continua a leggerne la trascrizione sotto

Questo è il più bel dono di Natale: quando facciamo un presente, doniamo il nostro presente.

Quando facciamo un dono, abbiamo offerto cosa?

Un pensiero, talvolta si dice proprio: “Basta il pensiero”.

Ma in realtà non diamo solo questo, diamo anche il tempo che noi abbiamo dedicato a quella persona.

Per andare a comprare il dono, o semplicemente per il tempo che abbiamo dedicato a pensare che cosa regalare.

Quando noi riceviamo un regalo, che cosa apprezziamo?

Che quella persona ci abbia preso in considerazione: ci sta dicendo che siamo importanti per lei.

Ma quand’è che ci accorgiamo veramente se siamo importanti per quella persona?

Se quella persona ci dà retta.

Allora, un dono è un modo per dar retta a qualcuno.

Ma cosa c’è dietro questo dono?

C’è la tua presenza.

E quando a Natale stiamo con i nostri cari, cerchiamo di essere con i nostri cari.

Purtroppo siamo in un’epoca in cui i cellulari o altro ci distraggono in continuazione; non di co che, se uno ti fa gli auguri su Whatsapp o via Facebook, tu non devi rispondere agli auguri, ci mancherebbe altro.

Ma di non stare tutto il tempo che passi vicino a una persona cara con un cellulare in mano, è un peccato.

Cerca di limitare, magari le concentri tutte assieme le tue risposte al cellulare, poi lo metti da una parte e lo usi solo di tanto in tanto.

Il più delle volte offri la tua presenza, il tuo presente, e lo trasformi in un presente per chi ti sta accanto.

Una storia che ripeto spesso e volentieri, relativamente all’importanza della presenza, è qualcosa che mi capitò quando mio figlio era più piccolo.

Io sono separato dalla madre – e per fortuna abbiamo anche un ottimo rapporto – e, di fatto, quando stavo insieme con mio figlio eravamo solo io e lui.

Io ci tenevo a stare con lui – non convivendo con lui – e per me era importante offrirgli la qualità della mia presenza; tuttavia sono anche un essere umano, e anch’io tendo a distrarmi e ad avere una scarsa presenza, qualche volta.

Soprattutto quando sei nervoso, stanco, e hai bisogno di quiete.

E che cosa succede quando siamo nervosi, stanchi e abbiamo bisogno di quiete?

Che ci chiudiamo.

Io stavo fisicamente con mio figlio, ma ero distratto, chiuso.

Mio figlio avvertiva che la qualità della mia presenza non era alta, e quindi cosa fa un bambino per richiamare la tua attenzione?

Fa i capricci.

È paradossale: più sei stanco, nervoso, e la qualità della tua presenza è labile, e più il bambino fa i capricci; e ti innervosisci ancora di più.

Ma cosa fa un bambino?

È istinto: istinto di protezione.

Lo fa un bambino, ma lo facciamo tutti noi: lo dice la psicologia, soprattutto la teoria dell’attaccamento di Bowlby, dice in modo estremamente chiaro che se tu non senti le attenzioni e le cure di una persona cara – il cosiddetto care giver, colui che ti da le attenzioni: per un bambino sono i genitori, poi diventa il partner o altre persone che stanno accanto – ecco che tu non esplori bene il mondo (e questa è la cosa più preziosa, addirittura più del cibo è stato dimostrato).

Un neonato ha più bisogno di attenzione che di cibo, abbiamo bisogno sia di uno che dell’altro però sentirsi protetti è fondamentale: questo crea l’attaccamento, non il cibo.

E come ti accorgi che ci sei?

Dimostrando di esserci.

Ecco, vedi quanto torna la preziosità della presenza.

Cerchiamo quindi di esserci, di donare noi stessi: questa è la cosa più importante.

La cosa più preziosa che abbiamo è noi stessi.

Diceva mia mamma – quando le si chiedeva qualcosa e non ce l’aveva – in francese: “la plus belle femme ne peut donner de ce qu’il a” (“la donna più bella non può donare altro che ciò che ha”).

Ognuno dona ciò che ha, ma che cos’è che doniamo?

La nostra essenza, questo è quello che conta di più.

E quindi la meditazione ci aiuta a esercitare la qualità della nostra presenza.

Questo è il più bel dono che possiamo dare.

 

Consigli su cosa regalare

La domanda precedente era: “Volendo regalare la meditazione a una persona cara, che cosa consigli?”

Ovviamente puoi donare un libro sulla meditazione (in tal caso comincia dai miei, se sei qui e mi segui, evidentemente, apprezzi la mia angolatura chiara e pratica: comincia da quelli; li trovi su Amazon, se scrivi “Claudio Padovani libri” mi trovi sicuramente, e puoi donare un libro).

Puoi donare un mio corso on-line, oppure un corso dal vivo.

Puoi donare un ritiro di meditazione dal vivo: e in tal caso consiglio di andare sul sito del mio maestro Mario Thavaro, che ne organizza; oppure nel sito di dell’istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia, qui trovi dei bellissimi ritiri.

Magari puoi donare un libro e dentro metterci il biglietto per un ritiro.

Regalo di meditazioneNel mio sito avevo anche preparato dei bigliettini – per accompagnare un corso, o per mettere qualcosa sotto l’albero – e questa potrebbe essere una cosa carina

li trovi cliccando qui: https://comemeditare.it/meditazione/tecniche-di-meditazione/risorse/regali-di-meditazione-a-natale/.

Quindi, se vuoi regalare una meditazione a una persona cara, puoi fare queste cose.

Tra l’altro quasi tutti miei libri contengono dei link a una meditazione; e quindi questo unisce un dono  fisico da dare a qualcuno, il libro di carta, a un link per scaricare le meditazioni guidate audio, e questo ritengo possa essere un bel dono.

Poi se vuoi fare un dono migliore, regali un corso on-line – il sito lo conosci: www.comemeditare.it/corsi, e lì ci sono i miei corsi – oppure se vuoi fare un regalo ancora più bello: un bel ritiro – fisico – di meditazione.

Ci sono i ritiri che propone Thanavaro oppure quelli molto interessanti dell’ A.Me.Co.

C’è anche un’altra realtà, in Toscana, in cui si fanno dei ritiri di dieci giorni di Vipassana, secondo la tradizione di Goenka; ma qui farne dono è un po’ più difficile.

Intanto perché bisogna prenotare con molto anticipo, e poi ci sono delle regole abbastanza ferree, tra cui c’è quella di pagare lì, dando una quota; per cui se vuoi donarlo diventa un po’ più difficile, quindi questo, come dono, mi sento di sconsigliarlo.

Spero di avere dato u po’ di punti di riferimento su come fare per donare.

Quindi, secondo me, se vuoi fare una cosa più “ricca”, già fare un corso on-line ha la sua ricchezza.

Il massimo, ovviamente, è un bel corso in presenza; ma per un corso in presenza devi sapere i tempi in cui è libera quella persona, invece il corso on-line è più fruibile (e, a maggior ragione, il libro).

Queste sono tutte cose che possono essere effettivamente dei bei doni.

Complimenti per l’idea di voler donare la meditazione.

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