Come portare la meditazione di consapevolezza nel quotidiano (Vipassana Mindfulness)
Una doppia domanda: una di Daniele (doppia) e una di Leonardo, che mi chiedono entrambi come approfondire la pratica e portarla nel quotidiano.
Leggo prima la domanda di Daniele:
“Oltre alla sessione seduta e a quella camminata come potrei portare la meditazione nella vita quotidiana?”
E poi la domanda ha una seconda parte:
“Nella meditazione da seduto trovo più difficoltà a stare con l’oggetto rispetto a quella camminata, questo perché da seduto si presenta più spesso il torpore, o comunque non chiarezza nella mente, con molti pensieri che mi distanziano dall’osservazione del respiro.
Cosa dovrei osservare in questi momenti? Come potrei fare?”
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Rispondo prima a questa seconda parte della domanda, per poi rispondere alla prima parte rispondendo anche a Leonardo.
Contenuti
Come fare?
È molto semplice: noi in Vipassana cerchiamo di stare con quello che c’è.
Sicuramente il respiro, che è l’oggetto su cui poni la tua attenzione quando stai seduto, è il nostro punto di riferimento focale, per ricentrarci e non essere distratti.
Abbiamo questa prima fase, chiamata meditazione concentrativa (in pali, la lingua di Buddha, concentrazione si dice Samatha); e poi, dopo, questa concentrazione ci apre a stare con quello che c’è: che è la fase di visione profonda, di analisi ed esplorazione rispetto a tutto quello che succede in noi.
Tu dici, te lo rileggo: “Durante la seduta si presenta molto spesso il torpore…”.
Quindi riconosci che c’è il torpore.
E poi: “… o comunque non chiarezza della mente”.
Riconosci che non c’è chiarezza della mente.
E ancora: “Molti pensieri che mi distanziano dall’osservazione del respiro”.
E quindi ti accorgi anche che ci sono molti pensieri che ti distanziano dall’osservare il respiro.
“Cosa dovrei osservare in questi momenti? Come potrei fare?”
Esattamente come stai facendo.
Facendo pace con il fatto che emergono queste cose e osservando – come hai fatto correttamente – che: c’è il torpore (quando c’è il torpore), che non c’è la chiarezza mentale (quando la chiarezza mentale non c’è), e che ci sono molti pensieri che ti distanziano dall’osservazione del respiro (quando ci sono questi pensieri, notali).
Dei pensieri subdoli sono: “Cosa dovrei fare?”; “Mi sento confuso”; “Non so bene cosa fare”…
Eppure, tu lo sai cosa fare.
Noti questa confusione e, dolcemente (dopo che hai registrato che c’erano pensieri, che ti chiedi se fai bene, che ti chiedi se fai mai), riporti l’attenzione al respiro.
Perché, quando c’è confusione, il respiro ci è d’aiuto.
Quando non sappiamo cosa fare, abbiamo bisogno di riconcentrarci (perché evidentemente ci siamo dispersi), e quindi riportiamo la nostra attenzione al respiro.
Però, un attimo prima, ti sei accorto di una dinamica, e – senza cacciarla via – la osservi e la registri quella dinamica: ecco, questo è quello che facciamo in Vipassana, osserviamo quello che c’è.
Non andiamo a cercare quello che vorremmo ci fosse a dispetto di quello che c’è: questa non sarebbe più consapevolezza.
La consapevolezza è per quello che c’è nel qui e ora; non possiamo essere consapevoli di un ideale, l’ideale è un qualcosa di astratto.
Possiamo solo essere consapevoli di quello che c’è, qui e ora, in noi: fosse anche confusione, ottusità mentale e quant’altro; questo ci riporta, in un attimo, nella presenza mentale.
Siamo presenti a quello che c’è: c’è torpore, e siamo presenti al fatto che c’è torpore, avrò bisogno evidentemente di focalizzarmi di più, e farò più riferimento – nel caso specifico – al respiro.
Non c’è nulla di sbagliato in questo, sono esperienze che vanno attraversate.
Puoi notare che, in certi momenti, accadrà più spesso di doverti focalizzare (perché sono momenti in cui sei più confuso), e ci sono momenti in cui ti verrà più facile.
Non c’è un’esperienza migliore dell’altra dal punto di vista della consapevolezza, ma ogni cosa può essere consapevolizzata; anzi, riuscire a essere consapevoli – e accorgersi di quanto siamo distratti, confusi e addormentati – è comunque un ottimo risultato.
Quindi, allena la presenza a qualsiasi cosa essa ti suggerisca, nella presenza del qui e ora.
Altrimenti vorresti stare con quello che ti piacerebbe ci fosse, a dispetto di quello che c’è; ma questo non è più consapevolezza, non è più presenza a quello che c’è.
Quindi, vai avanti così che stai andando bene; fai solo pace, e accetta, quello che c’è.
Andiamo poi alla prima domanda, che è sul come portare la meditazione nella vita quotidiana.
come portare la meditazione nella vita quotidiana
E per fare questo rispondo a Leonardo, che ricordo dice:
“Ciao Claudio, la mia domanda è questa: ormai sai che pratico Vipassana abbastanza regolarmente da circa due anni, mi chiedevo cosa si può fare per portare quella consapevolezza che si ha nella pratica anche nel quotidiano.
Come mi consigli di proseguire nella ricerca?
Hai libri o corsi da consigliarmi?
Io pratico intorno ai venti minuti al giorno: è importante quanto si pratica oppure anche pochi minuti hanno valore?
Grazie.”
Sì, ho dei corsi da consigliarti.
Ho il mio corso di “Meditazione per indaffarati”, il cui focus consiste nel portare la presenza quanto più possibile nelle proprie esperienze quotidiane.
Tra l’altro, Buddha in un suo discorso – il Satipatthana Sutta, che significa “Discorso sui fondamentali della consapevolezza” (Sutta sarebbe “discorso” e Satipatthana “fondamento della consapevolezza”) – insisteva sulla consapevolezza nel quotidiano, per esempio, quando andiamo a fare i nostri bisogni, quando ci alziamo e ci distendiamo, o quando ci vestiamo.
Se ogni volta che fai un gesto ci metti attenzione, e porti la tua consapevolezza a quello, ben venga.
Come fare nello specifico sarebbe un pochino più lungo, però l’invito è a fare questo; intanto sperimenta da te, poi se vorrai fare uno dei miei corsi sarai il benvenuto.
C’è già on-line quello della “Meditazione per indaffarati” – il primo corso che ho fatto: è un evergreen, funziona sempre nel frattempo ho realizzato un corso di approfondimento proprio sui fondamenti della consapevolezza, e quindi questo Satipatthana Sutta non ha più segreti, lo trovi qui: Corso Avanzato
Calcola che è un corsone gigante: 68 lezioni, 13 meditazioni guidate, 36 esercizi.
E le 13 meditazioni guidate non sono nemmeno l’elemento più importante, non posso farti delle meditazioni sulle singole attività.
Non posso certo farti una meditazione guidata sullo stare attento mentre stai sul WC: posso dirti come essere concentrato quando sei nel WC, questo lo posso fare, ma non posso “guidarti”.
Essere presenti nelle attività quotidiane ha una sua importanza molto specifica, è proprio quello che siamo invitati a fare.
E poi 36 esercizi, 36 esercizi sono tanti, è proprio un corsone; un vero “corsaccio”: ci ho lavorato per più di un anno.
Sicuramente voglio regalare il discorso (il “sutta”); che comunque puoi trovare da qualche parte, anche se però leggendolo dici: “Sì, fico”, però se non ci sono delle cose più specifiche potresti sentirti sperduto.
Lo trovi gratuitamente qui: www.comemeditare.it/sutra-gratis
Dovresti trovare il sutra, dagli un’occhiata, e se ti senti un po’ confuso non ti preoccupare: ho fatto un corso apposta, la mia versione comunque, rispetto a quelle che trovi online è già mooolto più comprensibile.
Tra l’altro in questo sutra, alla fine, c’è una predizione.
E quindi rispondo alla seconda parte della domanda di Leonardo, quando chiede:
“Io pratico intorno ai venti minuti al giorno: è importante quanto si pratica oppure anche pochi minuti hanno valore?”
Buddha, a proposito del praticare i fondamenti della consapevolezza (che chiama “la via diretta per il risveglio”), dice che:
“Chi pratica sette anni in questo modo… ma lasciamo stare i sette anni; cinque, quattro, tre, due, un solo anno… ma lasciamo perdere un solo anno; chi pratica per mesi… ma lasciamo stare anche i mesi; chi pratica per un solo mese… ma lasciamo stare il mese; chi pratica per tre settimane, due settimane…”
(Insomma: alla fine l’importante è praticare.)
E poi dice:
“Ci si può aspettare queste due cose: o il risveglio definitivo, in questa vita; o – se ci fossero dei residui karmici (dei residui di attaccamento) – il risveglio nel momento in cui lasciamo il corpo.”
Bello, no?
L’invito è a praticare, quanto riesci.
Nella mia “Meditazione per indaffarati”, il mio focus è proprio quello di non insistere troppo se si incontrano delle difficoltà nella pratica da seduti; ma cercare di mantenere comunque la pratica da seduti con costanza.
Perché il rischio è: o tutto o niente.
Quando uno si impone di meditare sempre due ore, poi, se magari un giorno non riesce a trovare due ore, quel giorno lo salta; poi salta anche il giorno dopo; e poi, alla fine, smette di meditare.
È un peccato.
Io dico: almeno sette minuti.
Venti vanno benissimo, ma ne bastano anche dieci, otto, sette, per aiutare la mente a ricentrarsi; e poi però cerchi di spostare, quanto più possibile, sulle tue attività quotidiane la tua attenzione.
E cerchi di essere vigile e presente.
Mentre vai in bagno – invece di portarti il cellulare – stai attento mentre fai pipì o la cacca, ad esempio (questa è un ottimo inizio, per praticare).
Oppure puoi essere presente mentre mangi.
Del resto, essere dei risvegliati cosa vuol dire?
Essere presenti 24 ore su 24.
Idealmente.
Quindi, attenti a non idealizzare troppo, ma aggiungere sempre più momenti di presenza nel quotidiano, significa aggiungere sempre più momenti di vita.
Vita vera e vissuta nel quotidiano: per questo meditiamo.
Meditare non è qualcosa di fine a sé stesso: la meditazione è propedeutica a essere presenti quanto più possibile nel nostro quotidiano.
Quindi ben venga se poi decidi di esercitarti a portare la tua attenzione nei gesti quotidiani.
Intanto puoi iniziare con la “Meditazione per indaffarati”: www.comemeditare.it/meditazioneperindaffarati
Oppure direttamente:
www.meditazioneperindaffarati.it
Trovi il corso sui fondamentali della consapevolezza, qui: www.comemeditare.it/corsoavanzato
E qui trovi gratis quel discorso di Buddha: il Satipatthana Sutta: www.comemeditare.it/sutra-gratis
Guarda il video (il corso non era ancora disponibile quando registrato) –
Come portare la meditazione di consapevolezza nel quotidiano (Vipassana Mindfulness)
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