Motivazione ed effetti collaterali
La domanda è: “Io ho scritto, come scopo finale della meditazione, quello di scoprire il mio io profondo e il senso della vita, e poi la felicità [tanta roba! Ma, in realtà, sono connesse n.d. Claudio].
Sono per questo profondamente motivato a praticarla, e ormai la faccio, da tre mesi, in due sessioni giornaliere da quindici minuti e senza mai saltare un giorno, perché sono molto motivato.
Credi che le motivazioni che ho inserito siano espresse in maniera chiara e non comportino eventuali effetti collaterali?”
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Vedi quanti dubbi?
La motivazione che ci spinge a fare del bene, è sempre una buona motivazione se, come effetto, ha quello di essere migliori: essere più felici; fare del proprio meglio; capire il senso della vita (del resto siamo proprio qui per questo: capire il senso della vita).
Contenuti
Ci sono motivazioni migliori delle altre?
Sì, ci sono.
Non è questa la tua domanda: tu hai l’ansia, o la paura, per gli effetti collaterali.
Non ci sono effetti collaterali se, comunque, tu fai del bene (e tu, stai facendo del bene).
Non ci sono effetti collaterali: gli effetti collaterali sono “pippe mentali”.
Stai facendo del bene, ma al contempo ti fai le pippe mentali.
Serve?
Ti stai continuando a dire: “Eh, però… Eh, però…”
Perché è questo che tendiamo a fare: quando c’è ansia, quando c’è desiderio.
E quindi sì, certo, una motivazione del genere, se è caricata di tanta aspettativa, potrebbe diventare un problema.
Ma l’aspettativa è utile, perché ci serve come motore per fare del bene.
dal bisogno dell’ego al pensiero altruistico
La motivazione, spesso – credo per la quasi totalità, di chi si approccia a un percorso di miglioramento personale – nasce da un bisogno egoico.
Nasce da un dolore, spesso, da un dolore che uno sente il bisogno di risolvere; e va bene, perché è un buon trampolino di lancio.
Mano a mano che si fa un percorso, la motivazione comincia ad assumere dei connotati leggermente diversi, fino a sfumare, sempre di più, in un bisogno altruistico.
E non vuoi più fare del bene a te, vuoi fare del bene agli altri.
Ma non c’è più tutta questa divisione fra te e gli altri: ti accorgi che fa bene a te stesso, fare del bene agli altri.
Quindi va bene anche come cominciare con una motivazione egoica, non ti preoccupare di effetti collaterali.
L’effetto collaterale sta nel proiettarti nel futuro.
Cosa voglio dire?
“E se mi succede questa cosa…”; “E se c’è un effetto collaterale…”
Sono tutti pensieri riguardanti il futuro.
Se ti fa stare bene, e lo puoi riscontare che la pratica del “qui e adesso” ti fa stare bene, smettila di proiettarti nel futuro.
Se poi, questa motivazione, si fa talmente ingerente da spingerti nel futuro, e da farti dire: “Io, però, voglio stare bene”, “Però, voglio stare bene” e “Però, io, voglio stare bene”; non è più una motivazione, diventa una aspettativa.
Però, attenzione, la motivazione è buona: è l’aspettativa che è sbagliata.
Perché l’aspettativa è una proiezione nel futuro, mentre la motivazione ti spinge nell’adesso (capisci, la differenza è sostanziale).
C’è, di mezzo, un passaggio che è una proiezione nel futuro: ed è un pensiero – nascosto, che tendi a non vedere – che ti fa confondere le due cose.
La motivazione ti spinge a fare – subito, qui e ora – il bene; l’aspettativa è – mentre lo stai facendo – di dubitare di quello che stai facendo, perché vorresti subito il risultato finale.
Ma non c’è un effetto collaterale neanche in questo: l’importante è che raffini la tua attenzione e ti accorgi anche di questo meccanismo, perché anche questo può essere osservato e compreso.
E quindi trasceso.
questo video è stato estrapolato da una sessione del Come Meditare Coaching qui trovi maggiori informazioni su questo servizio di sostegno nel tempo: http://www.comemeditarecoaching.it
Caro Claudio,da qualche tempo seguo i tuoi interventi,ti sto ( studiando ) devo dire con interesse crescente ,,sono molto più vecchio di te . Da lungo tempo mi sono interessato a tante filosofie / religioni
Ho fatto meditazioni varie,,trascendentale ,induista seguito per molti anni il pensiero antroposofie o
Mi sono sempre sentito libero e non ho mai aderito a nessuna corrente
Ti voglio dire che sei molto chiaro , non ti sentì un guru che snocciola formule di felicità .non crei dipendenza. Questo è importantissimo perché rispetto la libertà di ogni essere come è giusto che sia
Ho deciso di seguirti nel qui e ora
Grazie
Che tu sia felice
P
Carlo grazie delle belle parole, anche io non amo i “guru” quelli che stanno su un piedistallo che “insegnano e si sentono superiori” che per altro cercano adepti e creano dipendenze. Un esponente della scuola di pensiero antroposofica era il grande Krishamurti che tanto si è scagliato contro ogni forma di istituzione, creando tuttavia una scuola.
Non è facile nemmeno per me non sottrarmi dal condividere quel che so cercando al contempo di non creare legami: una tendenza umana è quella di attaccarsi ed farsi “dipendendi” (leggasi “schiavi”) ci tengo davvero molto a non attaccarmi ai miei maestri nei confronti dei quali provo gratitudine, ma anche attraverso pagamenti e offerte produco una liberta karmica energetica: non mi sento legato a loro se non attraverso un “sano” affetto e gratitudine.
A mia volta cerco di fare da compagno di banco, quello che ha capito un po’ di più ed aiuta gli altri compagni che sono comunque allo stesso livello di cammino: alla fine finchè non saremo tutti usciti dalla sofferenza, non sarà veramente utile pensare che qualcuno sia “più avanti”: nessun pifferaio magico da seguire obbliga ad una presa di coscienza autonoma e responsabile.
per cui le tue parole mi sono di supporto e ti ringrazio per averle spese: molto.
Salve Claudio, rispondo al post “Motivazione ed effetti collaterali. (Meditazione)
Secondo me c’è un problema di fondo 1° la meditazione non ha un fine, quindi prendila come un gioco e poca rigidità, come direbbe Osho, evito sommessamente il copia e incolla. Personalmente la vedo piu come il bisogno di alimentarsi meglio o con esiti meno piacevoli, tipo obesità. Durante la meditazione noi impariamo mano mano, senza rigidità o aspettative a mangiare meglio “stando attenti ai nostri più reali bisogni” nutrizionali, vedi schifezze che ci sovrastano da pubblicità che sanno come giocare sulle debolezze e mirati giochini psicologici con l’unico scopo di lucrare nei confronti di troppi ascoltatori superficiali. Come già detto la meditazione non finisce mai, mentre se ci nutriamo con maggiore “consapevolezza” sordi delle sirene di Ulisse, le prime risposte sul benessere e la gioia di noi stessi si faranno sempre più strada da sé, perché il benessere è la gioia del sé, non è niente di scontato e disciplinato ma ben si la conseguenza di una corretta alimentazione che automaticamente si trasformerà in miglior stato fisico
Alimentazione a parte, il senso mi pare calzi abbastanza bene. L’intrapprendere la meditazione è così come un buo gustaio e anche chi ama la ricerca del vero perché fa parte degli obbiettivi che ama nella vita, che prenderanno il posta del male che a volte facciamo a noi stessi, dando vita a quei frutti dei quali la natura ci ha permessi di far parte.
Fonte
Folilela Uberto
grazie di questo ulteriore contributo tanto più potente in quanto calato in un esempio di vita riscontrabile.
Salve Claudio, mi.chiamo Uberto e siccome mi ha colpito quel”effetti collaterali”, sulla motivazione, mi appresto a darti una mia interpretazione
Quando la meditazione si trasforma in aspettativa, credo che di meditazione ci si sia ben poco.
Il desiderio, che è all’origine dell’aspettativa è contrario a tutte le teorie di mistici e maestri, in quanto il DESIDERIO è la causa di tutte le nevrosi e il nemico numero uno della meditazione.
Meditare non è come andare in palestra, ma sperimentare lo.sguardo verso se stessi, senza pensieri, giudizi e aspettative. È esercitare il piacere e l’incognita di conoscere sempre più a fondo.se stessi. Se una meditazione è vissuta come una aspettative, fallisce sul.nascere
Meditare è il semplice osservare come un testimone imparziale.”
Dunque, ricorda: la meditazione non è confinata a un’azione specifica, bensì alla qualità che introduci nel tuo agire.”
Si parla molto di riscontri positivi soggettivi fatti di competizione che vengono dalla parte più superficiale dell’essere e questo.non deve portare all’auto inganno di viverla come quest’ultime attività di superficie, quelle che portano ad una felicità superficiale e breve rispetto alla consapevolezza del.nucleo che muove la nostra parte più intima e più vera e nascosta del nostro essere, dove la gioia è l’appagamento non è frutto del compiacimento altrui.
grazie Umberto del tuo puntuale contributo: è esattamente così. Quando le aspettative sono presenti anche se uno “si mette a meditare” è come se non lo stesse facendo giacchè esce dallo stato meditativo entrando nel loop dei pensieri futuristici.
Allo stesso tempo se mi si fa questa domanda immagino ci sia “l’illusione” che di meditazione si tratti, il mio scopo è permettere di capire i meccanismi affinchè se ne possa uscire evitando paroloni che potrebbero, a chi ne immerso, apparire astratti