L’Adesso come dimensione assoluta

(ma nell’adesso ci sono anche i pensieri)

 “Cos’è l’adesso?

Vediamo se riesco a chiarire la mia domanda: l’adesso è tutto ciò che esiste ora, quindi anche i pensieri creati continuamente dalla mente – e che mi proiettano continuamente nel passato e nel futuro – sono adesso, e non in un altro momento, quindi questi pensieri, solo idealmente, non sono nell’adesso…”

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… e la tua domanda continua.

Comunque, sì, hai capito l’essenza di quello su cui stiamo tornando.

Ci sono due dimensioni: una dimensione relativa, che è come la pellicola di un film; e una dimensione assoluta, che è come la luce, che proiettata su questa pellicola produce il film.

Quindi: dimensione relativa, e dimensione assoluta.

L’osservatore è nell’assoluto, e può osservarli i pensieri: quando tu riconosci la luce che c’è al di là della pellicola, non sei più identificato con la pellicola, perché sai che c’è una luce che è al di là della pellicola stessa.

Ma quando tu sei trascinato via dai pensieri, tu credi nel film: è un po’ come sognare, senza sapere di essere una persona che sta sognando, e credendo di essere quello del sogno.

Quindi i pensieri ci fanno credere alle loro menzogne, e ci portano continuamente nel futuro e nel passato; quando ti accorgi che hai pensato, hai già “switchato”, e sei già diventato l’osservatore dei pensieri, e sei passato da una dimensione a un’altra: quando ti sposti da colui che sta pensando a l’osservare chi sta pensando, stai alzando il tuo sguardo, in una prospettiva più assoluta e meno relativa.

E quindi c’è questa doppia realtà.

La sofferenza quando c’è?

Quando io sono immerso nella dimensione relativa: e penso di non valere niente, di essere una nullità, che merito di suicidarmi…

E io ci credo davvero, al punto che poi lo attuo questo pensiero, oppure mi deprimo al punto tale da consumarmi, da bere, da drogarmi (tutte cose che non fanno altro che farmi stare in uno stato sempre più confuso, e ad avere sempre più difficoltà, con i sensi così alterati, ad attivare l’osservatore: in un loop autodegenerativo).

Quando io mi sposto dal dolore all’osservatore di chi ha dolore, lo faccio senza mai negare il dolore, perché io non posso osservare qualcosa negando quello che c’è (sarei ancora immerso dentro, e ci farei a braccio di ferro): per osservare, io devo osservare quello che c’è, quindi se c’è il dolore, io osservo il dolore.

Però io mi sto spostando dall’identificazione, dall’incubo, a colui che lo sta sognando, l’incubo.

E mi dico: “Sai che c’è? È solo un incubo. Mi io mi diverto pure a continuare a sognarlo, quest’incubo! Non scappo via, vediamo cosa mi dice quest’incubo”.

Però lo posso fare nella misura in cui non sono più identificato con quei pensieri, e ho uno sguardo più assoluto: sono l’osservatore, che sta osservando colui che ha i pensieri.

È importante questa cosa.

Quindi, sì, certo, i pensieri sono nel qui e adesso, ma io che i pensieri sono qui e adesso lo capisco solo nella misura in cui sto osservando i pensieri, e li riconosco come tali; altrimenti, io non riconosco che sono pensieri che sto avendo nel qui e adesso, e se quel pensiero mi dice che devo andare a suicidarmi, io ci credo, prendo e mi suicido, punto.

Quando ho paura che mi possa succedere qualcosa, e non riconosco che è solo un pensiero, io ho ansia, e ne ho pure tanta, e ho bisogno di fare al più presto qualcosa.

Se io invece mi osservo, e vedo che io ho ansia, e che ho fretta (e la fretta cos’è? Il fatto che c’è una proiezione verso il futuro), e vedo tutta questa dinamica: io sono tranquillo.

Sono tranquillo, anche se una parte di me è nell’ansia.

Ma quest’ansia tende sempre di più a diminuire, tanto più mi sposto nell’osservatore; però, attenzione, l’osservatore non è un distacco, sembra un distacco perché c’è meno emotività.

Io devo osservare quello che c’è, esserne testimone, io quindi devo stare con quello che c’è.

Non è una fuga, è un testimoniare quello che c’è, un immergersi dentro, ma da una prospettiva diversa: io so che sono pensieri, li riconosco come tali, e so che prima e poi se ne vanno.

Intanto i pensieri ci sono, e io li osservo per quello che sono, e riconosco come mi fanno stare, ma li ho riconosciuti, sono solo pensieri, non sono io: non sono io che sono una nullità, sono i miei pensieri che lo dicono.

Ma i pensieri mentono, perché poco prima mi sentivo un Dio.

I pensieri cambiano, ci dicono tante cose, diverse, contraddittorie; ma non sono io.

E quindi c’è questa doppia realtà

Guarda il video – L’adesso come assoluto

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