la doppia freccia: Corso Buddismo

Tratto dal corso di buddismo “Semplicemente buddismo

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la doppia freccia

Buddha raccontava una storia che ci aiuta a capire quanto questa sofferenza dipenda da noi.

Lo fa cercando di descrivere in che modo chi fa un lavoro su di sé e vince l’ignoranza, sia un privilegiato rispetto a chi si comporta in modo ordinario o “senza istruzione”.

Come “ignoranza”, o “senza istruzione” non intendiamo il titolo di studio, ma conoscere o meno come funzioniamo in questo mondo.

La sofferenza dicevamo dipende da noi, eppure gli altri e bassi della vita colpiscono tutti: sia chi vive in modo “ordinario nell’ignoranza” ma anche chi fa un lavoro su di sé.

Dov’è la differenza allora? Perché chi è nella via del risveglio vince la sofferenza se comunque, come è successo a tutti i Buddha, tutti i santi del passato si è comunque soggetti alla vecchiaia, alla malattia e alla morte?

Ponendo queste domande a Buddha essendo educato alle arti della guerra ancora una volta per rispondere, usa l’esempio della freccia, ma questa volta è doppia..

ecco un brano tratto da un suo discorso (estratto dal sito canonepali.net dal discorso chiamato della freccia, “Sallatha Sutta” in appendice trovi il link al discorso completo):

“Quando una persona ordinaria senza istruzione prova una sensazione dolorosa, si lamenta, è triste, si percuote il petto e si angoscia. Perché prova due dolori, quello fisico e mentale.

 È come se si tirasse una freccia ad un uomo, e dopo, ancora un’altra, così proverebbe il dolore di due frecce.

 Allo stesso modo, quando si prova una sensazione dolorosa, la persona ordinaria senza istruzione si lamenta, è triste, si percuote il petto e si angoscia. Prova due dolori, quello fisico e quello mentale.

 Quando prova questa sensazione di dolore, si oppone. Per contrastarla si culla nel piacere sensuale.

 Perché? Perché la persona ordinaria senza istruzione vede un unico rimedio alle sue sensazioni di dolore: il piacere sensuale.

 Quando si culla nel piacere sensuale è assalita dal desiderio di piacere.

 Non discerne tale sensazione, come è in realtà, la sua origine, la sua cessazione, la sua crescita, i suoi ostacoli, o altro rimedio ad essa.

 Quando non discerne né la sua origine, né la sua cessazione, né la sua crescita, né i suoi ostacoli, né una via di salvezza da tale sensazione, allora è guidata dall’ignoranza riguardo ad ogni tipo di sensazione.”

Per fortuna chi fa un lavoro su di sé cerca ed indaga nella sua mente nei suoi meccanismi mentali e mano a mano esce da questa sofferenza. Non si oppone al dolore né cerca il piacere sensuale perché conosce questa sensazione per come è realmente, “conosce la sua origine la cessazione, la crescita e la via di salvezza”.

Mi viene in mente chi cercando di vincere la vecchiaia si fa talmente tanti interventi chirurgici (a nel tentativo di piacere al senso della vista) da risultare una caricatura sgradevole e immagino la sofferenza che c’è dietro, nel non accettare la realtà che la vita gli sta imponendo.

La vera sofferenza quindi è la seconda freccia e di questa possiamo davvero farne a meno.

Del resto: “Se un problema ha una soluzione non è un problema. Se un problema non ha una soluzione, non è un problema”

 

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