Chi usa psicofarmaci può Meditare?
Scopri:
- Perchè gettarsi dal paracadute è “quasi” come meditare (vabbè ho esagerato, ma non di molto :))
- Perchè si può meditare con gli psicofarmaci
- Cosa consigliano gli esperti di meditazione sull’uso di sostanze che alterano lo stato della mente
Contenuti
- guarda il video di 7 minuti – Chi usa psicofarmaci può meditare?
- La domanda di “Insicuro”: Chi usa psicofarmaci può meditare?
- Meditazione in qualsiasi circostanza
- Psicofarmaci e meditazione: come funzionano insieme?
- L’opinione dei meditatori avanzati
- Meditare in diverse condizioni: il ruolo dei psicofarmaci e del contesto
- Conclusione: meditazione e psicofarmaci, una convivenza possibile
guarda il video di 7 minuti – Chi usa psicofarmaci può meditare?
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La domanda di “Insicuro”: Chi usa psicofarmaci può meditare?
La seconda domanda è di insicuro che usa e domanda: “Chi usa psicofarmaci può meditare?” e la risposta è sì. Fine della domanda. No, mi spiego meglio: sì, assolutamente, chi usa psicofarmaci può meditare e il punto è che noi possiamo meditare in qualsiasi circostanza, ok? Anche in preda alla malattia o mentre siamo buttati giù da un paracadute potremmo meditare.
Meditazione in qualsiasi circostanza
Tra l’altro, quando ti butti giù dal paracadute non ne hai motivo perché appunto in quel momento tu sei pienamente nel qui e ora perché non è che c’è tanto tempo per spaziare coi pensieri tipo: “Eh, adesso vado a mettere il caffè sul fuoco” o “Scrivo la lettera a Tizio, chiamo Caio”.
No, no, quando stai buttandoti dal paracadute senti il vento sulla pelle e ti chiedi quello che devi fare nel qui e ora, quindi possiamo dire che buttarti col paracadute può essere in qualche modo una tecnica di meditazione. Sicuramente stai presente nel qui e ora mentre stai buttandoti dal paracadute. Il punto non è quello. Il punto è che ogni momento della tua vita, in qualsiasi circostanza, anche quando sei ubriaco (per assurdo), puoi meditare.
Psicofarmaci e meditazione: come funzionano insieme?
Gli psicofarmaci poi sono di varia natura e agiscono soprattutto a livello neurale, cioè dei neurotrasmettitori. I neuroni comunicano tra di loro attraverso i loro filamenti, e tra un filamento e l’altro si trasmettono queste sostanze che sono i neurotrasmettitori.
Quindi, diciamo, gli psicofarmaci creano questi prodotti che normalmente vengono prodotti naturalmente dall’uomo in modo sintetico, farmacologicamente, e aiutano a rigenerare magari una maggiore produzione di alcuni neurotrasmettitori che potrebbero essere carenti. Quindi, questo è come funzionano chimicamente.
È anche vero che la meditazione aiuta a stimolare una maggiore produzione di alcuni di questi neurotrasmettitori come le endorfine e il GABA. Però, insomma, diciamo che se uno fa uso di psicofarmaci vuol dire che c’è una prescrizione dietro e questa prescrizione è utile ovviamente seguirla.
E poi magari sarà utile dire al proprio psicoterapeuta, ad esempio, che si fa meditazione e che si trova giovamento, e dire insomma se si è seguiti. Poi, un giorno magari lo stesso psicoterapeuta può dire: “Lasciamo perdere e continua con delle cose che fai” e c’è chi suggerisce anche la meditazione, ma diciamo in una fase già dove una persona ha ritrovato un suo equilibrio. Quando invece si fa uso di psicofarmaci perché c’è bisogno di ricostruire un proprio equilibrio, è bene continuarne a farne uso, e quindi assolutamente puoi anche meditare mentre ne fai uso.
L’opinione dei meditatori avanzati
C’è da dire che i meditatori più avanzati, quelli più “gasati”, quelli più storici, tendono a dire che qualsiasi sostanza che altera le condizioni della mente – quindi sicuramente rientrano anche i psicofarmaci – sono sconsigliate. Ma anche il vino è sconsigliato, persino il caffè è sconsigliato. Non lo è il tè, lo dovrebbe essere ma non lo è.
Poi, dietro al tè c’è anche tutta una leggenda rispetto a un meditatore che, nell’antichità, portò la meditazione dall’India all’Oriente, in Cina, e poi dopo è andata anche in Giappone. E questo qui non riusciva, si addormentava sempre, non riusciva a meditare.
Quindi, la leggenda vuole che, visto che gli calavano sempre le palpebre e si addormentava, se le fosse tagliate. Queste palpebre, buttate per terra, sono diventate delle foglie di tè e hanno generato la pianta del tè. Quindi, c’è anche un legame tra il tè e la meditazione.
Ma diciamo che, in generale, tutte le sostanze – tè, alcol, psicofarmaci – che alterano la mente incidono nel quotidiano, incidono nella nostra mente, e quindi chi vuole raffinare gli stati mentali in modo naturale tende a non fare uso di queste sostanze. Ma parliamo di persone avanzate, e quindi puoi meditare anche in qualsiasi circostanza.
Meditare in diverse condizioni: il ruolo dei psicofarmaci e del contesto
È chiaro che non aiuta. Mi spiego meglio: ad esempio, se io medito dopo avere mangiato, nessuno mi impedisce di meditare dopo aver mangiato. Se magari quello è il momento in cui posso meditare, medito dopo mangiato. Ma che succede nella chimica del mio corpo? Ovviamente il sangue fluirà di più allo stomaco per favorire la digestione, e io proverò sonnolenza e sarà più difficile concentrarmi. Ma questo non mi impedisce di meditare lo stesso.
Ok, il fatto di meditare più volte durante il giorno, per esempio, ti permette di vedere com’è differente. Io vedo che quando medito la mattina ho un tipo di concentrazione, quando medito la sera ne ho un altro. Poi ogni mattina è diversa, ogni sera è diversa, però tendenzialmente vedo che la sera sono un po’ più concentrato, la mattina un po’ di meno.
Poi ciascuno di noi ha un bioritmo diverso, quindi è assolutamente diverso. Rispetto all’uso degli psicofarmaci puoi notare come cambia rispetto alla distanza di tempo in cui mediti rispetto a quando ne hai fatto assunzione. Quindi puoi notare come può cambiare il tuo stato di centratura rispetto a questo. Quindi ogni cosa del quotidiano si può trasformare in un’occasione per meditare.
Conclusione: meditazione e psicofarmaci, una convivenza possibile
Quindi ben venga anche la meditazione anche se fai uso di psicofarmaci, a dispetto di chi vuole vedere e raffinare la consapevolezza rispetto allo stato naturale della mente. Quindi c’è chi fa questo. Ben venga se io faccio uso di psicofarmaci perché mi è stato prescritto. Nulla mi impedisce di meditare lo stesso. Ok, se poi sto in una fase avanzata in cui mi è stato detto anche di calare l’uso degli psicofarmaci fino a smetterli, e se posso accelerare questo processo, che comunque è un processo lento e va seguito con attenzione, posso anche decidere – in accordo con il mio psicoterapeuta, sempre in accordo con lo psicoterapeuta – di procedere in questa direzione.
Grazie. Mi è stato molto utile perché io sto usando psicofarmaci dopo la morte di mio marito, causa attacchi di panico e ansia incontrollabile. Forse con il percorso di meditazione, che ho intenzione di intraprendere riuscirò a prendere meno farmaci. Ancora grazie Claudio
prego Luciana, sono felice che sia stato utile.
Ottimo se vuoi intraprendere un percorso meditativo, se non ti mettei fretta vedrai dei meravigliosi risultati, ma ci vuole pazienza, il bello è che porta a cambimenti radicali e pace profonda.
Molto interessante quello che ci hai spiegato sull’uso degli psicofarmaci e la meditazione. Grazie! Caterina
prego Caterna sempre un piacere
grazie Erika, i tuoi feedback mi sono di sostegno 🙏
Grazie Claudio, altro tema delicatissimo che tu hai affrontato e spiegato in maniera semplice e chiara, ma comunque esaustiva. Leggo sempre i tuoi articoli, li adoro