osservare o controllare la mente: la differenza
Recentemente un lettore mi ha scritto: “Sai Claudio, non ho capito la differenza tra prestare attenzione e controllare la mente; in cosa consiste esattamente?”.
Guarda il video: Osservare o controllare la mente – la differenza
o continua a leggerne la trascrizione sotto:
La differenza può sembrare sottile ma, in realtà, non lo è poi così tanto; anzi, come vedremo, c’è una enorme differenza tra il prestare attenzione e il controllare.
Già il fatto di voler controllare un qualcosa implica il volerlo modificare.
È la stessa differenza che c’è tra essere il regista di uno spettacolo teatrale (oppure il suo autore) e l’essere, invece, un semplice spettatore:
la vita che lo spettatore sta osservando si svolge in un palcoscenico e non c’è alcuna velleità di modificare quello che succede, ma soltanto l’intenzione di osservare quello che sta accadendo davanti ai suoi occhi; e di osservare con attenzione, in modo da comprendere la storia.
Oppure l’attitudine che si ha in una sala cinematografica, ovvero accogliere semplicemente le immagini che provengono dallo schermo senza avere la pretesa di modificarle in alcun modo.
Questa è la disposizione d’animo nei confronti della semplice attenzione.
Cosa c’è invece nel controllo?
Certo non c’è l’abbandonarsi all’esperienza.
Tu ti abbandoni all’esperienza solo se ti metti nell’ottica di accoglierla così com’è; se invece quell’esperienza la vuoi controllare sei nell’ottica di volerla modificare e di voler fare qualcosa per cambiarla.
Cosa fai quando controlli una macchina?
La guidi, ovviamente.
Ti dici: “Devo andare di qua”, “Devo andare di là”; puoi avere ansia, preoccupazione.
Pensiamo invece a chi sta nel sedile del passeggero; immagina di avere un autista (del quale ovviamente ti fidi e sai che ti condurrà nella maniera più appropriata):
a quel punto il tuo modo di viaggiare diventa completamente rilassato e il tuo modo di porti nei confronti di quello che si mostra dal tuo finestrino è assolutamente calmo e pacifico.
Ecco cos’è l’attitudine all’attenzione.
È un richiamo proattivo ad aprire gli occhi (quelli del cuore e della mente) e osservare quello che succede, ma è molto diverso dal voler controllare ed essere regista di uno spettacolo che è bene che tu osservi così com’è.
Perlomeno in una prima fase, di diagnosi potremmo dire, in cui abbiamo bisogno di capire; e per capire abbiamo bisogno di attenzione, non di aver voglia di modificare alcunché.
A questo punto sento di consigliarti quaesto articolo che fa chiarezza su altri punti, che come questo, sono spesso confusi in meditazione:
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