meditazione senza pensieri
non ci sono i pensieri: che faccio? che succede?
Matteo dice: quando medito non ho pensieri, ma ho letto che potrebbe essere che i pensieri ci sono ma non ne sono consapevole.
È così? Potrebbe essere il mio caso? Come mi comporto?
Se sei interessato piuttosto a scoprire come svuotare la mente clicca qui altrimenti ecco come rispondo a Matteo:
Matteo, potrebbe essere il tuo caso, ma anche no.
In entrambi i casi non ti devi preoccupare, non c’è altro che tu debba fare se non continuare a meditare.
Guarda il video: “non ci sono pensieri che faccio?”
Potrebbe non essere il tuo caso, potrebbe soltanto essere che i pensieri non ci sono davvero e perciò non hai motivo di preoccuparti; oppure i pensieri ci sono ma non ne sei consapevole e in questo caso non hai nulla da fare oltre a continuare la meditazione.
In entrambi i casi, sia che tu non abbia pensieri o che li abbia ma non ne sia consapevole, la questione non cambia: la tua esperienza è quella di non avere pensieri.
Quindi continua a meditare finché non ti accorgi che, magari, c’è qualche pensiero; e allora ci puoi lavorare, su come lavorarci ci arrivo fra un attimo ma prima ci tengo a raccontarti un’esperienza.
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meditazione senza pensieri per tutti..tranne me..
Io, da counselor (meditavo già da tanti anni, ero un meditante esperto), avevo deciso di partecipare a un corso di “Mindfulness”:
volevo sapere in cosa fosse diverso dalla meditazione Vipassana che già facevo, per poi scoprire che la Mindfulness viene proprio dalla Vipassana, per cui non mi ha aggiunto nulla; se non il piacere di meditare ancora con altre persone e il vedere le cose da quella angolatura della Mindfulness, sebbene quest’ultima attinga grandemente dalla meditazione Vipassana.
Ebbene, in queste sessioni si meditava relativamente pochi minuti e, alla fine, si raccoglievano le impressioni delle persone coinvolte (eravamo tutti counselor e, soprattutto, psicologi) e tutti dicevano sempre: “Che bello, non ho avuto pensieri”.
Io, però, mi accorgevo di essere pienissimo di pensieri e mi sembrava strano: mi accorgevo molto chiaramente di averne.
E in effetti, l’insegnante lo fece presente davanti a tutti, il fatto era che per gli altri si trattava delle prime esperienze e già il focalizzarsi un attimo gli dava delle belle sensazioni: magari dei pensieri c’erano ma erano un po’ più “subdoli”, se ne stavano più nascosti rispetto ai pensieri più evidenti e i meditanti non se ne accorgevano.
Io che invece avevo affinato un certo livello di consapevolezza, mi ero allenato a riconoscere anche quelli più sottili e quindi, l’esperienza che vivevo, era di quella di avere tanti pensieri; ed è un’esperienza che continuo a conoscere.
Quindi (Matteo) può essere che tu abbia dei pensieri e te ne faccia trascinare, come può essere benissimo che i pensieri non ci sono perché ti stai focalizzando molto bene sul respiro.
Poco tempo fa qualcuno mi ha chiesto: “Ma io, se non ho i pensieri, su cosa medito”?
Ma io, se non ho i pensieri, su cosa medito
Questa persona mi ha detto che meditava agganciandosi al respiro e così facendo non aveva pensieri; va benissimo, non è che i pensieri si debbano avere per forza.
Anzi, idealmente, sarebbe proprio quella la condizione ideale!
Intendiamoci, non è una cosa utopistica, ma è una condizione molto difficile da raggiungere.
Io stesso non ci riesco, sono anni che medito, ma mi capita in rarissime esperienze; ho difficoltà a spegnere i pensieri e a riaccenderli quando voglio io.
Lo stato puro della mente dovrebbe essere silenzioso, poi decido di pensare a quello che mi serve; per esempio faccio dei progetti per il giorno dopo, me li scrivo sull’agenda, chiudo l’agenda e poi smetto di pensare.
Questo sarebbe l’ideale.
Ma, essendo un ideale, noi dobbiamo stare con quello che c’è: è questo il bello della meditazione, soprattutto di quella Vipassana.
Vipassana è una parola in lingua pali, una lingua antica parlata dal Buddha, e significa “visione profonda” o “visione penetrativa”.
Che cosa significa questo?
Che io sto con quello che c’è a diversi livelli: io penetro sempre di più dentro me stesso, dentro la consapevolezza di me stesso, tanto sono in grado di fare, in base al mio stato di consapevolezza nel qui e ora.
Cosa significa esattamente?
Che se io sono all’inizio del mio percorso, e sono poco consapevole, non andrò molto in profondità; ma anche se siamo molto avanti nel percorso, visto che noi non siamo esseri che progrediscono sempre in maniera lineare, ci sono momenti in cui siamo stanchi o deconcentrati; per cui, in quei momenti, il raggiungimento della consapevolezza sarà faticoso.
La Vipassana penetra laddove trova spazio per penetrare, per cui noi portiamo alla luce ciò che siamo in grado di portare alla luce nel qui e ora e ciò può essere anche, banalmente, nulla.
Anzi, il più delle volte, stare con “quello che c’è” può apparire noioso perché non appare nulla e va bene così.
Se appare tanta agitazione, il più delle volte si tende a dire: “Non riesco a meditare. Smetto”.
E invece anche li tu sei consapevole che c’è un lavorio della mente molto alto e quindi stai con quello, hai consapevolezza di quello stato particolare.
Questo è lo stare con quello che c’è: è un po’ il trucco della meditazione Vipassana.
Quindi, come vedi, se tu non hai consapevolezza dei pensieri non ha importanza se ci sono ma sono in sottofondo o se non ci sono proprio.
L’importante è che tu continui a lavorare in modo tale che, se ci sono, raffini la tua attenzione e li scopri e, se non ci sono, continui a focalizzare la tua attenzione sul respiro in modo tale da fissare questa esperienza; così, se i pensieri dovessero affiorare, te ne accorgerai.
Quindi non stare a indagare se i pensieri ci sono o non ci sono: è un lavorio della mente che non ci serve, stai con quello che c’è, senza aggiungere o levare nulla.
Se c’è un pensiero non bisogna né respingerlo né trattenerlo, si tratta semplicemente di lasciarlo passare; quando lo lasciamo passare noi siamo in riva al fiume, se invece ci facciamo trascinare dai pensieri siamo dentro il fiume, veniamo spazzati via.
Di fatto, gran parte della nostra vita noi la spendiamo, non nel momento presente, magari con i piedi nel fiume sentendo l’acqua che scorre e vivendo pienamente, ma facendoci trascinare dalla corrente e magari arrivando alla fine della vita senza avere mai vissuto l’esperienza della presenza (questo è un triste ma è così).
Quindi ripeto, Matteo, non ti preoccupare: qualunque sia il tuo caso, va benissimo così; io non posso saperlo, perché non sono in te.
Quella della meditazione è un’esperienza che ciascuno fa dentro di sé e solo tu puoi scoprirlo, se e quando dovesse accadere.
Ribadisco: se tu dovessi avere dei pensieri non preoccuparti e non preoccuparti nemmeno se non li dovessi avere: semplicemente continua a meditare perché sei sulla buona strada.
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Tratto dal Come Meditare Coaching
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