Meglio avere un orario o essere liberi per meditare con costanza?

 “Vorrei sapere se è indispensabile avere lo stesso orario per la meditazione, o se si può programmare in base alle diverse esigenze.”

Si può meditare quando vuoi.

Nella meditazione per indaffarati, io suggerisco addirittura di spostare quanto più possibile l’attenzione meditativa – la presenza – in ciò che fai nel quotidiano.

Quindi ogni ora, ogni momento, è giusto per meditare: non c’è un momento migliore in assoluto.

Tuttavia, io consiglio di avere una consuetudine, con un momento quotidiano per la meditazione.

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Siamo esseri abitudinari, avere come abitudine quotidiana la meditazione è salutare, quindi ti invito a trovare un momento che, potenzialmente, sia sempre quello.

Attenzione, però, relativizzo subito quello che ho detto: va benissimo cambiarlo (e poi dipende da che lavoro fai, se per esempio sei un infermiere – e fai i turni – è un po’ un problema meditare sempre alla stessa ora), ma – e puoi constatarlo personalmente – se non mantieni lo stesso orario è più difficile mantenere la costanza.

Perché succede?

Perché rimandi: adesso non è il momento, lo faccio dopo… adesso non è il momento e lo faccio dopo e poi arriva la sera, ti accorgi che sei stanco, non hai più concentrazione e rimandi al giorno dopo.

E non c’è niente di male, non è che se rimandi un giorno succede qualcosa.

Poi rimandi due giorni, e anche lì non succede niente; il problema però è che rimandando rimandando e rimandando, poi magari smetti, ed è un peccato.

È più facile cercare di mantenere un’abitudine; che è assolutamente elastica, la decidi tu.

Ci sono dei momenti migliori per meditare?

Sì.

Ci sono dei momenti peggiori?

Sì.

Ma non è che c’è una legge ferrea: devi trovare tu il momento migliore.

Anzi, può essere anche utile vedere quando, per esempio dopo i pasti, tendiamo ad essere più assonnati e di quanto sia più difficile essere focalizzati.

Ed è un errore questo?

No: va bene lo stesso.

Anzi, è bello essere consapevoli che è così: che funzioniamo in questo modo.

Quindi non è un bel momento meditare dopo i pasti, però è un bel momento per essere consapevoli di come funzioniamo dopo i pasti, perché no?

Certo, se voglio scegliere un momento in cui essere più presente, magari non scelgo quello come momento.

Però, come vedi, non c’è nulla di sbagliato a meditare dopo i pasti, anche se non è il massimo (ma va benissimo).

Normalmente quand’è un buon momento?

Quando ci svegliamo la mattina, o comunque… quando ci svegliamo.

Se fai l’infermiere, e hai fatto il turno di notte, e ti svegli a mezzogiorno, dopo che ti sei svegliato e ti sei rinfrescato un attimo la faccia, per meditare può essere un ottimo momento.

Io non sono un mattiniero.

Sono quella classica persona che la mattina, perdonate l’eufemismo, sono “più coglione che leone” (scusatemi la parolaccia, ma rende bene l’idea).

Cioè la mattina sono più rintronato.

Facevo teatro, la notte facevo tardi, e la mattina per me non era un buon momento.

Ancora oggi, quando medito la sera ho una percezione della meditazione più “salutare”, sono più presente a me stesso quando medito la sera rispetto a quando medito la mattina.

Tuttavia ho riscontrato per esperienza che meditare la mattina mi aiuta parecchio: intanto perché non rimando più, è una delle prime cose che faccio e quindi non rimando di continuo fino a non farla più.

Tendo a farla con maggiore costanza se la inserisco la mattina, e mi aiuta a vivere meglio la giornata.

Quindi anche se la percezione della meditazione non è qualitativamente uguale a quando medito la sera, devo riconoscere la qualità della mia giornata è migliore: sono più presente a me stesso, faccio meno errori, non mi viene il dubbio di aver lasciato il fuoco acceso sotto la pentola (e non devo perdere tempo a tornare indietro per controllare); insomma, anche se, lì per lì, mi sono sentito distratto, i benefici durante la giornata li sento meglio.

Quindi lungi da me dire che la mattina è “assolutamente” il momento migliore per meditare, anche se molti lo dicono (nella meditazione trascendentale, per esempio, si invita a fare due meditazioni da venti minuti: una la mattina e una la sera).

Io dico: sperimenta, trova il tuo momento.

Dopo pranzo?

Va bene, non dico di pranzare sempre alla stessa ora: se fai i turni di notte pranzerai, per dire, alle quattro del pomeriggio, se non li fai pranzerai all’una, per ipotesi; ma tutti i giorni hai dei pasti.

O tutti i giorni ti svegli.

Trova un tuo momento, che sia contestualmente uguale al tuo rituale; quindi non rispetto a Kronos, all’ora standard riferita all’orologio, ma rispetto a Kairos, ovvero rispetto a come tu percepisci il tempo all’interno della giornata.

Questo primariamente, ma poi nulla osta che tu, all’interno delle tue consuetudini quotidiane, possa decidere di spostare il momento qua e là; non succede niente, va sempre bene.

Però constaterai che, se non è un’abitudine, tenderai a rimandare fino a non farla; e questo sarebbe un peccato.

Quindi: sperimenta, verifica da te.

Va benissimo qualsiasi orario, va benissimo qualsiasi consuetudine; cerca di rendere la meditazione una consuetudine, abituati a farla.

Quando ti svegli la mattina, per la mia esperienza, al di là della percezione lì per lì che me la rende meno piacevole, mi ha dato molto di più.

Quindi ti invito a verificare (per esempio a verificare di come, dopo i pasti, siamo un po’ più distratti).

Non c’è una regola ferrea.

Il bello della meditazione è quello di aprire gli occhi a quello che c’è e di sperimentare in prima persona, e questo è il mio invito per te.

 

 

https://youtu.be/yKwT6xfhaAU

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