Quando smettere con la meditazione guidata
La domanda di Enzo è:
“Dopo quanto tempo è bene non farmi più guidare dalla tua voce? Quali segnali cogliere per realizzare che è arrivato il momento di fare da solo?”.
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Le meditazioni guidate sono un ottimo strumento, soprattutto per iniziare.
Perché se uno non sa cosa fare – e spesso, chi non sa meditare, si fa tante domande – e avere quindi una voce che ti guida – e non doversi perciò porre tante domande – è utilissimo.
Non ti disperdi, perché la stessa voce ti riporta nel qui e ora, perché le indicazioni servono – dipende dallo scopo delle meditazioni, ma in linea di massima, specie all’inizio, è così – per favorire la focalizzazione e il rilassamento; e poi dopo, a seconda della tecnica meditativa, a fare anche altro.
Poi, è chiaro, qualunque sia la tecnica meditativa, se fossimo assorbiti da mille pensieri, di fatto non staremmo meditando.
E invece, in qualsiasi tecnica meditativa guidata, la voce è di grande aiuto; e quindi un altro effetto, oltre a non doverti chiedere cosa fare, è che ti aiuta a focalizzarti.
Tuttavia, almeno in ambito di Vipassana, io tendo a consigliare di fare a meno, dopo un po’, della meditazione guidata.
E da qui, probabilmente, nasce la domanda di Enzo: quando, e quali sono i segnali da seguire.
Il segnale non è esterno, ma bensì interno: ascoltati, senti quando ne puoi fare a meno.
Il silenzio, rispetto alla voce che guida, ha un vantaggio.
Nonostante nel silenzio ci sia spazio per tutto (e quindi anche ampio spazio per le distrazioni: è il rovescio della medaglia), il silenzio offre però la possibilità di aprirsi a qualunque esperienza.
Mentre la voce che ti guida ti spinge laddove le parole ti inducono ad andare, e questo vizia un po’ l’esperienza.
Io non ho nulla in contrario sul fare le meditazioni guidate anche in fasi avanzate di esperienza, soprattutto se tendi a distrarti; ogni tanto c’è bisogno di tornare alla semplicità, alla base, e quindi è anche bello nel corso degli anni tornare anche alle meditazioni guidate.
E poi c’è meditazione guidata e meditazione guidata.
Ci sono delle esperienze che sono un po’ complesse da fare e nei vari passaggi rischieresti di perderti, e quindi hai bisogno di una voce che ti guida ricordandoti quali sono questi passaggi e in quale momento li devi porre in essere.
Ma ripeto, soprattutto in visione profonda – ovvero in Vipassana: la tecnica di consapevolezza per eccellenza – sarebbe utile essere consapevoli di noi stessi, e questo lo possiamo ottenere se la nostra attenzione è rivolta all’interno; se la mia attenzione è rivolta a una voce che mi dice di fare delle cose, non guardo dentro me stesso.
Quando guardo me stesso nel silenzio, emergono delle cose che sono uniche, e quindi è bene, prima o poi, avere a che fare con queste cose, andare a esplorare in quelle zone.
Che poi non è che sono cose che non possono emergere anche con le meditazioni guidate, diciamo però che, se hai la massima libertà, hai più possibilità di fare emergere di tutto.
E normalmente le cose che emergono sono proporzionate al nostro livello di poterle vedere, quindi non ti spaventare più di tanto anche se dovessero emergere delle cose che, lì per lì, dovessero impressionarti.
Lasciale fluire, vedrai che è tutta roba gestibile e attraversabile.
Spesso sono cose piacevoli quelle che emergono durante la meditazione, ma anche qualora dovessi attraversare un momento di incertezza, o anche un momento più buio, se rimani presente a te stesso lo attraversi con grande facilità; e una volta attraversato, la soddisfazione e la realizzazione, la pace, che puoi trovare sono molto più profonde, e anche la sicurezza in te stesso diventa ancora più profonda.
Quindi il mio invito è quello di cercare di misurarti con tutto questo.
Appena puoi, senza obbligarti, non è un dovere non fare le meditazioni guidate: assolutamente.
Puoi tornarci quando vuoi, sentiti libero di farle; ma sentiti anche libero di metterti in gioco, e non farle.
Puoi anche provarle: farla un po’, poi smettere per un pochino, farne una o due in silenzio; e poi rincominciare.
Misurati, verifica un pochino da te.
Non c’è nulla di sbagliato, né in un senso né nell’altro.
Quindi anche se io ti invito a fare la meditazione in silenzio e non guidata, non prendere questo invito come un dovere, o come una cosa giusta aprioristicamente.
Meditiamo per essere liberi da sensi del dovere o messaggi esterni, ma per essere nel qui e ora: stando nel qui e ora tu sei misura di te stesso, tu capisci quanto è utile andare senza farsi guidare da qualcuno e quanto invece può essere più funzionale appoggiarti a una voce che ti guida.
Spero di avere reso un quadro in cui ho restituito la massima libertà nella scelta del momento giusto, e allo stesso tempo di avere fatto chiarezza sulla potenziale utilità di fare anche delle esperienze nel silenzio.
E spero anche, nel fare questo – anzi ne sono abbastanza convinto – di non aver mostrificato la meditazione guidata, che può ben essere un sostegno.