Cosa significa essere dei Risvegliati?
“Cosa significa esattamente essere dei risvegliati?
E perché tu ritieni di non esserlo: cosa ti manca?
È qualcosa che, per averla, deve venire dall’esterno o da noi stessi?
È una ricerca da fare, per arrivarci, o non serve arrivarci?
Non porta alcun beneficio il viaggio per arrivarci?”
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Allora: a me non manca nulla; come non manca nulla nemmeno a te.
Noi siamo quella luce.
Noi abbiamo un qualcosa di più, come nell’esempio del cinema: in c’è questa luce, su cui scorrono le immagini, e nello schermo si proiettano queste immagini.
La realtà ultima, quello che sei tu, è la luce: le immagini sono tutte le cose che ci diciamo, tutti i nostri schemi mentali.
E quindi cosa ti manca; cosa manca al proiettore?
Al proiettore non gli manca nulla: c’è già tutto.
Tu la luce la puoi vedere anche mentre scorrono le immagini, perché mentre le immagini fluiscono non è che la luce smette di esserci: è già là, non è che la devi cercare da qualche altra parte.
Quindi non ci manca nulla.
Perché ritengo di non esserlo, un Risvegliato, e cosa significa esserlo?
Per spiegarlo mi avvalgo di uno strumento molto valido (che non è farina del mio sacco, l’ho sentito da Salvatore Brizzi, che a sua volta l’ha sentito dalla sua insegnante).
Immagina di essere Claudio, e di addormentarti, di sognare, e di sognare di essere Garcia.
Garcia è uno che fa la sua vita (ha una tabaccheria, una moglie, dei figli), e a un certo punto uno gli dice: “Tu non sei mica vero, sei un sogno, e se vuoi capire la vera essenza della tua vita ti devi risvegliare.”
E allora cosa fa Garcia (sempre all’interno del sogno)?
Compra dei libri spirituali, si mette a meditare… fa un sacco di cose.
Ma quante possibilità ha Garcia di risvegliarsi?
Be’, Garcia non si può risvegliare.
È Claudio che si deve risvegliare: perché Garcia è il sogno di Claudio.
Garcia può capire di essere Claudio, e Claudio può decidere di continuare a essere Garcia, e di continuare a fare quel sogno; ma a quel punto è un sogno lucido, non c’è più una identificazione con Garcia, c’è una identificazione con Claudio: che lo sta sognando.
Garcia non è altro che il prodotto di una mente che ha portato a una divisione, attraverso delle immagini, e ha creato una meravigliosa vita, basata su dei meravigliosi schemi mentali.
Che quando sono troppo egoici – troppo separati dall’essenza delle cose – diventano fonte di sofferenza.
Ma, tanto più arrivi alla fonte, non ti puoi disperare se Garcia, nel sogno, muore: perché è solo un sogno, e in realtà Claudio non muore.
E così, Claudio, si può a sua volta risvegliare alla sua vera essenza.
Che non è Claudio.
O meglio, Claudio ne è una manifestazione: il film che passa davanti alla luce è una meravigliosa storia (stupenda, bellissima: andiamo al cinema proprio per goderci le storie), e questo film non potrebbe esistere se dietro non ci fosse la luce.
Le ombre esistono solo nella misura in cui c’è una luce che permette di proiettarle.
Ma le ombre creano la vita, la dinamicità: una storia dove c’è solo luce – non succede niente, non ci sono i cattivi – è una palla mostruosa, non è divertente viverla.
La vita è divertente perché abbiamo degli alti e bassi, ci sono i “cattivi”, e ci sono gli ostacoli da superare (e la nostra vita, grazie al cielo, è piena di queste cose).
Essere dei Risvegliati significa ricordarci, mentre viviamo queste difficoltà (perché una parte del Risvegliato queste difficoltà le avverte), che è bellissima quella difficoltà: perché è quella che ci permette di avere un’esperienza in questa vita, ma con una prospettiva che non è più quella di chi vive quella difficoltà.
Una parte di noi vive quella difficoltà, mentre stiamo sognando di essere Garcia, siamo anche Garcia: ma Garcia è solo un sogno, bellissimo, e che vivo pienamente; ma io sono anche altro.
Io sono, soprattutto, altro; ma sono anche quello, ed è bello essere anche Garcia.
Perché dico di non essere un Risvegliato?
Perché so di non esserlo.
A parte, poi, che ti serve sapere se lo sono?
Anche se lo fossi, probabilmente, non lo direi.
Molti Risvegliati, lo sono, ma non lo dicono di esserlo; e poi ci sono anche quelli che, beati loro, lo sono, ma non sanno di esserlo.
Son pochi quelli che lo sono e lo dicono, ma, la maggiorparte di quelli che lo dice, non lo è.
Se uno è davvero un Risvegliato, in genere, non lo dice (a parte rare eccezioni).
Perché non lo dice?
Intanto, perché non c’è più un ego, e quindi non c’è nemmeno più motivo di vantarsene.
E poi non è funzionale.
Non seve a un allievo sapere se sta seguendo un maestro Risvegliato, o no; perché la saggezza che ti trasmette deve risuonare in te: se è saggia per te, la prendi, se non è saggia per te, la rifiuti (e quindi a prescindere se il maestro è un Risvegliato, o no).
Perché il rischio qual è?
Perché altrimenti, qualsiasi cosa ti dica un Risvegliato, tu la fai solo perché te l’ha detta lui.
Un Risvegliato può indicarti la luna e dirti: “Guarda, quella è la luna”; e tu dovresti guardare in su, cercando di fare tua l’esperienza della luna, e non attaccarti al dito.
Se tu ti attacchi al dito, e te lo contempli, dicendo: “Questo me l’ha detto lui, che è un Risvegliato, allora è molto importante, questo dito”.
No, fai tu esperienza.
E la saggezza è ben diffusa, ce l’abbiamo un po’ tutti: se una persona non Risvegliata ti dice delle cose sagge, tu le riconosci dentro di te, non hai bisogno di sapere che lo sono in quanto te le ha dette un Risvegliato.
Io dico di non essere un Risvegliato perché, fin troppo spesso, mi identifico con Garcia.
Ho ancora degli schemi mentali, che sono motivo di sofferenza, e a cui sono ancora legato.
Mi identifico con quel “corpo di dolore” (come lo chiamerebbe Eckhart Tolle) e faccio fatica a lasciarlo andare completamente.
Alla fine è l’ego che ha paura di morire: è Garcia che ha paura di smettere di essere sognato (anche se ormai ha capito di essere solo un sogno).
Però è umano, fa parte della vita; fa parte di noi.
E quindi, no, non sono un risvegliato.
Però, il risveglio è talmente alla nostra portata che noi, in certi momenti della nostra giornata, siamo tutti dei Risvegliati.
Nei momenti in cui, in piena presenza, ci godiamo un tramonto: in quel preciso momento siamo nel Nirvana, nell’assenza dell’ego.
Siamo un tutt’uno con la natura, è bellissimo, non c’è più un ego così forte, in quei momenti (in altri momenti, poi, l’ego risorge).
Quei momenti di pace, però, possiamo farli sempre più nostri.
Ma non è qualcosa di esterno da cercare: sono dentro di noi.
Quando noi aderiamo completamente al qui e ora, l’ego (tutto ciò che ci divide dall’essenza ultima delle cose) sfuma, e diventiamo un tutt’uno con l’universo (ma a quel punto non c’è più ego: siamo universo).
Ed è bellissimo.
Siamo, continuiamo sempre a essere, però non siamo più Garcia, ma siamo Claudio, e siamo anche universo: qualcosa siamo sempre.
Anche quando soffriamo, c’è una parte di noi (l’osservatore) che, quando osserva il Claudio che soffre, non soffre.
La parte osservata, quella sì, soffre, ma la parte che osserva è tranquilla; e va bene così.
La parte che osserva ha una prospettiva diversa, ed è quella che ti può far dire: “Sono alti e bassi della vita. Sono il sale e il pepe della vita, quello che le dà senso: che bello”.
Quindi, mentre la parte osservata sta soffrendo, la parte che osserva dice: “Che bella questa sofferenza”.
Quindi, alla fine, siamo tutti già dei Risvegliati, si tratta solo di mantenerci svegli: quella è la difficoltà.
E il Risvegliato è colui che si mantiene sveglio.
E io lo sono a tratti, come, a tratti, lo siamo tutti.
questo video è stato estrapolato da una sessione del Come Meditare Coaching qui trovi maggiori informazioni su questo servizio di sostegno nel tempo: http://www.comemeditarecoaching.it
spiegazione bellissima. Grazie.
grazie a te per il tuo parere