Realizzazioni durante la meditazione
La domanda di Daniela è questa:
“Mi capita durante la meditazione di avere dei flash, delle intuizioni difficili da spiegare a parole, perché è come se non avvenissero solo nel cervello: è come se sentissi la verità della gratitudine, per esempio, piuttosto che dell’impermanenza; non so se considerarle delle suggestioni, perché non permangono, anche se ne rimane la nostalgia.
Chiedo se devo lasciarle andare.
Grazie e che tu sia felice.”
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Grazie anche a te, Daniela, e che tu sia felice (e che tutti gli esseri siano felici).
Questi flash, queste intuizioni, e mi piace come le hai descritte: intuizioni, flash, suggestioni che non arrivano solo nel cervello.
Effettivamente sono delle piccole realizzazione: degli insight, come vengono definiti in termini psicologici.
Gli insight sono dei piccoli risvegli, delle piccole comprensioni; ma direi più delle realizzazioni: perché non sono solo a livello cognitivo, sono delle realizzazioni a tutto tondo.
Sono quelle esperienze che ogni tanto chiamano “Aha!”: “Aha! Ecco!”.
È contattare dei pezzi di realtà.
Del resto com’è che dici?
“Flash”; “intuizioni”; “la verità” (della gratitudine e dell’impermanenza).
Ogni tanto alcuni concetti – che magari si sono studiati nei libri – cominciano ad avere senso, ma non è un senso logico: è un senso molto più profondo, molto più legato alla realtà ultima delle cose.
E normalmente, quando noi stiamo a contatto con il Dharma (la realtà ultima delle cose), questo trascende qualsiasi definizione.
Quando noi usiamo la parola, definiamo; quindi cos’è che facciamo?
Definire significa che noi prendiamo un soggetto e lo “definiamo”, cioè gli facciamo un contorno e lo estrapoliamo dal resto; e quindi è una visione dualistica, separata da un insieme.
Ma la realtà ultima delle cose non è separata, non è dualistica: è univoca.
E quindi è difficile – anzi impossibile – usare uno strumento come il linguaggio – e quindi il raziocinio – per contattarla.
Possiamo parlarne a voce, assolutamente, possiamo studiarla nei libri, ma quando la realizzi, ha un altro sapore.
Quando realizzi quei concetti (che quindi non sono più concetti), diventano degli insight: sono dentro, sono realizzazioni interne.
Sono connessioni.
Queste connessioni non si “perdono” in senso assoluto, sì, vanno via, visto che la realtà ultima delle cose è un continuo fluire di esperienze, in questo fluire tutto viene e va’, e quindi il nostro contatto con queste esperienze è momentaneo (certe volte è come un lampo); ma rimane qualcosa.
Tu la chiami “nostalgia”, quindi come una mancanza, e hai il desiderio di andarla a inseguire
Io ti esorto a non inseguirle, ormai certe realizzazioni sono parte di te.
Tu hai sentito l’essenza, ultima, di alcuni concetti (concetti che sono, appunto, “concettuali”, mentre la loro realizzazione è onnipervasiva).
E questa realizzazione in te rimane, e resta impressa, anche se ti sfugge il contatto con quella impressione.
Ogni esperienza – piacevole o spiacevole che sia – può essere osservata, compresa (“realizzata” ancora meglio che compresa) e lasciata andare.
Non cercare di trattenere quello che è stato, anzitutto perché non è detto che torneresti a quel livello di contatto, e poi perché ti perdi altre possibilità.
Però, ripeto, quello che si è realizzato rimane nel bagaglio individuale e quindi non c’è bisogno di andarlo a inseguire, e poi è anche bello che le cose fluiscano; perché poi i nostri livelli di realizzazione, e di comprensione, variano col mutare delle circostanze, sia interne che esterne.
E quindi è bello aprirsi anche a nuove possibilità.
Perciò il mio invito è, anche quando qualcuno in meditazione ha delle belle esperienze, a non trattenerle; a farne tesoro, ma a lasciarle andare (senza cacciale via assolutamente, ma questo vale sia per le cose positive che per quelle negative).
Spesso capita, a livello di coscienza, che queste piacevoli realizzazioni emergano nella classica quiete dopo la tempesta.
Spesso attraversiamo dei periodi difficili, dopo questi periodi incominciamo a trovare un po’ più di agio e di pace, e in quella dimensione possono emergere nuovi e differenti insight o comprensioni.
Permettiamo anche alla nostra coscienza di avere degli alti e dei bassi, fa parte della vita, e il più delle volte – o almeno per me è così – certe realizzazioni arrivano dopo aver attraversato la burrasca.
Quindi non cerchiamo di trattenere ciò che ci piace a dispetto di ciò che non ci piace, ma lasciamo fluire tutto, perché tutto viene e va’ e la meraviglia ultima sta nel permettere a questi alti e bassi di danzare davanti ai nostri occhi e di poterceli godere appieno.
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