meditazione esperienze negative
Luca vuole sapere:
“In meditazione esistono esperienze negative?”
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Questa è una buona domanda.
Personalmente non sono a conoscenza di esperienze negative in rapporto alla meditazione, se non per sentito dire.
Perché dico che non ci sono, per quanto concerne la mia conoscenza diretta, esperienze negative?
Perché, in realtà, quando io parlo di meditazione intendo: uno stato di centratura, quindi Samatha; e uno stato di visione profonda, quindi Mindfulness e Vipassana.
Quando facciamo queste cose non è che facciamo niente di troppo strano.
Ci limitiamo a stare soltanto con quello che c’è: quindi se stiamo con quello che c’è non è che introduciamo elementi nuovi, quello che proviamo ci sarebbe stato comunque
Per esempio, se sono in uno stato ansioso e porto la mia consapevolezza all’ansia, può succedere che la noto di più; quindi se prima tendevo a non vederla e a mettere un pochino di nebbia, se porto la mia consapevolezza al mio stato reale quello che noto è l’ansia, e la cosa non è piacevole.
Ed ecco che quindi, in riferimento all’esempio dell’ansia, chi si trova a vivere un’esperienza come quella da me descritta, può ricavarne una leggera impressione di un’esperienza negativa.
Tuttavia di episodi realmente negativi non ce ne sono, con queste tecniche.
Se tu invece con meditazione intendi delle pratiche più esoteriche, più del tipo “famolo strano”, con delle fantasie che vogliono creare un clima, e questo clima è un po’ particolare: allora sì, ci possono essere anche delle esperienze negative; soprattutto se le conduce qualcuno che non sa bene dove sta andando a parare e ti porta in mondi che, se sei un tantino fragile mentalmente, non sai bene come gestire.
Ma la presenza e la consapevolezza ti fanno stare con quello che c’è, nel modo in cui riesci a starci, non ti creano, ad esempio, uno stato di dissociazione rispetto a te stesso ma, al contrario, ti fanno sentire più unito.
Quindi, se parliamo di Samatha e Vipassana, di esperienze negative non ce ne sono; ci sono, al limite, queste lievi sensazioni negative di alcune cose di noi non piacevoli.
E queste sono cose che ci possono stare.
Quando invece parliamo di persone un po’ più vulnerabili, con una personalità un po’ dissociata, ci sono delle tecniche che potrebbero andare ad esasperare uno stato non tranquillo; sono tecniche un po’ strane, troppo avanzate, e se non sai cosa stai facendo io ti inviterei a non farle.
Ti invito piuttosto a stare con quello che c’è, più in contatto con te stesso; non ce nulla di sbagliato nel guardare dentro se stessi, può non essere piacevole, a tratti, ma non fa mai male davvero.
Puoi magari avere delle lievi sensazioni spiacevoli, come nell’esempio dell’ansia, ma poi se ne vanno o si diradano tantissimo e, alla fine, trovi la pace; e quindi, soprattutto a lungo andare l’esperienza negativa si trasforma in un qualcosa di positivo.
In linea di massima si può dire, quindi, che le esperienza negative si possono avere con certe meditazioni particolari, se non si è allenati e non si sa cosa si sta facendo; se si ha che fare con le meditazioni più classiche: Mindfulness, Vipassana, Samatha, la meditazione per indaffarati o lo Zen, abbiamo a che fare con meditazioni molto collaudate, ed esperienze negative è molto difficile averne.
Quando parliamo poi di meditazioni come quella dell’apertura del cuore, si tratta di una meditazione piacevolissima che ti lascia un gran senso di pace e di amorevolezza; sebbene ci siano dei passaggi in cui potresti trovare delle difficoltà, e lì potresti interpretare queste difficoltà in modo negativo.
Ci sono delle cose di noi che non ci piacciono, infatti, e in questo caso potrebbe subentrare un rifiuto, e quindi rifiutare la meditazione in se ritenendola negativa.
Ma non è una negatività nel senso che ti fa del male: ognuno di noi ha il suo modo di stare al mondo e magari può ritenere che certe cose non facciano per lui.
Io penso che quando uno si dedica alla meditazione e inizia con la pratica della consapevolezza, poi favorisce l’apertura del cuore con la pratica di Metta, sono tutte cose che possono essere accolte molto benevolmente e anche qui è molto difficile avere delle esperienze negative; direi che si rasenta lo zero, se si scartano dei momenti poco piacevoli che emergono proprio perché stiamo guardando dentro noi stessi.
Diceva Padre Pio: “Chi non medita è come colui che non si specchia mai”.
Guardarci allo specchio, certe volte, ci fa vedere delle rughe o altre cose di noi stessi che non amiamo; però siamo noi e se, alla fine, impariamo ad accettarci e torniamo ad amarci, alla fine diventa tutto meraviglioso.
Quindi al di là di alcuni momenti in cui patiamo perché abbiamo visto allo specchio cose che non ci piacciono, una volta attraversati quei momenti andiamo tranquilli; e farei fatica a definire lo specchio come una cosa negativa.
Spero di essere riuscito ad esprimere il perché, nel mio campo esperienziale, sia molto difficile parlare di vere esperienze negative al di là di alcuni momenti reattivi.
Se invece parliamo di profonde esperienze negative, ho sentito parlare di alcuni che dicevano che la meditazione avrebbe fatto entrare in loro il diavolo o cose del genere; io non le conosco queste persone, prendo per buono quello che dicono, ma bisognerebbe vedere chi sono queste persone e che tipo di meditazioni hanno fatto; difficilmente una tecnica di autoconsapevolezza pota a questo: la consapevolezza non porta ad altro che a stare meglio con noi stessi, il semplice guardarci allo specchio non ci fa vedere dei mostri ma solo noi stessi.
Se poi siamo un po’ mostruosi, pazienza, impareremo a conviverci e, con il tempo, a migliorarci.
Ecco a cosa portano le meditazioni di autoconsapevolezza: a migliorarci, proprio guardandoci allo specchio nonostante, talvolta, si possa vedere qualcosa che non ci piace.
Quindi, ripeto, difficilmente le meditazioni classiche possono portare a qualcosa di negativo; anzi, tenderei proprio ad escluderlo, perlomeno basandomi sulla mia esperienza personale.
L’esperienza personale è un po’ poco per dare giudizi generali di innocuità della meditazione di consapevolezza. Studi su centinaia di meditatori – esperti e non – di diverse tradizioni (Tibetana, Zen e Theravada), effettuati alcuni anni fa, hanno dimostrato invece che gli effetti dannosi della pratica esistono eccome, a volte anche in forma importante. Se è interessato, legga il documento intitolato The varieties of contemplative experience: A mixed-methods study of meditation-related challenges in Western Buddhists. Buona pratica.
ahahah è la prima volta che leggo di uno studio del genere e ti ringrazio per avermelo fatto conoscere: contraddirce innumerevoli altre ricerche fatte da illustri università sui benefici a livello cognito, di attenzione eccetera eccetera e contraddice anche l’esperienza diretta che io e migliaia di praticanti che conosco hanno. francamente mi sembra una ricerca un po’ forzata. Ma sembra anch’essa fatta con approccio scientifico anche se non sono andato a controllarne le fonti la prendo per buona. Grazie della segnalazione
Claudio, lo studio che ho indicato non contraddice affatto altre ricerche sugli effetti positivi della meditazione. Semplicemente segnala che oltre a questi, la meditazione talvolta può comportare anche degli effetti avversi. Se leggi l’inglese ti consiglio di cercarla sul web e dargli un’occhiata, non troverai nulla di forzato, soltanto un solido metodo di ricerca e risultati interessanti. Buona pratica.
sisi, Alessandro: l’ho letta ed apprezzata sembra anche una ricerca fatta coi crismi scientifici anche se non cita chi l’ha fatta e altri dettagli utili, la prendo per buona. Rido perchè gli scienziati affermano tutto e il contrario di tutto, come se volessero già confermare quello che si aspettano di trovare andandone alla ricerca. Buddha metteva in guardia dall’ignoranza intendendo non la “non conoscenza”, quanto la “conoscenza preconcetta”. In passato hanno anche attribuito alla meditazione dei benefici che a ben guardare la modalità con cui hanno condotto l’indagine scientifica ci sarebbe molto da ridire. Questo per dirti che non possiamo escludere che effettivamente quei benefici ci siano, ma che non si può affermare con quella convinzione con cui hanno diffuso la notizia. C’è un bellissimo libro di Goleman e di un altro ricercatore che hanno evidenziato le ricerche di dubbia rilevanza e quelle che effettivamente sono state condotte in modo serio. Tuttavia anche la lettura dei dati emergenti da queste ricerche possono essere forzate quando si arriva ad una conclusione spesso troppo affrettata. Se ti interessa la materia ti consiglio queto libro intitolato “La meditazione come cura”: https://amzn.to/3wF8TDY
Personalmente ritengo che la meditazione sia un meraviglioso strumento per la consapevolezza. La consapevolezza non ha controindicazioni, mentre Buddha metteva in guardia rispetto agli attaccamenti, anche l’esercizio meditativo può essere fatto in maniera “vuota” tanto per essere fatta e allontanarci dalla consapevolezza, anche la meditazione potrebbe sviluppare attaccamento. Non faccio fatica a crederlo, conosco persone che si prendono in giro. Ma mentre per loro “stanno meditando” da un mio punto di vista non lo stanno affatto facendo. Ma alla fine diventa una questione di semantica. Rimane il fatto che continuo a ritere che la meditazione sia uno strumento preziosissimo, pur essendo pronto ad accogliere critiche e fare emergere eventuali contraddizioni in chi la pratica. e continuo a ringraziarti per il tuo contributo