Introduzione: meditazione e chiarezza
Parliamo di meditazione trascendentale, di Vipassana, di Chopra, di mantra… e vediamo un attimo di capirci meglio. L’occasione me la dà un sostenitore del canale, a cui vanno i miei ringraziamenti per avermi sostenuto.
L’esperienza del nostro amico è che ha notato che, a parte la prima meditazione di Chopra per esempio, che è basata su un mantra, molte altre meditazioni lo hanno fatto sentire meno presente di quanto invece Samatha Vipassana gli permetteva di fare. Voleva un mio parere.
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Contenuti
- Introduzione: meditazione e chiarezza
- Uso personale dei mantra
- Che cos’è Samatha Vipassana
- L’oggetto della concentrazione
- Il problema del mantra nella pratica
- I mantra hanno anche vantaggi
- Meriti della meditazione trascendentale
- Il rischio dell’automatismo
- Preferenza personale per Vipassana
- L’efficacia del respiro
- Un’opinione personale, non assoluta
- Uso pratico del mantra in ospedale
- Tecniche diverse per momenti diversi
- Letture durante la meditazione
- Ispirazione o distrazione?
- Il confronto con l’ascolto attivo
- Valutazioni conclusive
- Parole e consapevolezza
- I limiti del mantra come unico oggetto
- Conclusione: una sintesi personale
- Guarda il Video – MT e Mantra Vs Vipassana
Uso personale dei mantra
Io sono un amante della meditazione un po’ a tutto tondo. Sto preparando un corso sui mantra, quindi come vedi faccio anche uso dei mantra, soprattutto essendo ricoverato a lungo in ospedale ne sto facendo grande, largo uso. Ma i mantra hanno un problema rispetto alla Vipassana.
Che cos’è Samatha Vipassana
Intanto cerchiamo di capire Samatha Vipassana cos’è.
Brevemente: Samatha è una parte di Vipassana, che fa sì che, prima di entrare nella consapevolezza più profonda, tipica della Vipassana, noi prima ci concentriamo un attimo. Cioè, ci raccogliamo in noi stessi e ritroviamo quelle energie; altrimenti saremmo distratti, continueremmo a stare distratti con le pensieri, come siamo nello stato ordinario della mente. Invece, raccoglierci ci è di grande aiuto per non farci distrarre troppo, e normalmente questo richiede un oggetto su cui porre la nostra attenzione. Quindi, invece di farci distrarre da mille cose, ci concentriamo su un’unica cosa.
L’oggetto della concentrazione
Possiamo usare il respiro, normalmente è quello che consigliamo. Il respiro la fa da padrona. Ma, per esempio, potremmo usare anche il mantra.
Quindi, diciamo che avere un oggetto su cui porre la nostra attenzione è tendenzialmente una tecnica di concentrazione. È una tecnica che toglie lo stress dei mille pensieri e ci fa rilassare su un unico aspetto. Quindi è una tecnica anche molto calmante, molto rilassante, da cui recuperiamo poi le energie per poi invece decidere di esplorare con curiosità a 360° che cosa accade in noi, che è tipico della Vipassana.
Il problema del mantra nella pratica
Premesso ciò, e ricapitolato un po’, che cosa fa il mantra?
Quindi, ci focalizza. Però su cosa ci focalizza? Sul mantra. La nostra attenzione è rivolta al mantra. A parte che io, personalmente, li trovo anche più distraenti. Cioè, magari recito il mantra in automatico, continuo a recitarlo in automatico, non lo perdo il mantra, e allo stesso tempo continuo a pensare a mille cose. Quindi non sempre è così efficace come invece può essere il respiro. Per carità, può succedere anche col respiro, ma col mantra mi succede di più.
I mantra hanno anche vantaggi
Il mantra poi ha altri vantaggi, cioè che il mantra in sé crea una piccola magia, ma questo è un altro discorso.
Da un punto di vista strettamente tecnico, ci sono delle persone — come lo è stato Osho, come lo è Salvatore Brizzi, come lo è stato… non mi ricordo, mi sa anche… insomma, diversi — sostengono, facendo riferimento alla meditazione trascendentale, che va ancora di moda adesso ma è stata la prima meditazione conosciuta in Occidente.
Meriti della meditazione trascendentale
Dobbiamo amare Maharishi proprio per questa… dobbiamo riconoscere che, in Occidente, la meditazione è arrivata soprattutto anche grazie al suo lavoro, al lavoro quindi della meditazione trascendentale.
Che però… anche le prime ricerche scientifiche le dobbiamo alla meditazione trascendentale, prime ricerche scientifiche sui benefici della meditazione. Però, come dicono appunto Osho e altri, se tu cerchi di rilassarti, va benissimo, perfetta. Se tu cerchi il risveglio — intendendo come risveglio anche la capacità di essere sempre presente a se stessi — come fai se sei legato al mantra? Cioè, sei consapevole del mantra, non sei consapevole di te stesso.
Il rischio dell’automatismo
Anche se dobbiamo riconoscerlo, e secondo me la chiamano trascendentale proprio per questo: dobbiamo riconoscere che, in uno stato di grande focalizzazione, è più facile che la mente trascenda l’ordinario.
Però, ripeto: il problema è che un mantra, ripetere tanto un mantra, è rilassante, quasi addormentante più che risvegliante.
Preferenza personale per Vipassana
Ecco, io personalmente, pur non disdicendo e non disprezzando la meditazione trascendentale, il lavoro di Deepak Chopra e di tanti altri, beh, io trovo comunque il mantra molto più distraente e meno efficace da un punto di vista proprio della consapevolezza.
Mentre la Vipassana, o la mindfulness, si focalizza proprio su quello: sulla consapevolezza. E io ritengo estremamente importante, e di grande utilità, focalizzarci sulla consapevolezza.
L’efficacia del respiro
Inoltre, Samatha legata alla Vipassana e legata al respiro — quindi come centratura — io lo trovo ancora più efficace di quanto non possa esserlo appunto la ripetizione, quasi come una cantilena, di un mantra.
Poi, ripeto: c’è mantra e mantra, e ogni mantra può fare la differenza come suono in sé, come magia che apporta la frase. Però, al di là di quello, da un punto di vista strettamente di consapevolezza, di risveglio e anche di presenza mentale a se stessi, trovo i mantra molto più fragili. Estremamente più fragili.
Un’opinione personale, non assoluta
Questo, ovviamente, è un parere personale. Come vedi, è condiviso anche da altri. Come vedi, c’è un perché.
Io ti invito a sperimentare da te. Non siamo tutti uguali. Io ho un parere, tu ne puoi avere un altro. Però, visto che mi è stato chiesto il mio parere, il mio parere è questo: meglio assolutamente Samatha Vipassana.
Uso pratico del mantra in ospedale
Questo non ci può impedire, però, ogni tanto di usare un mantra. Come per esempio lo faccio qui in ospedale, perché certe volte però anche la mia mente è molto distratta, magari ho meno occasioni di essere molto focalizzato, c’è un viavai di gente, e quindi magari il mantra — è vero che mi distrae più facilmente — ma è una cosa pratica che faccio.
Magari anche con una mala, cioè con una specie di rosario in mano, per tenere il passo, e questo comunque mi è di aiuto.
Quindi faccio l’uno e l’altro da quando sono ricoverato in ospedale.
Tecniche diverse per momenti diversi
Quindi, ripeto, non voglio dire che uno è meglio e l’altro è sbagliato.
Ognuno può usare le tecniche a seconda del momento e vedere quali sono i benefici o i malefici.
Letture durante la meditazione
Il nostro amico, inoltre, parla di qualcuno — io l’ho visto fare per esempio da Corrado Pensa — lui citava un altro, che adesso non ricordo, che addirittura durante la meditazione leggeva dei brani, dei brani ispiranti immagino ovviamente.
Almeno così faceva, l’ho visto fare anche da Corrado.
Ispirazione o distrazione?
Io trovo questo, da una parte, ispirante. No? Perché quando tu sei in uno stato di coscienza focalizzato e ascolti un brano molto ispirante, arriva al cuore.
Quindi, sotto questo profilo, può essere anche molto piacevole ed efficace.
Allo stesso tempo, lo trovo ancora più distraente rispetto al mantra.
Perché una lettura è pur sempre una lettura, c’è un qualcosa… non voglio… come dire, so di esagerare nel dirlo, però non mi viene un termine meno forte, mi viene un termine forte: che leggere ogni tanto è anche noioso.
Il confronto con l’ascolto attivo
Ecco, è forte, non è… sì, ispirante, ispirante, però dopo un po’ una lettura è diversa da qualcuno dal vivo che ti parla, no?
E… è più distraente, c’è poco da fare. Leggere è distraente.
Ci annoiamo di più quando qualcuno leggeva un riassunto in classe: era noioso, piuttosto che metterti là e fare da te. No? Ecco.
Valutazioni conclusive
Quindi, addirittura, io trovo la lettura ancora peggio dell’ascoltare il mantra.
Parole e consapevolezza
Ricapitolando:
Le parole nella meditazione possono essere di aiuto, possono essere ispiranti, possono aprire dei portali, ma ci legano ad esse.
L’esplorazione a 360° di noi stessi, di come stiamo nel mondo, ci permette di avere una visione più luminosa, più da risvegliato, diciamo così.
La consapevolezza, secondo me, è la chiave. È la chiave.
La consapevolezza, la consapevolezza, la consapevolezza è la chiave per aprirci all’universo, e soprattutto a noi stessi.
“Conosci te stesso”, dicevano anche gli occidentali.
Cioè, è il luogo comune: è la consapevolezza la chiave.
I limiti del mantra come unico oggetto
Se io sono consapevole solo di un mantra, questo, effettivamente, da un mio punto di vista può essere limitativo.
Sempre che il mio scopo nella meditazione non sia altro: non sia usare un mantra per la sua magia, per la sua atmosfera, perché sono molto distratto e quindi mi piace invece essere focalizzato, e quindi fare solo Samatha, perché sono teso e allora mi aiuta a rilassarmi.
Conclusione: una sintesi personale
Ecco, per tutto questo ovviamente un mantra può essere molto efficace.
Quindi, non voglio parlar male del mantra.
Da un punto di vista comunque della visione globale, io personalmente preferisco Samatha Vipassana.
Spero di aver detto anche i perché, i per come, e di essere stato di aiuto.
Guarda il Video – MT e Mantra Vs Vipassana
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Sono già un po’ di anni, da quando ho cominciato ad interessarmi (prima ancora che praticre con disciplina) la meditazione, che mi sono fortunatamente imbattuta nel tuo blog, trovandovi gentilezza, la misura del pudore, accuratezza e studio. Anche non potendo granchè partecipare alle attività che propone, trovare nella mia posta la tua newsletter, è come sapere che il vicino che abita la casa accanto è una brava persona, nel senso più semplice, quella da cui senti di non doverti guardare le spalle e che saluti volentieri, con piacere. Una presenza che arricchisce e non assedia. Quando posso mi prendo il tempo di starti ad ascoltare. E ora che sento ricorrere la parola “ospedale”, aggiungo tenerezza ed attenzione in quella direzione.
grazie mille Valeria di queste belle parole che arrivano dirette al cuore!