La difficoltà nella visualizzazione durante la meditazione
Un abbonato al Come Meditare Coaching domanda sulla meditazione e immaginazione:
In qualche modo mi dice: “Cosa fare se non si riesce a visualizzare?” Questa l’ho sintetizzata così. Come dicevo, ci sono tecniche, soprattutto in ambito del buddismo tibetano, in cui bisogna visualizzare un Buddha, una luce blu, una luce bianca o delle entità..
Ecco, è molto evocativa. Poi ci sono anche altre meditazioni: prima parlavo di una meditazione sui chakra, dove in qualche modo possiamo visualizzare un’energia che entra dall’alto.. Insomma, ci sono molte meditazioni che richiedono di immaginare, di visualizzare, e mi si chiede: come fare se non si riesce a immaginare?
Ti anticipo che non è assolutamente un problema, non sei l’unico ed è una cosa molto comune specie all’inizio.. ci sono anche dei trucchetti per non farne un problema..
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questo video è stato estrapolato da una sessione del Come Meditare Coaching qui trovi maggiori informazioni su questo servizio di sostegno nel tempo: http://www.comemeditarecoaching.it
Contenuti
- La difficoltà nella visualizzazione durante la meditazione
- Non è un problema: la psicologia e i canali percettivi
- Gli altri canali percettivi: uditivo e cinestesico
- Come vivere l’esperienza attraverso i propri canali
- L’approccio del “come se”: una soluzione semplice ed efficace
- I maestri semplificano: immagina a modo tuo
- Conclusione: il “come se” e il suo valore
- Guarda il Video – Questo articolo è la trascrizione del Video
Non è un problema: la psicologia e i canali percettivi
Allora, non è un problema. Spesso noi usiamo la parola immaginazione, e alcuni immaginano proprio: hanno una grande capacità visiva, immaginativa, legata quindi alle immagini, all’aspetto propriamente visuale. Quindi, quando uno dice “immagina”, queste persone non hanno nessunissima difficoltà a immaginare anche dettagli, colori; lo fanno in modo estremamente vivido. Io non sono tra questi.
O meglio, lo sono diventato, ma non lo ero inizialmente, perché – e questo ce lo dice anche la psicologia – noi abbiamo cinque sensi e tre canali principali con cui filtriamo la realtà. Ciascuno ha il suo: c’è chi è visivo e ha caratteristiche ben studiate dalla psicologia, ma altri usano altri canali sensoriali.
Per esempio, verbalmente direbbe: “Ci vedo chiaro. Questa cosa mi è chiara. Ci vedo chiaro, è tutto trasparente, limpido”.
Si esprimerebbe così, e tutto sarebbe filtrato attraverso l’immaginazione, la visualizzazione. Queste persone non hanno nessuna difficoltà a visualizzare.
Gli altri canali percettivi: uditivo e cinestesico
Ma basta che tu non sia tra questi, e – come me – tenderai invece a usare un altro dei due canali che usiamo. Il secondo canale è uditivo.
Questo canale fa sì che, laddove l’espressione di prima era “ci vedo chiaro”, qui diresti: “Mi risuona. Questa cosa mi risuona, questa cosa suona bene.” Vedi come cambia anche verbalmente il modo di filtrare la realtà.
Poi c’è un terzo canale, quello cinestesico, legato agli altri organi di senso: il tatto, il gusto, l’olfatto.
Sono organi di senso più intimi, più interni, più introspettivi. Questi potrebbero dire: “Non lo sento”, oppure: “Lo percepisco, lo sento mio.” Sono tutti modi diversi di filtrare la realtà. Quindi, se non sei un visivo, ci sta che tu non abbia l’esperienza visuale.
Come vivere l’esperienza attraverso i propri canali
L’invito è questo, e tutto quello che ho detto finora serve per spiegare il perché…
Ti dico: non è un problema se tu non riesci a visualizzare. Fai come se visualizzassi quell’energia che entra.
Però, se sei un uditivo, non vedrai nulla ma la sentirai come vibrazione probabilmente, o come un suono. Se invece sei cinestesico, non a livello sonoro, ma a livello tattile: come una vibrazione fisica, un calore, o una sensazione di freschezza.
Ciascuno di noi, attraverso l’immaginazione – tra virgolette – ricrea un’atmosfera, un suono, un qualcosa. Così ricrei come se fosse un’immagine, ma lo fai con il tuo canale.
L’approccio del “come se”: una soluzione semplice ed efficace
Detta così sembra complicato, ma basta dire: “Come sarebbe se fossi in grado di immaginarlo?” Non immaginarlo direttamente, ma immagina come sarebbe se riuscissi a immaginarlo. Se sei uno percettivo, ti inventi come sarebbe. Se sei un uditivo, ti inventi come suonerebbe.
Comunque trovi un tuo canale, una tua modalità per ricreare quell’atmosfera, quell’esperienza.
Noi viviamo le esperienze filtrate dal nostro canale principale, quindi ci sta che quell’esperienza arrivi così com’è congrua al tuo modo di percepire.
A forza di fare questo, non è escluso che alla fine si crei anche un’immagine. Ma non è l’immagine in sé che conta.
I maestri semplificano: immagina a modo tuo
I maestri semplificano dicendo: “Immagina questo, immagina quest’altro.” E se non riesci a immaginare, puoi comunque vivere l’esperienza come se.
Quell’esperienza, anche senza immagini, arriva dove deve arrivare. Spero di essere stato chiaro. Se non lo sono stato, fammi sapere.
Ma spero di esserlo, perché il “come se” risolve. Ti ho spiegato anche il perché: attiverai il tuo canale per vivere quell’esperienza.
La vivrai nell’immaginazione, intesa come fantasia, attraverso i canali che ti sono più congeniali, e non solo attraverso le immagini che potrebbero non arrivare subito.
Conclusione: il “come se” e il suo valore
A forza di fare questo, quell’esperienza ti arriva comunque. Alla fine, potresti anche sviluppare la visualizzazione, ma non è essenziale.
Quindi, spero di essere stato pratico e di averti spiegato perché il “come se” è risolutivo. Non mi sono limitato a dirti “fai come se”, perché non l’avresti trovato funzionale. Il “come se” ha un suo senso.
Guarda il Video – Questo articolo è la trascrizione del Video
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