La Tecnica della Nota Mentale
Un allievo del Come Meditare Coaching mi ha chiesto quanto fosse utile fare una “nota mentale”, ovvero ha chiesto:
Mi domandavo quanto avesse senso e se fosse d’aiuto, a tuo parere, creare una nota mentale.
Sto camminando, sto prendo il frigo, sto cucinando, sto leggendo e così via. Credi che possa aiutare o potrebbe avere degli effetti collaterali? È una buona tecnica?
la Risposta:
Questa è una cosa tipica, molto mindfulness, molto presenza mentale e al 90% no, non ci sono effetti collaterali, va abbastanza bene. Il problemino è nel restante 10%, quindi insomma risibile come problema. Ma un problema potrebbe comunque esserci.. Vediamo di capirlo assieme..
questo articolo è stato estrapolato da una sessione del Come Meditare Coaching qui trovi maggiori informazioni su questo servizio di sostegno nel tempo: http://www.comemeditarecoaching.it
clicca qui per andare alla versione video (se disponibile) o continua la lettura
Contenuti
Il Flusso dei Processi e la Presenza Mentale
Il Problemino è appunto essere attenti a non metterci un “io”.
Tu hai detto “sto camminando, sto aprendo il frigo, sto cucinando”. In effetti”sto cucinando” è già meglio di “Io sto cucinando” perché c’è il processo.
Noi, mentre meditiamo, osserviamo il processo quando non c’è un ego, c’è il fluire dei processi, e quindi va benissimo essere presenti al processo. Più però mettiamo un ego che fa un’azione, e più tendiamo a radicare questa illusione di un io che fa qualcosa.
C’è il fare.
Ecco, quello sì. Quindi va bene, voglio dire, se anche dovesse poi venire questo “io faccio“, non credo che questo io nel fare abbia poi tutta questa predominanza rispetto all’azione.
Quindi se l’etichetta ti serve per etichettare un’azione ed essere presente a quella mentre stai svolgendo quell’azione, va bene. Eh, va bene, perché poi sarà l’azione a prendere il sopravvento rispetto a colui che la fa.
La Pratica della Presenza
Per questo dico che questo 10% è solo un 10% di effetto potenziale collaterale, e poi non è neanche così grave. Insomma, devo dire, perché finché abbiamo un’idea di noi stessi, ci sta pure, no, che uno dica “io faccio questo, io faccio quest’altro”.
Perché quando ci focalizziamo sull’azione, quella che vince è l’azione, non tanto il soggetto che diventa oggetto di osservazione, cioè “io osservo questo, Claudio che sta facendo qualcosa”.
Panta rei: Osservare il Flusso delle Azioni
Quindi questo “io” non è definito, non c’è un vero io. C’è un osservatore, un testimone, che normalmente è una figura più elevata di colui che ha osservato. Osservo Claudio che sta preparando da mangiare. Claudio è l’oggetto di attenzione, di osservazione. È l’azione che compie, ma quello che poi rimane è il senso di presenza rispetto al fluire di un’azione, rispetto al fluire del qui e ora. Ed è questo quello che conta, il fluire. Il fluire è tutto un processo, è tutto un continuo.
Panta rei, tutto scorre.
Noi cerchiamo di cogliere l’attimo fuggente, ma l’attimo fuggente fugge, ed una delle cose più belle è osservare questo fluire delle cose, ecco. E quando noi meditiamo, e anche quando in qualche modo usi queste etichette molto mindfulness, tendenzialmente osservi il fluire.
Poi ci sarà un momento in cui avremo sempre meno bisogno di etichettare, no? Noi tendiamo a etichettare mentre facciamo delle cose, per esempio mentre cuciniamo, perché non stiamo meditando, e quindi siamo più facilmente distratti.
Se io sto a meditare, mi distraggo lo stesso, però diciamo, mi metto a meditare con l’intento di tagliare più distrazioni possibili, chiudo gli occhi, cerco di non avere troppi stimoli uditivi, cerco magari un posto tranquillo e faccio meno cose possibile per rimanere il più centrato possibile.
È chiaro che mentre parlo, mentre apro il frigo, mentre preparo da mangiare, è più facile essere distratti, e quindi l’etichetta aiuta a richiamare un po’ la presenza mentale. E ci sta, ci sta, eh? Idealmente sarebbe bello, ma forse un po’ troppo utopistico, eh? Riuscire anche a farne a meno un domani, ma se può aiutare la presenza, ben venga. Assolutamente sì.
Guarda il Video – mindfulness e il limite di etichettare le azioni
qui trovi il corso base di meditazione vipassana:
www.comemeditare.it/vipassana
qui trovi il corso avanzato di consapevolezza:
www.comemeditare.it/corsoavanzato
qui trovi il corso “meditazione per indaffarati” 7 minuti al giorno per una vita serena e consapevole
www.meditazioneperindaffarati.it
torna alla Homepage per istruzioni semplici su come meditare:
https://comemeditare.it/
ciao…non ho capito tanto. A me capita sempre in meditazione di utilizzare mentalmente le parole come fosse una meditazione guidata. Sto parlando in meditazione. Non saprei come si fa senza. Ad esempio se mi distraggo mi.dico…torna al respiro oppure mi dico …sento le sensazioni del corpo…oppure come dici tu ..chiediti come stai…come faccio a dare una risposta se non mentalmente?? grazie
va bene Mirka continua così, non ti preocupare del fatto di etichettare o meno, come stai facendo va bene. Ignora questo articolo temo possa portarti più confusione che benefici. Tanto naturalmente ci saranno stati di assorbimento mentale e di silenzio assoluto. Quando questo manca va bene come stai facendo. Sono dettagli e sofisticherie che puoi benissimo tralasciare