Perché il respiro è al centro della mia proposta meditativa
Un abbonato al Come Meditare Coaching domanda:
Perché normalmente prediligo e consiglio il respiro rispetto ad altre forme di osservazione, quindi ad altri oggetti di meditazione, per cercare di calmare la mente?
Quindi, è vero che io suggerisco prevalentemente il respiro. Però, intanto, non è un assoluto, nel senso che è vero: ci sono altri oggetti di meditazione. È anche vero che, normalmente, quello che caldeggio maggiormente è il respiro, perché in linea di massima presenta una serie di vantaggi, ma come stai per scoprire persino nella meditazione guidata del respiro non inizio subito a portare l’attenzione al respiro…
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Contenuti
- Perché il respiro è al centro della mia proposta meditativa
- L’importanza della postura prima del respiro
- Il corpo come primo oggetto di meditazione
- La naturale transizione dal corpo al respiro
- I vantaggi del respiro nella meditazione
- Il respiro come esperienza profonda
- La dinamica naturale del respiro
- Le sfumature tra inspirazione ed espirazione
- il respiro è esperienza viva
- Il respiro come compagno fedele
- Una condivisione personale dall’ospedale
- Samatha e Samadhi: assorbimento e presenza
- Sempre valido, fino all’ultimo respiro
- Altre strade: mantra, battiti, corpo
- Guarda il Video – Perchè è meglio il respiro in meditazione?
L’importanza della postura prima del respiro
Intanto devo precisare una cosa: quando invito a meditare, e lo avrete notato in tante meditazioni che propongo, prima ancora di focalizzare sul respiro, focalizzo sulla postura, cioè un’attenzione al corpo, alla verticalità del corpo, a fare un check se, per esempio, la schiena è abbastanza dritta, senza essere rigida.
Invito sempre a farlo, anche sentire questa verticalità del corpo, quindi sentire l’appoggio, sulla spina dorsale, la spina dorsale che appoggia sulla sedia o sul cuscino, dove è appoggiata, e sentire questa verticalità.
Già questa… questa sensazione dà un senso di stabilità, ed è, come vedi, già come oggetto, non è ancora il respiro: è proprio il corpo, in tutto e per tutto.
Il corpo come primo oggetto di meditazione
Uno degli oggetti, infatti, può essere il corpo. Il body scan è un ottimo modo per focalizarci e il body scan presenta anche altri benefici. Però ciascuna meditazione presenta i benefici. Il body scan, per esempio, aiuta poi a sviluppare le sensazioni che… vabbè, quello poi ci apre ad un altro capitolo.
La naturale transizione dal corpo al respiro
Ma torniamo al respiro. Quindi, come prima cosa, faccio fare un breve check del corpo. Quindi, come vedi, non sono rigidissimo nell’andare subito al respiro.
E poi, ecco, dico spesso: in modo naturale questo può succedere.
Quindi anche il passaggio dal corpo al respiro può avvenire in modo abbastanza naturale, perché, se mi concentro sul corpo, è facile che a un certo punto senta il movimento del respiro.
I vantaggi del respiro nella meditazione
Il respiro porta con sé una serie di vantaggi per cui lo consiglio.
Intanto, è facile scovarlo, è facile sentirlo, è facile seguirlo.
Cioè… non è facilissimo: è facile che la mente si perda, è vero. Ma, eh, così come è facile che la mente si perda, è facile ritrovarlo, il respiro.
E focalizzare la nostra attenzione sul respiro fa fare questa semplice, piccola magia: cioè, da che io osservo deliberatamente il respiro — ero distratto, scelgo di osservare il respiro, quindi punto la mia attenzione su un oggetto, tra virgolette, esterno a me, che è il respiro, che invece è molto interno — quello che avviene, come piccola magia, è che io, nel momento in cui sto posando la mia attenzione sull’atto del respirare, questo atto del respirare diventa un’esperienza.
Il respiro come esperienza profonda
Quindi non è più un oggetto esterno, ma sono io che respiro. Cioè, eh, è una sfumatura, ma nel momento in cui la mia attenzione è dentro il respiro, io e il respiro diventiamo un’unica cosa.
E questo è già un passaggio o un livello di meditazione un po’ più profonda. Cioè, stare nell’esperienza, che è già un piccolo passo, se ci pensi, verso la presenza mentale, verso la meditazione di consapevolezza, la mindfulness, la vipassanā.
Cioè, io, in qualche modo, con il respiro ho un accesso più immediato al momento presente e posso fondermi in questo momento presente con una certa semplicità.
La dinamica naturale del respiro
Il respiro, inoltre, presenta una serie di vantaggi. Primo tra tutti, diciamo quello che fa un po’ da trait d’union anche degli altri, un pochino più specifici, è che… eh… il respiro fluisce, è dinamico, ha un inizio, uno sviluppo e una fine: di una fase, come l’inspirazione, poi c’è una breve pausa, poi c’è un inizio, uno sviluppo e una fine della fase dell’espirazione, e una breve pausa.
Se io seguo il respiro nelle sue variazioni, questo fa sì che io possa posare questa attenzione, come deliberatamente avevo fatto prima, e in qualche modo un po’ più facilmente mantenerla — “facilmente” sempre tra virgolette.
Però diciamo che, essendo dinamica, mi annoio di meno. Cioè, respirare è normale ed è, tra virgolette, noioso. Può risultarlo. Ma, se io seguo questo flusso, ecco che, e mi distraggo leggermente meno facilmente.
Quindi il respiro ha anche questo beneficio: che si fa seguire un po’ più facilmente rispetto, per esempio, a un mantra che, dopo un po’, può diventare un po’ più meccanico.
Lo diventa anche il respiro, per carità. Però capisci che c’è più esperienza, ci sei più dentro.
Le sfumature tra inspirazione ed espirazione
Inoltre posso notare anche delle sfumature con il respiro. Ad esempio, nel variare tra l’esperienza dell’inspirazione e l’esperienza dell’espirazione, è vero che ciascuna può essere osservata nel suo inizio, sviluppo e fine, ma è altrettanto vero che, se ci concentriamo, possiamo notare che le due fasi sono un po’ diverse.
L’espirazione come abbandono, l’inspirazione come energia
Quella dell’espirazione è una fase che è una piccola morte, cioè è un lasciare andare. Se abbiamo delle tensioni, delle preoccupazioni, dei dolori, nella fase dell’espirazione è più facile lasciarle andare.
È anche una fase, però, alla fine della quale è più facile, lasciandoci andare, che ci si perda. Cioè, che ci si lasci andare anche nella distrazione, e lo possiamo notare.
Mentre la fase dell’inspirazione è una fase più attiva, dove recuperiamo energie, ridiamo vita al corpo.
E possiamo notare che è un piccolo caffè, tra virgolette — perdonami la… però possiamo notare queste piccole sfumature: una, la fase dell’abbandono, ma dell’abbandono anche delle tensioni; e l’altra, la fase di recupero di energia, di carica.
il respiro è esperienza viva
È meno facile distrarsi nell’inspirazione, ad esempio, proprio perché è più facile essere presenti: è una fase attiva. Tutte queste cose possono essere comunque notate, esperite. Ecco: esperite è il vero succo. Se vogliamo riassumere tutto questo discorso, è che l’esperienza del respiro può essere esperita pienamente. Questo è uno dei motivi per cui amo molto il respiro.
Il respiro come compagno fedele
C’è un’ulteriore suggestione che ho piacere a condividere, eh, spesso suggerita dal mio maestro: è che il respiro è come un compagno fedele, un compagno di vita. È un compagno fedele che ci accompagna per tutta la vita, dal primo fino all’ultimo respiro.
Fino all’ultimo respiro è presente in noi ed è sempre un’ottima occasione per riportare l’attenzione a questa esperienza del respirare. È vita, è occasione di grande presenza.
Una condivisione personale dall’ospedale
Ne approfitto per fare una piccola condivisione ulteriore. Adesso che sono in ospedale, e per esempio ho delle difficoltà serie, nel senso che io non so se tornerò a camminare. Segnali positivi ci sono, ma di fatto io adesso non ci riesco, non riesco a stare neanche in piedi. Quindi la mente è normale che si chieda: che cosa sarà di me? Dovrò cambiare casa perché ho delle scale? Dovrò trovare una macchina automatica da poter guidare? Andrò in giro in carrozzina? E per quanto tempo? Per tutta la vita? Eh… per un periodo? Poi riesco a camminare? Sono tutte domande che la mente si pone. Come vedi, sono domande.
Stare con quello che c’è
Ora sto facendo un esempio personale, però la mente continua a porsi delle domande. E come vedi è umano, no? Ci sta che uno possa porre queste domande. Il punto è che non ho una risposta, al momento.
Al momento posso stare con quello che c’è. E quello che c’è sono dei buoni segnali, incoraggianti, ma non riesco a camminare, non riesco a stare in piedi.
Mi devono coccolare come un bambino, perché molte cose non riesco proprio a farle. E sto con questo. Questo è quello che c’è. Non posso sostituire quello che c’è con quello che vorrei che ci fosse, perché impazzirei.
Cioè la mente comincerebbe ad andare in ansia, ad anticipare, a farsi domande.
Il respiro come ancora di salvezza
E il respiro è una risorsa pazzesca, quando siamo come nel mio caso. Scusa, faccio l’esempio personale, ma aiuta poi dopo a tradurre un’esperienza che rimane soltanto formale. Invece è una cosa utile, no? Quindi, per questo ti faccio questa premessa.
La mente fa domande. E, come vedi, alcune sono lecite.. La mente fa sempre domande. Cioè tutte queste domande sono logiche, ma non avendo una risposta, per me potrebbe essere solo motivo di ansia. E l’ansia non aiuta.
Sono un paziente. Ci chiamano pazienti quando siamo dei pazienti per un motivo: perché dobbiamo sviluppare pazienza.
Ma la pazienza ci aiuta non solo quando siamo in ospedale o quando siamo male. La pazienza è normalmente una grande alleata anch’essa, perché ci aiuta a stare con quello che c’è.
Stando con quello che c’è, siamo più tranquilli e troviamo più facilmente energia e soluzioni, che sono le cose che ci servono.
Solo con calma e pazienza arrivano le soluzioni
Energie e soluzioni non le trovi con una mente stressata. Energia e soluzioni le trovi con la calma e la pazienza.
Il paziente è colui che è in grado di recuperare questa pazienza, che tanto in certi momenti viene reclamata, come nel mio caso.
Il respiro ridona calma e presenza
E che cosa mi dà la pazienza? Il respiro, la meditazione, ma soprattutto il respiro. Perché questa magia di ritrovare questa unica esperienza del respirare ti ridà quella calma, quella pazienza, quella meraviglia.
Perché questo respiro è magico. Cioè, quando tu sei un tutt’uno col respiro, quando io riesco – e sto meditando parecchio anche perché, essendo immobilitato, è una delle poche cose che riesco a fare – riuscire a stare con questo respiro è un atto di presenza mentale meravigliosa.
Cioè, essere un tutt’uno col respiro è vita. E io sento questa vita che scorre dentro di me nel momento esatto in cui io sono fuso col respiro.
Respirare è fondersi con la vita
Quindi, questo momento di fusione col respiro è un momento di fusione con la vita, un momento di fusione con la bellezza della vita, con la meraviglia, con quello che c’è nel qui e ora, con il qui e ora. È un momento, è un piccolo nirvana, è una piccola fusione con l’esperienza dell’assorbimento mentale.
Samatha e Samadhi: assorbimento e presenza
Non a caso queste tecniche di assorbimento mentale sono chiamate samatha, che vuol dire concentrazione.
E la desinenza con cui si definisce uno stato di grande assorbimento mentale è simile e si chiama samadhi.
Cioè, quindi, questo assorbimento mentale deriva proprio dalla fusione con un qualcosa, con un oggetto di meditazione, come ad esempio il respiro, che ti permette di radicarti profondamente nel qui e ora.
Qui e ora: un piccolo nirvana
E quando siamo nel qui e ora siamo in un piccolo nirvana. Non c’è spazio per i pensieri compulsivi, per l’ansia, non c’è spazio per la sofferenza. E nirvana significa proprio cessazione della sofferenza.
Anche solo per mezzo respiro
Quindi, anche se solo per mezzo respiro, per tutta la durata di un’inspirazione oppure per tutta la durata di un’espirazione, benvenga.
Se è di più, ma se anche solo per quell’istante io sono riuscito a fondermi nel qui e ora, io ho veramente tirato un respiro di sollievo in un momento di grande difficoltà.
Sempre valido, fino all’ultimo respiro
Quindi questa cosa, se vale – come nel mio caso – in un momento di stress come questo, di stress… insomma, ognuno di noi poi è chiamato, no?, a attraversare dei momenti più o meno difficili nella vita. E quindi è valido sempre, in ogni istante, fino all’ultimo respiro.
Ci sarà un’occasione per ritrovarla adesso, qualsiasi cosa stiamo vivendo. È potente. Ecco perché lo consiglio.
Altre strade: mantra, battiti, corpo
Però, ripeto, non è esclusivo. Se qualcuno ha difficoltà col respiro può sentire i battiti cardiaci, ma sono un po’ più difficili. Sentire il corpo, le sensazioni del corpo. Recitare un mantra.
Mala e mantra per alternare
Ecco, io ogni tanto alterno, devo dire la verità. In passato il mio maestro mi ha portato una mala, cioè uno di quei specie di rosari.
E ogni tanto mi faccio anche un giro di mantra, tanto per alleggerire un po’ la tensione rispetto al respiro.
Ma mi rendo conto che, quando sto con il respiro, la mia presenza è assolutamente di un’altra qualità.
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Caro Claudio, che dire .. Grazie dal cuore. Che la tua Anima abbia tutta la forza e il sostegno di cui necessità in questo momento difficile..un abbraccio. Che tu sia felice e che tutti gli esseri siano felici 🙏❤️
grazie Selenia!🫶
che tu sia felice e che tutti gli esseri siano felici
Grazie Claudio ,
i tuoi consigli sono sempre utili e illuminanti , sopratutto ora che vengono da un uomo in una condizione di grande difficoltà , quando normalmente si è soggetti ad una almeno parziale depressione dovuta alla condizione di malattia, ti faccio i miei più sinceri complimenti , e penso che proprio la pratica ti stia dando la forza e l’accettazione della nuova condizione .
Ti mando un pensiero di grande forza e pace …e ti ringrazio ancora per tutto quello che fai per tutti !
Franco
grazie Franco sia delle parole, che dei pensieri che del sostegno che generosamente hai voluto offrirmi nella “Materia”. Credo che la pratica se portata alla vita e trasmessa così diventa più facile da capire, specie per capirne i benefici nell’uso quotidiano. Personalmente credo che senza la meditazione avrei “sclerato” e confesso che non è sempre facile, ma almeno ho uno strumento a cui fare riferimento. grazie ancora
Ciao Claudio,
articolo stupendo come sempre.
Grazie e buona guarigione (che tu sia felice e che tutti gli esseri siano felici, come dici/scrivi sempre tu)
grazie Erika!
Ciao Claudio e buona domenica.
Intanto ti auguro una rapida guarigione e che tu possa con le tue gambe lasciare presto l’ospedale per fare riento alla tua abitazione.
Nel merito delle osservazioni relative all’ oggetto principale della meditazione, per quella che e’ la mia piccola esperienza personale, venendo dalla mindfulness intesa come programma MBSR di Jon Kabat Zin, mi sembra l’ oggetto più semplice da seguire.
Come giustamente dicevi non l’unico, ma per quanto mi riguarda sicuramente quello più semplice.
Pure a noi hanno insegnato, prima di andare sul respiro, prendere consapevolezza della postura, dei punti di appoggio e contatto in genere per poi passare alla respirazione naturale.
Per cui tutto ciò che hai detto ( scritto) sono per me una conferma della bontà della pratica di meditazione finora appresa.
Grazie mille
ciao Antonio, si in effetti John Kabat-Zinn che ha ideato il protocollo della mindfulness MBSR era un insegnante di Vipassana, e dalla vipassana che ha attinto per il suo protocollo di riduzione dello stress. Dobbiamo a luiuna larga estenzione della pratica in occidente e ricerche scientifiche su questa importante tecnica di consapevolezza
Ciao, grazie Claudio, mi hai emozionato con queste parole.Accetare il presente,qui e ora, con il respiro.Cerchero’ di praticare più spesso la meditazione con il respiro.Ci sono periodi che faccio meditazione e altri meno.E quello che provo dipende dalle giornate.Ti auguro di tornare a camminare e di uscire presto dall’ospedale.Questo video veramente mi ha dato un grande esempio.Grazie
ciao Paola, mi fa piacere, spesso è così: se si riporta la teoria ad esempi di vita vissuta diventa tutto più chiaro. Tendiamo ad esempio a mostrificare la mente pensante, ma quella è la sua funzione, non fa qualcosa di sbagliato, il punto è che dovremmo noi sapere usarla anzichè farci trascinare da essa, e la meditazione ci aiuta a non esserne in balia e riconoscerla. trovando una centratura e riprendendo le redini nel nostro vivere. vivere che è sempre nel qui ed ora