Anna chiede: “Ciao Claudio, ci parli un po’ di risveglio? Cosa significa? perché viene usato?”

Scopri:

Guarda il video di circa 8 minuti o continua a leggerne la trascrizione sotto:

Perché viene usata questa parola? Perché noi spesso siamo addormentati.

Siamo in balia dei pensieri, viviamo negli schemi ripetitivi del passato e magari siamo persino indotti dai nostri genitori.

Chissà se noi addirittura abbiamo scelto quel tipo di genitore proprio perché rispondevano allo schema mentale a cui dobbiamo ricorrere. Chissà.

Una cosa è certa: noi siamo addormentati.

Passiamo gran parte del nostro tempo a non vivere il presente. Per esempio è difficile mangiare un pasto ed essere presenti a noi stessi e a quello che stiamo mangiando.

Siamo distratti, la mente se ne va ed è una cosa molto usuale.

Lo spazio naturale della mente sarebbe vuoto, sarebbe di pura presenza, ma viene contaminato dai pensieri che alla fine diventano i veri padroni del nostro quotidiano, della nostra vita.

Più riusciamo a essere presenti a noi stessi, più ci risvegliamo. In alcuni attimi siamo svegli, ci rendiamo conto di mangiare, ci gustiamo il cibo e poi ci distraiamo di nuovo: ecco che tornano i pensieri.

risveglioPer un attimo, per quell’attimo io sono stato sveglio. Per quell’attimo ero presente a me stesso. Altrimenti io dormo.

Se ci guardiamo intorno ci sono volte in cui siamo molto presenti a noi stessi.

Siamo pienamente consapevoli di cosa accade intorno a noi: ci guardiamo intorno e vediamo la meraviglia dell’essenza, della natura, le interazioni tra le varie cose e persone ed è bellissimo.

Quando sei in quello stato ti rendi conto che le altre persone sono nei loro pensieri, nei loro problemi.

In quel momento vorresti andare a dirgli: “Ehi, è tutto perfetto, è tutto meraviglioso” salvo poi ritrovarci noi in quello stato, con i pensieri in loop.

In quello stato spesso puoi vedere gli altri e renderti conto di quanto stiano tutti dormendo.

Gran parte delle persone sta dormendo e noi purtroppo non siamo da meno.

La parola “Buddha” significa Il Risvegliato, o L’Illuminato, è colui che a un certo punto ha capito, colui che riesce a dimorare in quello stato di luce e di consapevolezza, di risveglio.

Da una visione egoica è uscito per andare oltre, nel cuore del risveglio, uno stato meraviglioso, che è sempre alla nostra portata.

Spesso mi piace ricordare la parabola del figliol prodigo. Da piccolo l’avevo trovata molto ingiusta.

Risvegliarsi e tornare alla “casa del Padre”

Il fratello si fa dare tutti i soldi e parte per sperperarli e quando torna il padre lo accoglie organizzando una festa.

Non si fa festa invece per il bravo figlio che è sempre stato lì e che non ha mai sperperato nulla.

In realtà non è una vera ingiustizia. Il messaggio è che la casa del padre è accessibile a chiunque, qualsiasi esperienza tu abbia fatto, in qualsiasi momento.

Non è lontana dal principio del perdono che è sempre insito nella tradizione cattolica: è un attimo essere perdonati.

Qualsiasi cosa possiamo fare, possiamo risvegliarci. Possiamo ritrovarci non più in una visione egoica ma ritrovarci uniti nella casa del padre.

Questo è lo stato di risveglio e per questo viene chiamato risveglio: perché noi dormiamo per gran parte del tempo.

Siamo in una realtà relativa ma duale perché quando ci risvegliamo siamo in una realtà in cui non siamo più nemmeno noi stessi, siamo uno, siamo direttamente dentro la casa del padre.

Le “3 realtà”

A me piace tanto lavorare con i sogni lucidi, cosa che ultimamente non sto più facendo ma che voglio tornare a fare.

Cosa sono i sogni lucidi? I sogni lucidi sono il rendersi conto di stare sognando, è essere consapevoli del fatto che stiamo sognando mente stiamo ancora sognando.

Qui convivono due realtà, quella di colui che potrebbe essere sveglio, quindi quella di Claudio che sta sognando, e quella di colui che è sognato.

Questo allenamento a fare i sogni lucidi ci aiuta a relativizzare quella realtà e a scattare in una realtà superiore.

C’è la realtà del sogno e c’è la realtà relativa, quella duale in cui viviamo, in cui noi pensiamo di essere lucidi anche se siamo addormentati.

Poi c’è la realtà ultima, quella della mente libera in cui si possono vedere tutte le altre realtà. Ogni realtà ultima contempla quella precedente.

Quando io sono sveglio posso rendermi conto che quello di prima era un sogno, ma solo quando mi sveglio.

Questa realtà è relativa e mi risveglio in una realtà ultima: posso riconoscere che anche quella precedente era una vita da addormentato. Un discorso di scatole cinesi.

Salvatore Brizzi ha utilizzato un esempio molto chiaro per spiegarlo.

C’è un sudamericano, che chiameremo Pedro. Tu sei Claudio e stai sognando di essere Pedro. Pedro ha un suo lavoro, una sua famiglia, i suoi problemi ma mentre sogni tu sei Pedro.

Magari stai facendo un percorso spirituale e sai che ti potresti risvegliare, però in quel momento tu sei Pedro e vorresti risvegliarti.

Ma non puoi risvegliarti da Pedro, perché Pedro è il sogno. A doversi risvegliare deve essere Claudio: è lui che deve capire chi era Pedro.

Analogamente, a scatole cinesi, per risvegliarsi da questa realtà relativa c’è bisogno di fare uno scatto in una realtà assoluta, che per fortuna è a nostra disposizione più di quello che possiamo immaginare.

Ogni volta che siamo presenti a noi stessi, in quel momento, siamo svegli.

Tornare al qui ora quanto più possibile è davvero utile ed è l’azione che sviluppiamo con la meditazione.

 

Un altro pezzo “rubato” al “come meditare coaching” clicca per saperne di più su come funziona: “come meditare coaching

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