Controllare le emozioni e stare con ciò che c’è

 Ho alcune domanda di Anna e di Vito.

Anna chiede del rapporto tra sensazioni e percezione delle sensazioni; Vito vuole sapere come portare calma nella mente e se la meditazione aiuta a controllare le emozioni negative.

guarda il video – controllare le emozioni e stare con ciò che percepiamo

o continua a leggerne la trascrizione sotto:

Leggiamo la domanda di Anna:

“Salve Claudio, ho fatto il ritiro di dieci giorni di Vipassana e purtroppo non riesco a praticarla per due ore al giorno.

Vorrei sapere come mai a volte non riesco a sentire nessuna sensazione nel corpo, forse la mia mente è ancora molta grossolana?

Le sensazioni sottili non le avverto. Grazie”.

Allora Anna, non cercare un ideale: stai con quello che c’è.

È impossibile che tu non senta le sensazioni corporee; se io adesso ti dico di sentire la differenza tra l’aria che puoi percepire sulla pelle nuda e le sensazioni della pelle dove ci sono i vestiti, ti accorgi delle sensazioni.

Se ti dico di cercare un dolorino nel corpo, un dolorino lo trovi.

Quindi è impossibile non percepire le sensazioni.

Diciamo che in Vipassana ci autorizziamo a stare con quello che accade, e se quello che accade – quello che emerge – non è necessariamente una sensazione corporea, va bene così.

Quindi non andare a cercare gli ideali.

Perché quando vai a cercare gli ideali – quello che ti aspetti che ci dovrebbe essere – non stai più con quello che c’è, quindi lascia perdere gli ideali.

Anche quando dici che non riesci a praticare per due ore al giorno: chi ti ha detto che devi per forza praticare per due ore al giorno?

Forse tuoi insegnanti?

Può darsi, non io comunque.

Praticala per quanto ti riesce, l’importante è che non smetti di praticarla.

Fai venti minuti?

Va benissimo lo stesso.

Non cercare gli ideali: stai con quello che c’è.

Questo è il mio consiglio per te.

Vito dice:

“Claudio, puoi dirci in che modo la meditazione riesce a riportare calma nella mente?»

Questa è una domanda che può avere una risposta breve, una risposta media e una lunga.

Brevemente, la risposta è semplice: la meditazione ti riporta nel qui e ora.

Nel qui e ora c’è la calma.

Nel qui e ora non c’è spazio per i pensieri grossolani.

I pensieri tendono a portarti nel futuro, dove nascono le ansie, perché cerchiamo di controllare qualche cosa che ancora non c’è, e che quindi è incontrollabile; le ansie sono una forma di paura, la paura noi la abbiamo per quello che non conosciamo, e il futuro è ignoto.

Mentre quando stiamo con quello che c’è, nel qui e ora, non c’è spazio per le ansie e le preoccupazioni.

E non c’è spazio nemmeno per i ripensamenti, che sono le cose che emergono quando il pensiero ci riporta nel passato.

Spesso, tra l’altro, prendiamo le esperienze brutte del passato e le proiettiamo nel futuro, temendo che possano riverificarsi, e comunque ci perdiamo il momento presente.

Nel momento presente ci godiamo la vita: perché la vita è nel momento presente.

E quindi la meditazione ci allena a essere vivi, a essere pienamente presenti a quello che succede in noi, momento per momento, nell’adesso, nel qui e nell’ora.

Ed ecco come la meditazione porta calma nell’adesso: occupandoci di quello che c’è e smettendo di pre-occuparci di quello che potrebbe accadere o meno.

Ancora Vito:

“È vero che chi pratica la meditazione riesce a controllare meglio le proprie emozioni negative?”

Sicuramente l’effetto percepito potrebbe essere quello, tuttavia la parola “controllare” è una parola che non mi piace; non mi piace perché potrebbe indurti in errore.

Noi le emozioni le viviamo.

E quando le viviamo, le viviamo per quello che sono, e smettono di avere un’accezione negativa.

Quindi non si tratta di cacciare quello che stiamo vivendo a dispetto di quello che vorremmo vivere (perché questo atteggiamento produrrebbe emozioni negative), ma stiamo con quello che c’è, anche se è un’emozione che percepiamo come negativa.

Ci stiamo, la conosciamo, e quando la conosciamo la risolviamo: ecco in che modo un praticante riesce ad estirpare, alla radice, le cosiddette emozioni “negative”.

Tuttavia le emozioni “negative” sono parte della nostra esistenza.

Le emozioni primarie, dal punto di vista della psicologia, sono comprese in un numero da quattro a sei (a seconda della scuola), ma di base sono quattro: paura, rabbia, tristezza e gioia; e fanno parte del “pacchetto” corpo.

La paura ci serve a non bruciarci col fuoco, a scansarci se arriva un autobus: le emozioni sono funzionali.

Quindi, da questo punto di vista, non si eliminano, perché elimineresti una parte importante.

Il problema è che gran parte delle nostre ansie, preoccupazioni e paure nascono dal pensiero, ci basta pensare a un autobus che potrebbe venirci addosso per viverci delle emozioni negative del tutto gratuite; ecco, su queste abbiamo molto margine di lavoro.

Ma anche su quelle normali: se abbiamo paura del fuoco, e noi sappiamo perché abbiamo paura del fuoco (e il fuoco, o un autobus, effettivamente c’è), ecco che queste emozioni non sono più un problema.

Per il meditante funziona bene la frase: “Se un problema ha una soluzione, non è un problema, e se un problema non ha una soluzione, non è un problema.”

Quindi, dal punto di vista di un praticante di meditazione, smetti di avere problemi.

Ora, sto probabilmente idealizzando un processo – che potrebbe avere questo punto di arrivo – ma non vorrei creare degli ideali e delle aspettative.

Il solo fatto di metterti lì a meditare, ti aiuta ad avvicinarti sempre di più a questo stato di cose (in un processo, non è che dall’oggi al domani ci arrivi); e non è neanche così importante smettere – in senso assoluto – di avere preoccupazioni.

Quello che conta è iniziare un percorso che, giorno dopo giorno, allevia le ansie: questo è più realistico.

Però, nel realismo, aggiungi sempre di più pace nella tua vita.

Perché non incominciare?

 

Controllo-emozioni-presenza

6 risposte

  1. ciao Claudio, è da un po’ che leggo le tue comunicazioni e oggi mi sento di dirti un GRAZIE. Ancora non riesco a praticare con costanza ma ci sto lavorando, un caro saluto

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