Differenze tra Samatha e Vipassana: Fare ed Essere

“Mi spieghi ancora le differenze tra l’essere e il fare della Vipassana e della Samatha?”

differenze tra meditazione samatha e vipassanaquesta domanda mi è stata rivolta da un allievo, un amico che da tempo conosce già bene la tecnica e spesso voleva capire come fare vipassana, vorrebbe chiarimenti sul confine tra samatha e vipassana (che è più nella teoria che nella sostanza, perchè difatto non c’è) e torna spesso su ciò che già conosce non solo in teoria ma anche nella pratica.. ecco quindi come rispondo:

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È molto semplice, in realtà (anche se mi rendo conto che potrebbe sembrare un po’ complicato).

Samatha

Noi in Samatha, facciamo.

E cosa facciamo?

Cerchiamo di portare l’attenzione – che in genere è distratta da mille pensieri – su un oggetto, quindi se ci sono dei dubbi, se c’è confusione, e non sappiamo cosa fare, qualcosa facciamo: portiamo l’attenzione (per esempio) al respiro.

Quando io respiro, questo mio senso di dover fare qualcosa comincia a cambiare, perché io e il respiro cominciamo a diventare un tutt’uno.

Quando comincio a focalizzarmi sul respiro, al punto tale da sentire che sto respirando, io, magicamente, SONO il respiro, e, a quel punto, la mia attenzione comincia ad espandersi.

Ed ecco allora che, l’essere presente, comincia a prevalere sul dover fare qualcosa, perché sono nell’essere, non sono più distratto: sono pura consapevolezza.

Sono un foglio bianco, su cui possono essere scritte tutte le mie esperienze; mentre prima ero solo un foglio scarabocchiato, pieno di idee, concetti, di cose da fare, di paure, rancori e di mille altre cose; mentre invece, adesso…

ZUM!

Foglio bianco.

Vipassana

E quindi ecco che, in Vipassana, io accolgo ciascun piccolo disegno, virgola, macchia o scarabocchio che dovesse apparire in questo foglio bianco.

E tutto questo riguarda l’essere (la presenza), piuttosto che l’osservare il respiro; e quindi, sì, in effetti si fa qualcosa: osservi quello che c’è.

Però ci tengo a distinguere, l’essenza della Vipassana è semplicemente questa: essere.

C’è chi vuole le formulette magiche su “come fare”, con tutti gli strumentini giusti, ma tutto questo serve solo a coprire le nostre ansie, gli strumentini e le formulette non basteranno mai: le ansie ci saranno sempre.

Alleggeriamoci, invece, e cerchiamo di avere fiducia in noi stessi, come ce l’ha l’uccellino che si posa su un ramo; lui non conta sul ramo, non conta sugli strumenti e le cose esterne, conta sulle proprie ali, perciò se il ramo si spezza, lui, semplicemente, vola.

Questo ha a che fare con la dimensione dell’essere, ed è questo che mi piacerebbe fosse l’”obbiettivo”; ciascuno di noi ha le proprie ali, e può volare anche alto (sempre, per carità, rimanendo coi piedi per terra), però, ecco, è questa l’essenza: essere.

Essere, essere, essere: non avere fretta, non avere strumenti, non cercare le formule magiche.

Questa è la terza volta che mi fai la stessa domanda: ma non ti basterà perché, quello che vuole la tua parte ansiosa, è avere gli strumentini, una formula che ti fa capire bene cosa devi fare quando sei in Vipassana.

Ma non devi “fare”, in Vipassana: devi essere.

Quando fai, è perché c’è confusione, e allora sì, allora qualcosa fai: ti riporti nell’adesso attraverso il respiro.

Quindi, quando c’è un dubbio su cosa fare: osserva il respiro

Ogni volta che ti chiedi: “Che sto facendo? Cosa devo fare?”: osserva il respiro.

Nell’osservare il respiro, magicamente, ti ritrovi che hai pulito un po’ questo foglio, ed è di nuovo bianco, magari c’è ancora il segno di qualche scarabocchio cancellato, ma adesso è stato ripulito abbastanza, e altre cose possono apparire ed essere osservate.

Mi rendo conto che tu vorresti un altro tipo di risposta, ma non c’è.

C’è in te (che poi lo sai già, perché l’hai detto).

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Guarda il video – Differenze tra Samatha e Vipassana: Fare ed Essere

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