Voglio alternative al respiro
Patricia dice:
“Sono bradicardica, e il mio respiro è appena percettibile.
Con Vipassana – che adoro – ho sempre difficoltà a porre attenzione al respiro, in quanto lo avverto come una forzatura, soprattutto fisiologica, e mi disturba nella pratica.
Se ti viene in mente qualcosa…”
leggi sotto o clicca qui per andare al video
Tecnicamente, noi in Vipassana ci alleniamo a osservare quello che c’è.
Certo, poi tutta Vipassana si appoggia su Samatha: la concentrazione; perché se non siamo concentrati non possiamo osservare quello che c’è.
E il respiro la fa da padrone, in questo senso.
Tuttavia, da un punto di vista prettamente tecnico, il respiro non è tanto Vipassana, è più Samatha.
Poi, alla fine, è la stessa cosa.
Molti dicono: “Facciamo la meditazione del respiro, com’è che si chiama, Vipassana? Insomma, quella del respiro”.
E non hanno torto, in fondo è questo che facciamo da un punto di vista fattivo: osserviamo il respiro, quando ci chiediamo cosa dobbiamo fare.
Perché c’è confusione; quando ci chiediamo cosa dobbiamo fare, abbiamo bisogno di porre la nostra attenzione su qualcosa.
E in questo spesso il respiro la fa da padrone; ma non è fondamentale, il respiro.
Patricia: potresti usare il corpo, le sensazioni corporee.
C’è chi ha delle difficoltà e utilizza il battito cardiaco, addirittura.
Tu però sei bradicardica, che problema c’è nell’osservare il respiro?
Attenzione, ed è qui che ti voglio mettere delle pulci nell’orecchio.
Tu respiri.
Immagino che, da bradicardica, il tuo respiro sarà lento e lieve, sottile, quasi inesistente.
Che è, guarda caso, quello che succede a un praticante dopo un po’ che pratica: il suo respiro tende, naturalmente, a farsi lungo, sottile e lieve, fino a perdere anche la percezione di respirare.
È un’esperienza che molti hanno, e che problema c’è?
Noi però respiriamo.
Tu respiri.
Non si tratta di avere un respiro diverso da quello che è il tuo respiro.
Non è questo che ti viene richiesto: ti viene richiesto di stare con quello che c’è.
Quando l’invito è a porre la tua attenzione sull’esperienza del respirare, stai con questa esperienza.
È sottile?
Bene, la tua attenzione sarà ancora più sottile.
Puoi meditare ponendo l’attenzione sul corpo invece che sul respiro?
Sì.
Ma perché?
Il mio invito, piuttosto, è a sperimentare.
Sperimenta pure il corpo, con le sensazioni che ti trasmette, ma il mio invito è quello comunque di tornare al respiro; anche qualora ti dovesse piacere di più meditare con le sensazioni corporee.
E nota cosa è che ti fa dire che ti disturba.
Tu dici che la vivi come una forzatura, perché?
Siccome quando non mediti respiri normalmente, perché è diventata una forzatura quando hai deciso di osservare questa cosa naturale e che fai normalmente come respirare?
Perché è diventata una forzatura, cosa succede dentro di te?
Dici che ti disturba: che cos’è questo disturbo?
Ecco, tutto questo è un enorme, bellissimo e meraviglioso campo di indagine.
Lo ripeto.
Tutti questi processi, che tu vorresti eliminare e sostituire con un’altra tecnica, invece sono tanta bella roba da esaminare.
Partendo dal respiro.
Se tu non respirassi, non saresti viva.
Sei viva: respiri.
Respirerai in modo sottile, lento, eccetera; osserva quello.
E se noti che: “Eh, ma io sono diversa dagli altri”, “Per me non va bene”… tutti questi sono pensieri, ci sono?
Ora, io sto dicendo i pensieri che verrebbero a me qualora fossi in una situazione simile, ma io non so i pensieri che vengono a te.
Ma, probabilmente, se dici che lo vivi come una forzatura, e che ti disturba, c’è la mente che si è inserita dentro.
E allora osserva, conosciti.
Non è importante se ti focalizzi sul corpo o sul respiro, in realtà; ma se anche ti spostassi dal respiro al corpo, magari le prime volte la cosa potrebbe anche piacerti, ma ci si metterebbe poi in mezzo qualcos’altro.
Perché la tua mente – come la mia e come quella della stragrande maggioranza delle persone – tenderà a fare capolino e, senza che te ne accorga, tenderà a creare dei pregiudizi.
Respirare, che è la cosa più naturale, non richiede nessuna forzatura, se lo vivi così significa che lì c’è qualcosa della mente: pregiudizi, preconcetti, ideali.
Tutta roba che possiamo osservare.
Sono tutti oggetti di indagine: fantastico.
Visto quanta roba ti ho dato, Patricia?
Grazie Claudio. Infatti nella tradizione di Mahasi Sayadaw si fa Vipassana senza passare dalla Samantha. Chiaramente come giustamente hai scritto, avviene sempre la centratura sulla respirazione che in quel lignaggio è nell’addome.
Un caro saluto.
ciao Gianluca, grazie del tuo contributo