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Quando il cuore sboccia come un fiore
Aprire il cuore all’amore è uno stato d’animo meraviglioso.
Uno stato di espansione del cuore simile ad un fiore che si apre in tutta la sua fragranza al mondo.
Ovviamente non è necessario meditare per ottenerlo: qualsiasi madre conosce bene quella emozione e sensazione di espansione anche senza avere meditato: chi non ha provato amore anche per un solo istante nella sua vita?
Tuttavia emozioni come la paura, la brama, la rabbia ci chiudono all’amore e questo innesca spesso un ciclo vizioso: più ci sentiamo corazzati meno ci apriamo, meno ci apriamo e più ci chiudiamo in noi stessi corazzandoci ancora di più.
Mentre quando siamo in uno stato di amorevolezza e ci apriamo al mondo offriamo la nostra benevolenza succede l’opposto!
Infatti la cosa bella è che più dai Amore e più accresce dentro di te: è una fonte inesauribile. Più dai, più ne ritrovi in te.. in un ciclo, questa volta, virtuoso.
In tutte le tradizioni religiose -nessuna esclusa- si dice che amare è la chiave per raggiungere l’Assoluto. Poi il nome per definire questo “Assoluto” cambia da religione a religione ma non il mezzo per arrivarci: c’è chi lo chiama Dio, chi Allah, chi Nirvana, chi “Uno” chi non lo chiama proprio… Ma la parola Amore rimane!
Perché? Perché la Realtà Ultima non è raggiungibile con il freddo intelletto: non è una cosa che possiamo capire con la sola razionalità ma al contrario richiede una “realizzazione” ovvero una esperienza che ci vede coinvolti completamente.
Anche l’Amore non è una parola descrivibile razionalmente ma è una esperienza che tutti noi conosciamo.
Come un fiore che si apre
Dicevamo che il cuore che si espande al mondo circostante è come un fiore che si apre.
In oriente si usa il fiore di loto aperto come simbolo per descrivere l’illuminazione.
Anche in quel caso l’Illuminazione non può avvenire con una semplice comprensione cognitiva della “Realtà così come è” ma come esperienza diretta della stessa.
Questa esperienza avviene attraverso l’Amore ed è fatta della stessa natura dell’Amore.
Il fiore di loto affonda le sue radici nel fango, nella melma; il gambo attraversa tutte le acque stagnanti e putride ma il fiore si apre immacolato al di sopra delle acque putride e della melma.
Questa illuminazione quindi è un “andare oltre” allo “stato di melma” senza negarlo, anzi affondando le radici in esso.
Questo ci ricorda che lo stato di purezza, non è distaccato dal mondo, talvolta melmoso e stagnante in cui ci ritroviamo, ma ne fa parte.
Non dobbiamo aspettare di essere felici per essere felici… quante volte ci diciamo “adesso ho troppe cose da fare non posso permettermi di essere felice (ed amare): ma nel futuro.. quando starò tranquillo..”
In altre parole rimandiamo la nostra felicità ad un futuro in cui (chissà perché) saremo felici.
La felicità è talvolta una scelta di campo: la scelta di vedere ed accogliere la parte di realtà che ci vede “nella melma fino al collo” per volere andare oltre e fare un lavoro verso l’alto che ci fa attraversare con fiducia le acque stagnanti…
Fino a sbocciare puri aprendoci al mondo!
Non c’è fiore senza melma
Aspettare che un domani saremo felici equivale ad aspettare di vivere fuori dal mondo: puoi aspettare in eterno.
La felicità vera non è esclusiva: non nega la tristezza al contrario sorge da essa e la contempla.
La felicità e l’amore (la gioia è l’emozione che alimenta il sentimento di amore proprio come la rabbia fa con l’odio) non sono qualità “duali”: ovvero non possiamo provare amore e contemporaneamente provare avversione verso il suo contrario (l’odio).
Possiamo però provare amore per tutti, inclusi coloro che stanno nel rancore proprio perchè conosciamo bene quel sentimento: possiamo provare compassione per chi sta nella melma perché la conosciamo bene anche noi. Infatti pure noi abbiamo le radici dentro la melma anche mentre sbocciamo puri come un fiore di loto.
Senza quella melma non esisterebbe nemmeno il loto: come dice Thich Nhat Hahn: “no fango, no loto”.
Quindi: se l’amore si autoalimenta in un ciclo virtuoso (mentre al contrario il cuore si chiude in un ciclo vizioso), se non dobbiamo aspettare di non avere più il fango per aprirci all’amore (ma al contrario possiamo affondare le nostre radici su di esso), cosa aspettiamo ad aprirci all’Amore?
E non è solo un discorso spirituale anche la psicologia riconosce che chiudersi all’Amore è fonte di sofferenza, aprirsi benevolmente in un contesto sociale appagante è invece fonte di gioia e di vita realizzata e felice.
Cosa aspettiamo?
Come fare ad aprirsi all’amore?
Credo che tu lo sappia già fare. Sicuramente hai le tue risorse e ti invito ad usare quelle a te più famigliari.
Io posso proporti una “meditazione” fatta apposta dal Buddha 2600 anni fa che si chiama: “pratica di Metta”. Per 2600 anni possiamo dire che è stata sperimentata con successo J …
Se vuoi sperimentare questa pratica e vuoi saperne di più puoi cliccare qui (contiene un corso completo con i primi video gratuiti):
Come fare la meditazione della pace interiore: la pratica di Metta
Altrimenti qui trovi una breve spiegazione gratuita: La Meditazione dell’apertura del cuore: la pratica di Metta
se vuoi lascia un commento qui sotto:
//youtu.be/FUHgkcb1wNY
Profondo
Si, è una pratica che merita di essere anche approfondita 🙂
Ce’ anche un video su questo?
La Meditazione dell’apertura del cuore: la pratica di Metta
Scusa Val, ma hai letto l’articolo? hai cliccato sui link? Se vuoi una spiegazione la trovi: l’ho messa in link