Meditazione di Metta nel quotidiano
Domanda: “C’è un modo per portare la pratica di Metta nel quotidiano?”
guarda il video o continua a leggerne la trascrizione sotto:
Sì, e ce n’è più di uno.
Mentre con “La meditazione per indaffarati”, possiamo notare che la nostra consapevolezza, grazie alla Mindfulness o alla Vipassana, può trasformarsi in un’occasione di presenza quotidiana, con la Metta sembra quasi che la pratica di benevolenza – questa pratica molto gentile e anche piacevole da fare – tenda un po’ a restare relegata lì, al momento in cui siamo seduti.
In realtà non è così, ci sono varie “cosette” che possiamo fare.
Ad esempio il “Che io sia felice e che tutti gli esseri siano felici” – che non è solo la frase con cui mi fa piacere salutare a fine video, ma è proprio il cuore della Metta – fa si che, augurando a se stessi gioia e mandandola anche agli altri, si sviluppi in noi questa attitudine all’amorevolezza, alla benevolenza e alla gentilezza: a Metta insomma, un’unica parola che racchiude questi tre aspetti.
E quindi, ogni volta che mi viene in mente, posso ripetere le parole “Che io sia felice e che tutti gli esseri siano felici”, un po’ come un mantra; quindi posso, che so, lavare i piatti e mandare questo auspicio.
E questo è già un modo per alimentare Metta.
Lo puoi anche ripetere molte volte nel quotidiano, e ti assicuro che tranquillizza, apre il cuore e favorisce una certa leggerezza.
So che, come accade spesso quando si recitano i mantra, possa sembrare un po’ artificiale; la stessa Metta, se uno è abituato solo a Vipassana, può sembrare artificiale.
Tuttavia, aprirsi a questo che può sembrare un artifizio, porta tuttavia a dei risultati che possono essere molto benefici; quindi ti invito a metterti in gioco, e a sperimentare anche tu com’è poter dire: “Che io sia felice e che tutti gli esseri siano felici”.
A me piace moltissimo farlo quando sono circondato da altre persone, ad esempio in macchina mentre guido.
Quando siamo al volante, siamo tesi e abbiamo la mente già nel luogo in cui dobbiamo arrivare, quindi non stiamo nel qui e ora, anzi, se nel qui e ora incrociamo qualcuno che ci taglia la strada o ci rallenta, lo mandiamo anche a quel paese.
E tra l’altro, quando sei in mezzo al traffico, anche se ti metti a fare a gara con qualcuno che è un po’ più veloce di te, quanto tempo vuoi poter guadagnare?
Arriveresti al massimo due o tre minuti prima.
In queste circostanze fermarsi un attimo, non dico fermare la macchina ma fermare la mente, darci pace e, invece di augurare a chi ti ha tagliato la strada di fare qualche incidente, possiamo invece mandare amore.
Non per forza a quello che ti taglia la strada; sebbene, in culture come quella cristiana, Gesù dicesse: “Ama il tuo nemico”, e quindi si potrebbe benissimo dare un augurio sincero anche a chi ci taglia la strada.
Anche perché, nelle benedizioni come nelle maledizioni, i primi a patire gli effetti siamo noi: siamo noi i primi a essere sintonizzati con quel tipo di emozione.
E soprattutto, sintonizzarci con emozioni superiori è anzitutto di giovamento a noi, quindi l’augurare il bene anche a un’altra persona… perché no?
Ora non dico di farlo a qualcuno che, in quel momento, ti sta urtando; se ci riesci bene, ma se non ci riesci, e diventa un artificio, lascia perdere e indirizzati verso altre persone che ti stanno accanto.
Se però riesci ad estenderlo anche a quella persona che ti sta tagliando la strada – con cuore e con vera benevolenza – questo fa del bene.
Come ti dicevo: il primo a pagare le conseguenze del tuo atteggiamento negativo sei tu.
È normale.
A me è capitato, per esempio, di essere arrabbiatissimo con quello che mi ha appena tagliato la strada. Ma lui però e tranquillissimo: guida la macchina e neanche se ne accorge di te oppure, se se ne accorge, alza le spalle e non gliene può importare di meno, e magari canticchia pure.
Mi è anche capitata la situazione opposta: qualcuno, di quelli che ti si piantano dietro con la macchina, che era arrabbiatissimo con me.
Chi è quindi quello che soffre di più?
Soffre quello che si arrabbia.
Quello che ti ha tagliato la strada, che va troppo piano o ti sta facendo chissà quale danno, lui sta tranquillo, e quando arriva è anche bello rilassato.
Quando invece noi arriviamo dove stavamo andando, siamo già stanchi e irritati, faremo potenzialmente grandi sciocchezze se restiamo in quello stato d’animo.
Quindi rilassarsi – dentro noi stessi almeno: la macchina continua ad andare come è sempre andata, tempo non te ne ruba – ti acquieta l’animo.
Quindi dire, anzitutto partendo da noi: “Che io sia felice”, e poi: “che tutti gli esseri siano felici”; farlo quando siamo nel traffico, è già un modo per estenderlo anche nel quotidiano.
Ovviamente vale anche al supermercato, se qualcuno ti taglia la strada o ti si mette davanti per andare alla cassa.
Un altro modo di usare Metta, che a me piace moltissimo, è quando sto in mezzo alla gente, per esempio mentre faccio shopping, oppure sto in una piazza con altre persone o sto alla fermata dell’autobus.
O anche dentro lo stesso autobus: tu stai in piedi, in mezzo a tante persone, e ti dici “Che io sia felice”; e lo senti che puoi essere più felice di adesso, te lo auguri, e ti sintonizzi su questa emozione superiore.
Ti vuoi bene.
E questo bene, che provi anzitutto dentro di te, lo estendi a tutti quelli accanto a te.
Non stai lì a guardarli negli occhi incrociando il loro sguardo, se ti capita lo distogli, però puoi guardarli mentalmente – o anche fisicamente senza fartene accorgere – e auguri amore.
“Che io sia felice e che tutti gli esseri siano felici”.
Puoi farlo pure a occhi chiusi o guardare solo un punto, ma sentendo quella persona e augurandogli gioia.
Magari stai andando al lavoro: è mattina e anche loro stanno andando al lavoro e c’è tensione e sonnolenza e irritazione e… tu metti amore.
Un amore che è unificante, trasformativo.
Quando fai un’azione del genere, anche il solo sorriso, che sorge lieve dalle labbra come in alcune statue di Buddha, è un qualcosa di contagioso.
Ti sarà capitato, qualche volta, di vedere il sorriso di un bambino che ti ha contagiato; prima magari eri di malumore, distratto o un po’ confuso e questo sorriso ti ha portato gioia.
E questa gioia te la sei portata avanti, per un certo periodo, nel corso della giornata.
E allora noi possiamo offrire gioia agli altri: ed ecco, quindi, come Metta può trasformarsi anche in uno strumento quotidiano.
Io ho avuto un’esperienza con il percorso di meditazione guidata di Laetitia lab. Devo dire che mi ha aiutato nella mia crescita personale e nella mia consapevolezza. Dopo molti problemi personali sto riuscendo ad affrontare la vita in modo diverso e molto più positivo.
mi fa piacere, in effetti la meditazione è un grande supporto, il sistema blocca chi mette indirizzi di altri siti, quindi ripropongo io l indirizzo del corso a cui ha partecipato Giacomo, precisando che non ho avuto il piacere di conoscere l’effettiva qualità del corso, ma mi fa piacere dare fiducia all’esperienza di Giacomo: www. laetitialab .it