La Tecnica di Meditazione della Campana e “la consapevolezza e lo studio”

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La domanda di Federica sulla meditazione con le campane

Meditare col suono della campanaOh Federica, Federica dice: «Ciao Claudio, non riesco… non ricordo se qui o su Felice Adesso, che è l’altro mio blog feliciadesso.com, avevi accennato alla meditazione con le campane. Io sono fortunata, vivo in un paese con una chiesa che scampana e me le perdo. Adesso ti spiego in che cosa consiste questa tecnica. Anzi, te la spiego subito, così è più facile comprendere la domanda di Federica.

La tecnica dei monasteri

C’era questa tecnica che suggerivo, che è una tecnica che si fa per esempio nei monasteri: ogni tanto uno tong, suona un gong o suona una campanella e, in quel momento, tu ti fermi un attimo rispetto alle cose che stavi facendo e ti chiedi: come sto? Come sta il mio corpo? Quali sono le sensazioni che provo? Quali sono i sentimenti, le emozioni? Ok. Ti fermi un attimo e riporti l’attenzione rispetto alle cose che stavi facendo.

Il potere del tocco della campana

Quindi è un momento, è un’occasione di consapevolezza: il tocco della campana è un’occasione più potente di altre per un semplice motivo. Perché quando io, per esempio, lo faccio con la Vipassana, non lo faccio che mi metto con la mente a cercare di osservare che cosa avviene in me.

Ecco, in quel momento diciamo che lo faccio in modo deliberato, che è il nostro vero scopo: ritornare a essere padroni della mente. Però che cosa succede di fatto? Che in qualche modo ho una mente predisposta a farlo.

Quando la campana coglie impreparati

Invece, quando suona la campana, io magari sono in preda al pensiero più nefasto che esista sulla terra, ed è la campana che mi coglie in qualsiasi momento. Quindi mi coglie del tutto impreparato, ed è per questo che è molto potente.

I rumori come occasione di consapevolezza

Lo possiamo fare in qualsiasi momento della giornata: come, per esempio, nel caso di Federica con le campane di una chiesa. Oppure puoi scegliere dei suoni diversi: c’è chi si mette la sveglia nel cellulare, o nel telefono, nell’orologio.

Io personalmente non faccio questo, ma non so… se sono in un posto dove c’è una sirena, facilmente ci sono le sirene. Un treno, che nel frenare stride. O dei posti dove ci sono bambini che piangono, bambini che ridono. Insomma, ci sono tanti… o dei clacson che suonano. La città è ricca di rumori e quindi noi possiamo dare a questi rumori il potere, invece di infastidirci, di regalarci un’occasione per ritornare alla consapevolezza.

Federica e l’esperienza con le campane

Ecco, quindi questa era la tecnica che suggerivo. Mi piace ricordarla e Federica ne sta facendo tesoro, quindi ci racconta la sua esperienza e fa una domanda. Dice: «Allora, io sono fortunata, vivo in un paese con una chiesa che scampana sempre; soprattutto se fa pochi rintocchi me li perdo, ma è utilissima per meditare senza mettersi a meditare». E in effetti questo è un po’ quello che io suggerisco di fare: portare la consapevolezza in più momenti della giornata.

Quanto tempo restare consapevoli

Ti volevo chiedere: come devo comportarmi una volta che ho preso consapevolezza? Cioè… continuo? Per quanto è opportuno rimanere consapevoli? Verrebbe da rispondere: il più possibile. Ma spesso, quando sento la campana, sto facendo qualcosa e dopo qualche secondo torno a fare quel qualcosa, ad esempio studiare, e mi scordo tutto.

Bastano pochi secondi di consapevolezza? Devo cercare di allungare questi momenti di consapevolezza, o l’importante è averli durante il giorno?

L’importanza di ogni momento di consapevolezza

Allora, innanzitutto avere un momento di consapevolezza è sicuramente un momento utile. È importante poterlo avere, quindi ogni momento è ottimo anche se è un attimo soltanto. Talvolta così si manifesta: è un attimo, in quell’attimo io però mi ricentro. Ok.

Magari che cosa significa essere decentrati? L’esempio che mi piace fare è: non so, io sono in piedi e sto con tutti e due i piedi piantati per terra. Poi a un certo punto prendo una busta da terra, una busta della spesa.

Nel momento in cui la sto prendendo mi devo riequilibrare, perché ovviamente c’è un momento in cui il peso del corpo è squilibrato e quindi mi riequilibro. E magari devo prendere un bambino in braccio, lo tiro su e anche lì devo trovare equilibrio. Se ho sia il bambino che la busta, più facilmente sono vulnerabile. Ok. Però magari mi arriva un pallone e lo posso rilanciare.

Immagina di fare tutte e tre le cose insieme, senza un momento di centratura tra una cosa e l’altra. Cioè prendo il bambino, la busta della spesa e la palla che mi arriva contemporaneamente: io cado.

Quindi è utile, tra un’esperienza e l’altra, avere un momento di centratura, ricentrarsi sempre, ritrovare un momento, un punto di equilibrio. E questi momenti di consapevolezza servono proprio per questo.

Lo studio come esempio di presenza

Faccio l’esempio specifico di Federica rispetto al fatto che tu stai studiando. A me capita, non so se capita anche a te, credo che capiti a tutti, di leggere o studiare… non so, leggo. Ok, io posso leggere consapevolmente, essere presente pienamente in quello che sto facendo e in quel momento io sono consapevole, sto assimilando qualcosa, sono pienamente presente nell’esperienza che sto facendo, nello studiare.

Ci sono delle volte in cui la cosa che sto studiando la rileggo più e più volte senza aver capito assolutamente nulla. L’ho letta, i miei occhi hanno letto tutte le parole ma la mia mente stava altrove. E quindi quella frase, quella parola, quella pagina, io me la rileggo più volte perché sono assolutamente deconcentrato, non sono presente in quello che sto facendo, non sono presente nello studio.

Ricentrarsi nella vita quotidiana

Quindi sono ottime occasioni per ricentrarsi ed essere più presenti a se stessi, anche per rifare l’esperienza che stai già facendo. Ottimo esempio. Quindi non si tratta di stare ore a meditare e non vivere la vita: noi meditiamo per vivere più pienamente la vita. Quindi ben venga il “meditare senza meditare”, come dici tu.

Io suggerisco comunque di meditare un po’ durante il giorno perché ti aiuta a essere più presente in tutte le esperienze che fai durante la vita.

È un po’ come allenarsi a giocare a calcio e poi andare a fare la partita: l’importante è fare la partita di calcio, ma il giocatore professionista che non fa gli allenamenti non può rendere bene durante la partita come può rendere uno che invece ha fatto gli allenamenti.

Meditazione e vita quotidiana

Ecco, quindi in questo senso io consiglio di fare pochi minuti. Io non sono un fanatico dello stare ore seduto a meditare, anche se ha il suo potere, ma insomma l’importante secondo me è vivere più pienamente la vita. La meditazione è propedeutica: è uno strumento per vivere più intensamente la vita e non deve essere un’occasione invece per isolarsi dal mondo. È invece uno strumento che ci può aiutare a essere più pienamente nel mondo.

Essere più protagonisti della vita

È in questo senso che io amo questo strumento potente della meditazione e credo che ci aiuti a crescere giorno dopo giorno. Quindi puoi allungarli, sì. Il mio consiglio è intanto di cercare di avere più momenti possibili e di stare il più possibile anche con le percezioni del corpo, anche mentre stai studiando.

Quindi, in qualsiasi momento puoi sentire se stai seduta come siedi, mentre stai leggendo, come tieni la pagina, fermarti un attimo a prendere consapevolezza di queste cose e poi riprendere a riportare la tua attenzione deliberatamente, proattivamente, in modo attivo.

Quindi non essere passivi: lo scopo è quello, essere più protagonisti della vita, più attivi rispetto alle cose che facciamo. Quindi io sto studiando, io sono padrone della lettura, e non che io sto studiando e la pagina me la devo leggere dieci volte senza capire nulla, perché i pensieri hanno il sopravvento su di me.

A quel punto che cosa facciamo? Prendiamo consapevolezza che non ci riusciamo, chiudiamo un attimo il libro, andiamo a fare qualche cosa di fisico: il più delle volte un’attività manuale, un po’ di ginnastica, ci muoviamo, poi ci ricentriamo, recuperiamo energie e capacità di concentrarci, e riprendiamo la lettura.

Le campane come gemme preziose

Diciamo che questi suoni della campana sono delle piccole gemme, delle piccole occasioni che ci aiutano a ricentrarci, a trovare un po’ di vigore, un po’ di attenzione, un po’ di consapevolezza e di centratura rispetto a quello che stiamo facendo.

Quindi ben venga, Federica, come stai facendo.

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