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Cosa resta di noi nell'aldilà?
Siamo talmente abituati a identificarci con il corpo che ci sembra impossibile pensare come possa essere una esistenza senza.
Eppure… ogni notte, quando sogni, il tuo corpo resta fermo a letto. E tu? Tu sei da un’altra parte. Vivi, provi emozioni, incontri persone. Sei tu. Ma non sei nel corpo fisico anche se ti percepisci con un corpo.
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Se ne parla da secoli, ma oggi più che mai – tra studi su esperienze di pre-morte, meditazione, ipnosi e antichi insegnamenti tibetani – possiamo iniziare a costruire un’idea più chiara su cosa ci aspetta.
E no, non è un discorso solo “spirituale”: è qualcosa che puoi verificare nella tua esperienza.
Non ti sto dicendo di credere ciecamente a ciò che dico. Ti sto dicendo che, se mi segui nel ragionamento, potrebbe essere logico. E se una cosa è logica, allora merita di essere esplorata e verificata ciascuno secondo la propria coscienza.
Il problema è che pensiamo all’aldilà con la stessa mente che usa il corpo. Immaginiamo l’“anima” come una copia evanescente di noi stessi, ancora con un “dentro” e un “fuori”, ancora nello spazio-tempo.
Ma se il corpo muore, quel tipo di riferimento non esiste più. Serve un altro approccio mentale.
Non è facile farlo. Viviamo immersi nella materia. Ma è utile chiederci: cosa siamo davvero, oltre al corpo? Chi sei tu, quando sogni? E quando mediti? Sei comunque tu. Ma sei altro oltre al corpo.
Questa non è solo una speculazione filosofica tibetana. Ci sono fonti, testimonianze e tradizioni che convergono sulla stessa intuizione: che la coscienza sopravvive alla morte del corpo.
Le esperienze di premorte (NDE), ad esempio, raccontano scene molto simili: fuori dal corpo, sensazione di leggerezza, incontro con la luce, revisione della vita, emozioni potenziate.
Anche la tradizione del buddhismo tibetano offre una mappa dettagliata: il famoso “Libro tibetano dei morti” descrive le fasi pre e post-mortem in modo preciso e ricco. Fasi che corrispondono sorprendentemente a quelle che emergono anche nell’ipnosi regressiva – sia alle vite passate che alla “vita tra le vite” – dove le persone in stato profondo ricordano cosa accade tra un’incarnazione e l’altra oltre che nelle NDE.
E sai qual è il punto più interessante? Queste fonti dicono tutte, più o meno, la stessa cosa. Coincidenze?
Ogni notte sogni. Anche se non te lo ricordi. E ogni volta che sogni, ti trovi in una dimensione in cui non hai corpo, ma sei perfettamente cosciente.
Vedi, senti, provi emozioni. E basta pensare a un luogo per essere lì.
È proprio questo che viene descritto come una delle fasi dell’aldilà: un’esperienza consapevole senza corpo fisico, dove la coscienza vive istantaneamente. Esattamente come nei sogni.
Durante la fase REM, il tuo corpo è immobile, paralizzato. Ma dentro, il tuo “te interiore” è attivissimo. Viaggia col pensiero, sente, pensa. E quello che pensi diventa realtà.
Secondo i tibetani le emozioni nell’aldilà sono potenziate, dicono “sette volte di più”.
Magari il numero va preso con le pinze, ma il concetto è chiaro: ciò che provi, lo vivi in modo più intenso. E questo vale sia per le emozioni luminose che per quelle pesanti.
Lo stesso succede nei sogni. Le emozioni belle sono esponenzialmente più belle. Gli incubi, invece, sono così forti che spesso ce li ricordiamo per giorni.
La mente non lavora in modo razionale: non stai pensando alla lista della spesa. Ma senti, profondamente.
Questa è la coscienza senza il filtro del corpo. Non è razionale. È emozionale, creativa, istantanea.
Ma come si impara a gestire una coscienza così potente? Con la meditazione.
Meditare vuol dire stare. Non fuggire. Osservare cosa succede dentro di te.
Se c’è un pensiero brutto e tu lo combatti, lo alimenti. Se invece lo osservi, lo lasci passare. Questo ti allena. Ti allena a stare con te stesso, senza aggrapparti né scappare.
E questo è esattamente ciò che serve nell’aldilà. Perché se non hai un corpo, sei solo la tua coscienza.
E se quella coscienza è dominata dalla paura, dalla rabbia, dall’attaccamento… allora vivrai quello. Ma se sei centrato, se sei presente, se hai imparato a lasciar andare… allora il viaggio sarà più leggero e facile.
Meditare non serve solo per vivere meglio. Serve anche dopo la vita.
Questa è la fase più delicata. Quella che comincia prima ancora della morte clinica e termina poco dopo. È il momento in cui il corpo si spegne, ma anche la mente “ordinaria” – quella razionale, logica, attaccata all’ego – inizia a dissolversi.
È doloroso? Sì, può esserlo. Lasciare il corpo, lasciare tutto ciò che conosci, non è mai facile. Ma – e qui arriva il punto importante – la sofferenza si ferma nel momento stesso in cui il corpo viene lasciato.
Lo dicono le tradizioni spirituali, lo confermano le ipnosi alle vite precedenti. Le persone, sotto trance, raccontano che nel preciso istante in cui “escono” dal corpo, provano leggerezza, pace, sollievo.
In pratica: morire può fare paura, ma la morte in sé non fa male.
È il momento più mistico, quello in cui si entra in contatto con la luce. Ma attenzione: non è una luce “che vedi soltanto”, sei tu quella luce. Non c’è più un’identità come la conosci. Non sei più “Marco” o “Giulia”. Sei pura coscienza, puro essere, pura luce.
È una sensazione difficile da spiegare a parole. Ma chi ha avuto esperienze di premorte dice sempre la stessa cosa: si sente in “grazia di Dio.” Avvolto, protetto, amato.
Non esiste separazione, non esiste giudizio. Solo pace totale.
Nel buddhismo tibetano questa fase viene paragonata al sonno profondo, dove l’ego è assente e resta solo la natura fondamentale della mente: chiara, luminosa, aperta.
Passata la luce, arriva la fase più lunga: l’esperienza consapevole, ma senza un corpo fisico ma col corpo mentale simile a quello idealizzato che abbiamo qunaod sogniamo.
È qui che accadono molte delle cose di cui parlano le ipnosi e i sogni lucidi: incontri, revisioni di vita, scelte su dove e come reincarnarsi, o anche semplicemente esperienze di crescita e guarigione.
Questa fase è molto simile al sogno. C’è consapevolezza, ma non c’è più tempo né spazio come lo conosciamo. Pensi a qualcosa e ci sei.
Vivi una realtà che nasce dai tuoi stati interiori. E tutto dipende da te.
Uno degli insegnamenti più belli che emergono da queste visioni è che morire non è scomparire, ma cambiare forma. Esattamente come l’acqua che diventa vapore. Cambia lo stato, non la sostanza.
Chi ha lavorato con l’ipnosi regressiva alle vite precedenti racconta spesso che il momento della morte è un passaggio di sollievo.
Certo, può esserci dolore prima – nel corpo, nella mente, nei legami – ma una volta che il distacco è avvenuto, c’è soprattuto solo pace.
Ciò che abbandoniamo sono gli schemi mentali legati al corpo, la personalità, le abitudini.
Come se lasciassimo andare l’hardware e anche il software che funzionava solo su quel sistema, i drivers. Ma la coscienza resta. E continua il suo viaggio.
Forse ti sembra tutto lontano, astratto, “da dopo la vita”. Ma in realtà… è qualcosa che già conosci.
Ogni notte, quando dormi, attraversi tre fasi: l’addormentamento, il sonno profondo, il sogno. Ti suonano familiari?
Addormentamento: simile al distacco dal corpo, la coscienza si stacca piano piano.
Sonno profondo: simile alla luce, dove non hai pensieri, non hai identità, ma esisti.
Sogno: simile alla fase dell’esperienza cosciente nell’aldilà, senza corpo ma piena di emozioni.
È come se ogni notte facessimo le prove generali per ciò che ci aspetta dopo.
Non a caso il buddhismo parla spesso del sonno come piccola morte, e della morte come un grande sonno.
E se ogni notte viviamo tutto questo… allora perché averne paura?
Quindi la coscienza, la mente è il nostro mondo. Lo è ora, lo sarà anche dopo.
E tutto ciò che impariamo a fare con la coscienza oggi – accogliere, lasciare andare, stare con ciò che c’è – ci servirà domani.
Meditare, essere presenti, guardarsi dentro… non sono pratiche “spirituali” in senso vago. Sono strumenti concreti per vivere meglio, e morire meglio. Perché quando il corpo non ci sarà più, resterà questa coscienza. E se la coscienza è in pace, allora lo sarà anche tutto ciò che sperimentiamo.
Alla fine, questo è ciò che conta davvero. Non sapere “cosa succede dopo”, ma vivere ora con consapevolezza, per non arrivarci impreparati. Per poter riconoscere quella luce, quel sogno, quella coscienza come casa. Come te stesso.
E magari, se ci credi, ritrovarci là. Nella luce. A sorriderci. Senza più paura.
anche un “caffè” o una “pizza” possono esser di aiuto
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2 risposte
Ciao Claudio molto chiaro in questo video e ti ringrazio per confermare ciò che io penso in merito….mi chiedo però come noi che viviamo tante volte tutte quelle volte che riscendiamo sulla terra geneticamente abbiamo le stesse caratteristiche di chi ci ha fatto nascere e predisposizioni per hobbies e passioni…. cioè se precedentemente facevamo parte di un’altra famiglia avevamo caratteristiche genetiche di quella fam poi muoriamo.. ..quando rinasciamo nuovamente sulla terra abbiamo altre caratteristiche capisco che siamo energia e quindi nessuna cosa è statica….ma delle vite precedenti geneticamente non portiamo con la nuova energia dentro un altro corpo più niente ?….tutto cancellato?
chi si assomiglia, o si incastra bene si attira. Certo che siamo sempre noi con le nostre tendenze e schemi mentali, qualcuno li superiamo altri, la maggioranza ce li portiamo appresso. è anche facile che scegliamo di tornare in vita con altri delle stessa famiglia animica, alcuni dei quali facilmente facevano parte della nostra vita precedente. Certo qualcosa la lasciamo, ma non è diverso da questa vita. Magari per un periodo della tua vita hai avuto la passione della pittura, hai comprato vernici cavalletti, tele, eccetera e ti ci sei messa di anima e cuore, poi piano piano è finito tutto in cantina e già in questa vita quella passione è svanita.
Nel bel libro “il bambini che sapeva troppo” una mamma racconta di come il figlio piccolissimo avesse una passione per il baseball e si scopre che rammentava cose della vita di un famoso giocatore degli anni 50 dando dettagli e facendo gesti tipici di un giocatore che di certo non poteva avere visto in tv. Si scopre che anche la madre attuale gli aveva fatto da madre nella vita precedente e con la quale il famoso giocatore aveva un forte legame. Nulla si cancella sotto certi profili oserei dire “Magari” vorrebbe dire che siamo tornati all'”Uno”