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manterremo memoria della nostra attuale vita?
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La personalità e l’identità sono temi apparentemente complessi, soprattutto se osservati nel contesto della reincarnazione e della coscienza. Ma tutto diventa più semplice ed ovvio se rapportati ad esperienze comuni del nostro quotidiano.
In questo articolo esploreremo come il nostro “sé” si trasforma attraverso esperienze, sogni e vite passate.
Il termine “anima” viene usato per convenzione, ma non è sempre il più appropriato. I buddisti, ad esempio, sono espliciti nel negare l’esistenza di un sé assoluto e immutabile che in effetti potrebbe confonderci. Ciò che esiste è una coscienza che si adatta e cambia nel tempo.
Questa coscienza è consapevole di essere, ma si modifica continuamente. Come accade guardando un film, ci identifichiamo con ciò che viviamo: possiamo sentirci come 007 o un personaggio di un sogno, ma torniamo poi al nostro “sé” ordinario.
Nei sogni, la nostra identità cambia completamente. Possiamo sognare di essere una persona vissuta in un altro tempo, come uno schiavo nel Rinascimento, e in quel momento siamo pienamente quell’identità. Tuttavia, al risveglio, torniamo ad essere noi stessi e riconosciamo il sogno come una creazione della nostra coscienza.
Analogamente, le esperienze vissute nei sogni possono raccontarci molto su di noi. I sogni provengono dal nostro inconscio e hanno qualcosa da insegnarci, proprio come le vite passate riverberano nella nostra coscienza.
La nostra identità è in continua evoluzione. L’io, Claudio, da bambino, non amava le verdure e aveva interessi completamente diversi rispetto a oggi. Nonostante ci siano aspetti comuni, è evidente che quel Claudio non è lo stesso Claudio di oggi.
Allo stesso modo, ogni fase della nostra esistenza contribuisce a formare chi siamo. Le esperienze di un film, di un sogno o di una vita passata arricchiscono il nostro essere e ci aiutano a crescere.
Quando ci addormentiamo, i sogni riflettono la giornata appena trascorsa. Analogamente, l’aldilà riflette la vita appena vissuta.
All’inizio, potremmo percepirci ancora come Claudio, ma con il tempo la nostra identità si espande, ricordando altre vite e comprendendo una prospettiva più ampia.
Questa transizione ci permette di riconoscere che non siamo solo il Claudio di oggi, ma il risultato di molte esperienze vissute.
Da una prospettiva più alta, riconosciamo tutte le vite passate come parti di un percorso più grande.
Ogni esperienza contribuisce alla crescita della nostra coscienza complessiva, proprio come ogni fase della vita arricchisce il nostro sé attuale.
Anche in una prospettiva animica, possono esistere stimoli e necessità che ci spingono a reincarnarci. Nonostante una visione più elevata, possiamo sentire il bisogno di continuare il nostro percorso evolutivo attraverso nuove esperienze terrene.
I sogni e la reincarnazione ci offrono una chiave per comprendere meglio il nostro percorso esistenziale. Allo stesso modo, l’aldilà è uno spazio in cui la nostra coscienza continua a evolversi, portando con sé le esperienze di molte vite
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Quando si parla di ciò che resta della nostra personalità dopo la morte, sorgono sempre molte domande. Se esiste davvero un “io” che continua, cosa rimane di ciò che siamo stati in vita? E in che modo possiamo comprendere questo processo?
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Una delle domande principali riguarda la possibilità di mantenere una memoria della nostra vita attuale anche nell’aldilà.
Quando parliamo di “anima” – e uso questa parola per convenzione, anche se non mi convince del tutto – è utile ricordare che alcune tradizioni, come il buddismo tibetano, sono molto chiare nel negare l’esistenza di un sé assoluto e immutabile.
Piuttosto, esiste una coscienza che cambia e si evolve. Siamo noi stessi, ma in continua trasformazione.
Un buon paragone può essere quello dell’esperienza del sogno. Immagina di guardare un film di James Bond: durante quel tempo, ci sentiamo in un certo senso “James Bond”, ci immedesimiamo in lui.
E quando ci svegliamo da un sogno in cui magari ci siamo visti come schiavi nel Rinascimento, siamo ancora noi, ma abbiamo vissuto un’identità diversa.
Anche la nostra personalità cambia nel tempo: il “noi” di oggi non è più quello dell’infanzia. Io, per esempio, non ho più gli stessi gusti e interessi che avevo da bambino; è un’altra versione di me, con alcuni tratti in comune ma sostanzialmente diversa.
I sogni ci aiutano a comprendere meglio l’aldilà, perché così come i sogni riverberano la nostra vita quotidiana, nell’aldilà sembra che la nostra vita passata lasci una traccia. Inizialmente, potremmo sentirci ancora legati alla nostra identità “terrena”, ma col tempo questa prende una forma diversa.
Potremmo persino ricordare vite passate, acquisendo una prospettiva più ampia, come se avessimo una visione che abbraccia tutte le nostre esperienze.
Quando si raggiunge una prospettiva animica, ci si può sentire superiori alle singole vite vissute. Tutte le nostre esperienze – come quelle che accumuliamo nella vita terrena, dai 3 ai 10 ai 30 anni – ci rendono quello che siamo oggi.
Allo stesso modo, le vite passate ci influenzano, ma non ci definiscono interamente.
È un processo di evoluzione: l’io attuale non è quello di dieci anni fa, e probabilmente non sarà lo stesso tra altri dieci. Figuriamoci se sono lo stesso delle vite precedenti, in cui magari avevo anche un sesso diverso. Ma qualcosa continua ed è costante: “la coscienza di essere io”
Comunque, anche se nell’aldilà si raggiunge una maggiore consapevolezza e si superano paure terrene come la morte o il bisogno di nutrirsi, è possibile che ci siano ancora degli stimoli o delle necessità. Questo potrebbe portare a voler sperimentare ancora, e dunque a reincarnarsi.
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