Si può meditare senza usare la posizione del loto?
Il senso della domanda di Andrea è questo:
“Escludendo la posizione del loto, che non mi riesce, qual è la posizione che mi consigli di adottare? Sdraiato o seduto vanno bene entrambe?”
La posizione spesso, per chi comincia a meditare, può sembrare una cosa fondamentale; ha un suo ruolo, anche significativo, tuttavia non è fondamentale.
Dipende anche dalle tecniche, ci sono tecniche in cui proprio la posizione è l’aspetto principale sul quale porre l’attenzione.
Tuttavia se invece poniamo l’attenzione al respiro, cosa che più classicamente tendo a suggerire nei miei corsi, ecco che la posizione diventa secondaria.
Buddha stesso diceva che si può meditare da seduti, da sdraiati, in piedi e in movimento: quindi si può meditare sempre, questo è il succo.
Qual è il vantaggio che può offrire una posizione piuttosto che un altra?
Il fatto è che se siamo troppo abbandonati, per esempio sdraiati, sarà più difficile mantenere quella vigilanza e quella presenza che ci aiuta a essere consapevoli di quello che stiamo sperimentando nel “qui e ora”, perché tenderemo ad assopirci troppo; di contro, se stiamo troppo scomodi, la mente renderà ad agitarsi.
E quindi ci vuole un buon equilibrio.
Non c’è una regola generale, c’è la capacità di qualcuno che si ascolta nel “qui e ora” di dirsi: “Ok, in questo momento la mia schiena è così affaticata e sto così male che, in questo momento, sento il bisogno di sdraiarmi”.
E allora, perché no?
Sapendo che però la conseguenza di questa azione, cosa di cui ci accorgiamo grazie alla stessa meditazione che sviluppa la nostra consapevolezza, è quanto sia ora più difficile non assopirci.
E poi, in fondo, se abbiamo bisogno di riposarci e ci addormentiamo, che male c’è?
Va bene lo stesso, non c’è qualcosa di sbagliato: se ho bisogno di mangiare, mangio; se ho bisogno di dormire, dormo.
Certo, se però il mio obiettivo è quello di sviluppare consapevolezza, ho bisogno di un equilibrio tra rilassatezza e presenza.
Se la mia mente è attiva, io sono presente; se è troppo attiva, non sono rilassato; se sono troppo rilassato, la mente non è attiva.
E quindi devo trovare un equilibrio.
Spesso c’è una posizione che aiuta a mantenere questo equilibrio, ma non è una regola ferrea; sta a te vedere cosa, nel contesto che stai sperimentando, si adatta meglio alle tue esigenze.
In generale, tuttavia, avere una schiena ben dritta, seppur non rigida, ci aiuta a fare soprattutto due cose.
Una è il rimanere svegli, e per rimanere svegli può essere sufficiente anche stare seduti su di una sedia con la schiena dritta, senza per forza assumere la posizione del loto (della quale, più avanti, ti spiegherò i vantaggi).
Io stesso faccio fatica ad assumere la posizione del loto; ricordo che a dodici anni ci riuscivo benissimo, suscitando l’invidia delle sciure amiche di mia mamma che facevano yoga, col tempo però non ho proseguito con quella postura e ho perso elasticità.
Gli orientali non hanno tutte queste difficoltà, sono abituati a sedersi per terra, gli occidentali hanno abitudini diverse, e le loro ginocchia soffrono.
Quindi perché non stare su una sedia?
Sconsiglio però di abbandonarsi contro lo schienale, perché la tendenza potrebbe essere quella di abbandonarti troppo, la mente potrebbe disperdersi e rischieresti di non essere più presente a te stesso.
Non devi essere rigido, se stai come uno stoccafisso non puoi essere rilassato; poi, se hai qualche difficoltà, puoi mettere un cuscino per alleviare eventuali tensioni nella zona dei reni, poggiandoti quindi un pochino.
Cerca insomma di non startene “stravaccato”, lasciati la possibilità di essere fiero, slanciato verso l’alto.
A me è di aiuto immaginare una corda, legata alla sommità del capo, che mi tira in su; in questo modo la schiena è ben dritta, ma segue le sue curve naturali, e il mento risulta leggermente reclinato verso il petto
Se hai il sostegno di questa corda immaginaria, il resto del corpo si può abbandonare e le spalle possono ricadere leggermente in avanti; la posizione, comunque, risulterà abbastanza fiera.
Abbandonando il resto del corpo sulla colonna vertebrale, lo rilassi, ma la colonna vertebrale dritta ti consente di mantenerti vigile; ed ecco perché, in questa posizione, è più facile mantenere l’equilibrio fra rilassatezza e presenza.
Tuttavia, come ricordavo prima, si può meditare anche da sdraiati e in piedi; è possibile farlo anche in movimento, anzi, nella tradizione Theravada e in alcune tradizioni Zen, esistono delle pratiche di meditazione camminata.
Si tratta di un’altra tecnica, che non sto troppo a descrivere altrimenti ci disperdiamo, ma spero di aver spiegato in maniera esauriente quanto non sia fondamentale meditare nella posizione del loto.
Perché allora, molti utilizzano questa posizione?
Anzitutto bisogna dire che, nella meditazione da seduti, esistono tre tipi di postura che si somigliano molto, ma che in realtà differiscono l’una dall’altra: il loto, il mezzo loto e la meditazione a gambe incrociate.
Nella posizione a gambe incrociate, sono poggiato su un cuscino, abbastanza alto se sei abbastanza alto, e la parte finale delle gambe si incrocia.
Già il semplice fatto di essere poggiato su un cuscino con le gambe incrociate, ti aiuta a tenere la schiena abbastanza dritta; se utilizzi il mezzo loto, la schiena renderà ancora di più a restare dritta e a mantenersi tale nel tempo.
Cos’è il mezzo loto?
È simile alle gambe incrociate, ma le gambe non sono incrociate tra loro: una gamba è posta sopra l’altra, per esempio il piede della gamba destra sarà posto, con il palmo del piede rivolto verso l’alto, sopra il ginocchio della gamba sinistra; quindi le parti finali delle due gambe sono parallele tra loro, e disposte una sopra l’altra.
Questa è già una posizione difficile da mantenere per noi occidentali; molto usata dagli orientali, più usata del loto completo, perché il loto completo è una postura yoga piuttosto complessa.
Molte statue di Buddha stanno nella posizione del mezzo loto, con una gamba sopra l’altra.
La classica posizione del loto completo, invece, vuole che entrambi i piedi poggino sul ginocchio della gamba opposta, e con le palme dei piedi entrambe rivolte verso l’alto; qui, come vedi, entrambe le gambe tornano a incrociarsi, e si tratta di una posizione assai difficile per noi occidentali.
Tuttavia, se uno fa yoga e riesce a stare, con un bel cuscino rigido sotto al sedere, in questa posizione potrà avere una schiena dritta e un buon equilibrio tra rilassatezza e presenza.
Io, oltre a meditare, ho studiato anche counseling (clicca qui per saperne di più) per tre anni, stando anche molto sui libri; e ho notato che, se avevo bisogno di concentrarmi, anche se stavo su un divano preferivo mettermi con le gambe incrociate, magari appoggiando i reni a un cuscino contro la spalliera del divano, e mantenendo la schiena dritta.
Non è legge, ma tenere la schiena dritta in questo modo può essere un valido aiuto.
Anche da sdraiato va bene, ma da sdraiato tenderai ad assopirti di più, quindi mettilo in conto.
Poi, ogni tanto è bello anche cambiare, quindi se hai bisogno di riposare la schiena puoi meditare anche da sdraiato; a questo punto, più che focalizzarti sul respiro, ti consiglio di prendere in considerazione le sensazioni del corpo.
Puoi fare il cosiddetto Body Scan: ovvero scansioni tutto il corpo, partendo dalla punta dei piedi fino alla testa; senti gli appoggi del corpo sul letto, o comunque sulla superficie su cui sei disteso, e tutte le altre sensazioni che il corpo ti invia (se vuoi puoi seguire anche il respiro, ovviamente, ma col corpo è più facile).
E quindi, ricapitolando, anche da sdraiato va bene, come pure in piedi e camminando.
Qui il video da cui è stato estratto l’articolo
Clicca qui per saperne di più sulla meditazione camminata
e clicca qui per la meditazione body scan
Molte grazie per tutti i suggerimenti, io uso una panca da meditazione, mi piace per una questione di fierezza, però spesso sento la schiena rigida e il respiro un’po’ bloccato, però sento che è la posizione giusta per me
è molto soggettivo, anche io personalmente mi sento più supportto dal panchetto, grazie della tua condivisione Paolo