esiste il libero arbitrio?

La domanda:

“Esiste il libero arbitrio?
Ho l’impressione che quando scelgo, non scelgo veramente.
Si rischia il nichilismo, oppure ci si gode la festa (la vita)?

I maestri che credono che non esiste il libero arbitrio, e che non esiste nulla all’infuori dell’Uno, come vivono il loro praticare l’insegnamento?

Cioè: l’Uno che insegna a sé stesso, che senso ha?”

Delle domande davvero molto interessanti, cominciamo con la prima.

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Cominciamo con la prima domanda: esiste il libero arbitrio?

In effetti, gran parte degli insegnamenti esoterici – di tutte le tradizioni – arrivano a dire che il libero arbitrio non esiste veramente. Personalmente non sono così semplicistico.

Io vedo la cosa a vari livelli: a un primo livello, non esiste; a livello assoluto, non esiste (ed ecco perché le varie scuole concordano nel dire che non esiste); ma c’è un livello intermedio, in cui il libero arbitrio lo esercitiamo, eccome se lo esercitiamo (e fa la differenza).

Ma cerchiamo di capirci un pochino, perché le varie tradizioni dicono che non esiste?

il libero arbitrio non esistePerché, finché siamo addormentati, e siamo reattivi – e allora arriva uno, ci dà uno schiaffo, e noi glielo ridiamo – è come se fossimo dei burattini: ho deciso io di ridare lo schiaffo? No, è stato lui che lo ha dato a me, io ho solo reagito.

Cioè, la mia azione è meccanica, non è deliberata, io non ho neppure potuto pensare di fermarmi e di porgere l’altra guancia.

Porgere l’altra guancia, non significa essere remissivi:

porgere l’altra guancia significa non essere meccanici, offrire una alternativa a chi si aspetta una reazione da te, completamente diversa da quella che immaginava; perché tu non sei “agganciabile” dalla sua provocazione, è un sinonimo di liberazione.

Quando porgi l’altra guancia eserciti il libero arbitrio, ma quando tu non lo fai, e reagisci meccanicamente, qualcuno ha spinto un bottone in te e tu hai fatto quell’azione.

Il più delle volte noi siamo addormentati.

La gran parte delle nostre scelte non è una vera scelta, è una reazione, una scelta indotta;

di scelte ne avremmo anche altre, ma alla fine scegliamo sempre la stessa, che è quella che ci rassicura di più.

In psicologia si chiama “coazione a ripetere”: la nostra tendenza a ripetere le vecchie soluzioni che avevano funzionato in passato, anche se talvolta in certe circostanze – e nonostante talvolta siano state efficaci – sono disfunzionali.

È libero arbitrio questo? È chiaro che non lo è, in realtà è un libero arbitrio finto: io credo di essere libero di dare uno schiaffo a qualcuno che me l’ha dato per primo, ma io libero non lo sono davvero, perché in realtà non sono in grado di fare altrimenti.

Cosa succede poi?

Succede che comincio – magari anche grazie alla meditazione – a mettere un intervallo di tempo tra lo schiaffo che ricevo e il fatto che sto già partendo con il mio, e questo intervallo di tempo mi fa rendere conto che già i muscoli si erano mossi, che il mio cervello rettiliano – più veloce della mia capacità di pensare – si era già attivato, e che, mettendo quello spazio di tempo e e osservandomi, sono arrabbiato, che dentro ho tutto un fuoco.

Di tutte queste cose mi rendo conto se ho allenato la mente a farlo, e a quel punto posso scegliere: sono libero, non sono più schiavo.

Sono davvero libero di fare quello che voglio, fosse pure di rendere lo schiaffo (o di porgere l’altra guancia, o di fare qualsiasi altra cosa).

Sono libero di sperimentare cose diverse, e sto esercitando il libero arbitrio: ma sono in cammino, non sono illuminato, sperimento, sperimento e sperimento.

Che cosa succede a chi poi ha raggiunto l’illuminazione?

Intanto il percorso che ti porta a liberarti dalla meccanicità qualcosa fa: ti porta a connetterti sempre di più con l’universo.

Cavalcare le Onde

Tutto ciò che facevi prima e ti comportava grande fatica – non so, andando contro il destino, e ribellandoti contro le onde che ti sovrastano – piano piano ti porta a dirti: “Ma senti, io mi faccio un esame di realtà: qui ci sono le onde, ma se invece di andarci contro le cavalcassi? Magari mi portano lontano”; e quindi cominci a cavalcare le onde.

Cominci a uniformare le tue scelte a un disegno universale (diciamo pure così): vai e cavalchi le onde, fino a quando non sei un tutt’uno con l’Universo (e, a quel punto, non c’è più un ego a decidere cosa fare).

Il Concetto di Karma

La parola Karma significa “azione”, infatti gli orientali parlano di “azione e sensazione”: ovvero che semplicemente a quel punto “faccio quello che va fatto”.

Libero Arbitrio Relativo

Faccio quello va fatto, significa che io divento strumento di una volontà divina: e quindi, anche a quel livello, non c’è più il libero arbitrio.

Uno, perché non c’è più un soggetto, identificato, che agisce; e due, perché, nella misura in cui il soggetto è presente, agisce secondo la coscienza universale, non secondo la propria, egoica, coscienza.

E quindi non possiamo chiamarlo libero arbitrio: non è più libero, non è più neanche un arbitrio. È un agire, senza agire (e infatti, si dice che gli esseri illuminati non producono karma).

Scelta tra Bene e Male

Questa è, in definitiva, la mia risposta alla domanda sull’esistenza del libero arbitrio: la risposta di molti insegnanti sarebbe che non esiste, né a livello basso né a livello alto; la mia è: non esiste a livello basso, non esiste a livello ultimo; ma, a livello intermedio, lo esercitiamo, e quindi, in quanto tale, esiste.

Di fatto, ogni volta che noi scegliamo (come nei cartoni animati, dove c’è il diavoletto e l’angioletto, e dobbiamo decidere tra il bene il male), noi il libero arbitrio lo esercitiamo (e possiamo agire per il bene, oppure per il male).

E questa è una eventualità che ci viene proposta a ogni scelta che facciamo: scegliamo per il bene o per il male?

Rischio di Nichilismo o Gioia della Vita

Più aderiamo al bene, e più ci allineiamo con le leggi universali; più abbiamo fretta di agire – e siamo meccanici: spinti dalla rabbia, dalla paura, dall’ansia – e più faremo danni, agli altri e a noi stessi.

Per rabbia si uccidono le persone: “Ero fuori di me”, si dice (appunto).

Quindi ecco il percorso (ed ecco il libero arbitrio): ogni volta che scegliamo il bene rispetto al male, abbiamo una scelta; fino a che non sarà più neanche una scelta, sarà logico scegliere il bene.

All’inizio non è per niente una scelta, e facciamo tutto meccanicamente, e ci viene spontaneo fare del bene oppure del male; in seguito cominceremo a scegliere.

Quindi io mi sento di dire che, a un certo livello, noi lo possiamo esercitare il libero arbitrio, e quindi esiste. Però esiste in una dimensione relativa.

Accettazione e Fiducia

E ora vado a rispondere alle altre parti della domanda, che richiedono però una chiave di lettura che devo fornire prima. Perché l’altra parte della domanda è: “Si rischia il nichilismo oppure ci si gode la festa?”

Buddha stesso, quando lui diceva che non esiste un individuo se non come fenomeno, si è trovato di fronte a delle persone che si sono suicidate, che hanno pensato: “Evabbè, allora è tutto inutile”, ma non era quello l’insegnamento.

Ci si gode la festa. Perché? Perché – soprattutto per chi è ansioso, e ha bisogno di controllare tutto – ti alleggerisce la vita: lascia pure andare, tanto le cose vanno come devono andare.

Cioè, tu fai del tuo meglio perché vadano in una certa direzione, fai del tuo meglio però, a un certo punto, ti devi arrendere alle cose così come vanno.

Io mi devo arrendere al fatto di non avere più energie perché le ho usate troppo, e non sto bene: devo arrendermi a questa realtà, altrimenti starò peggio.

Però, arrendersi, ti alleggerisce, ti toglie un sacco di ansia. Anche, e soprattutto se, accompagni questo arrendersi con un po’ di fiducia, perché sai che comunque andrà bene.

Che anche se andrà male, va bene. Infatti adesso mi permetto di aggiungerti anche questa chiave di lettura al resto della tua domanda…

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Guarda il Video – esiste il libero arbitrio?

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