Quando la meditazione non funziona più:
consigli per esperti
Cosa fare quando, anche dopo tanti anni di esperienza meditativa, si ha l’impressione che non ci sono miglioramenti e non si va da nessuna parte?
Qui ci sono i miei consigli se vuoi aggiungere anche le tue strategie sarebbe bellissimo condividerle in tal caso ti invito ad aggiungerla tra i commenti
Guarda il video: Quando la meditazione non funziona più
Oppure continua a leggerne la trascrizione sotto (in fondo troverai anche i link alle risorse di cui parlo)
Contenuti
Questa è una domanda che ogni tanto mi viene posta.
Nello specifico mi è stata posta in diretta e quindi ho piacere a condividere cosa fare.
Qual è il problema? In realtà, sotto sotto, non c’è un vero problema, ma c’è un problema potenziale.
Mi spiego meglio.
È stato verificato che, nonostante tu possa avere delle percezioni di un non miglioramento, in realtà il miglioramento ci sia.
Sono stati messi proprio degli elettrodi per misurare le frequenze del cervello dei praticanti, in un ritiro di meditanti esperti, e alcuni di essi hanno detto: “Butta tutto il risultato, perché oggi non stato centrato per niente”; mentre invece l’esaminatore ha detto: “No, guarda che, rispetto a ieri, sei anche migliorato”.
Quindi la nostra percezione non è attendibile, rispetto a dei benefici che il praticare meditazione ti porta in ogni caso.
È fisiologico che possano esserci dei momenti di calo, puoi prenderlo per un periodo che è “un po’ così”.
Tuttavia, se il periodo si prolunga, un potenziale “pericolo” (con la “p” minuscola e molto relativo), è che diventi un vizio il mettersi seduti e, di fatto, non meditare.
Rivedi tempi e modalità
“Covare le uova”, come diceva un mio insegnante di Vipassana (e che prima era stato una spia americana), che diceva che era inutile starsene per ore appollaiati: quello lo fanno le galline.
Magari si potrebbe cambiare tecnica, e più in là ti fornirò varie opzioni; o forse, più che cambiare tecnica, cambiare modalità.
Oppure si può cambiare tempo.
Chi mi scrive mi dice di fare, in genere, delle sessioni da un’ora, e comunque mai meno di mezz’ora; il mio suggerimento quindi è: o aumenti oppure diminuisci.
Aumentare lo dicono in tanti, diminuire, invece, è contro intuivo.
Il ragionamento è semplice: è inutile che stai lì delle ore, non è quello lo scopo della meditazione.
Quindi autorizzati anche a diminuire, a fare meno per un certo periodo.
Magari cinque giorni alla settimana, i giorni in cui si lavora e si hanno le routine quotidiane, ne fai venti minuti o mezz’ora; poi, magari di sabato, che sò, ti concedi ben un’ora e mezzo di meditazione.
Questa sarebbe un’idea.
Anche se, quello che farebbe davvero la differenza, sarebbe invece un ritiro di Vipassana.
Un ritiro intensivo di meditazione vipassana
Un bel ritiro di meditazione di diversi giorni: questo lo consiglio caldamente.
C’è per esempio un centro, in Toscana, che fa ritiri di dieci giorni; ce n’è più di uno veramente: per esempio c’è anche il monastero tibetano di Lama Tzong Khapa, di Pomaia, in cui il maestro, Mario Thanavaro, e anche Corrado Pensa e sua moglie Neva, tengono dei ritiri di tre, quattro e cinque giorni.
Perché dico questo?
Perché, in questo modo, l’attitudine alla presenza non diventa più routine; infatti, qual è il pericolo di starsene, un’ora sempre lì, da anni?
Che dopo un po’ ti siedi e la mente vaga la stesso.
Da una parte è fisiologico che la mente tenda a divagare, lo sappiamo, d’altro canto che la mente vaghi e basta, non va tanto bene; e quindi c’è il bisogno di un richiamo alla presenza.
Le sessioni intensive, invece, ti fanno essere presente ventiquattro ore su ventiquattro, anche mentre mangi, perché stai in silenzio per tutto il periodo del ritiro.
Quindi, il primo suggerimento è: cambia gli orari.
Il secondo è: fai un intensivo.
Meditazioni Lampo: Consapevolezza nei gesti quotidiani
Un terzo, invece, è qualcosa di cui ti parlo nella mia “meditazione per indaffarati”, che ti consiglio, così come ti consiglio anche un libro di Salvatore Brizzi, in cui si parla della stessa cosa.
Nel mio metodo, e in questo libro, viene indicata una meditazione quotidiana limitata anche solo a sette/otto/dieci minuti; ma, il focus dell’attenzione, viene rivolto al quotidiano.
Ti dicevo, prima, che il ritiro ti invita proprio a fare questo?
Lo scopo del mio metodo, e del libro (che però non devi leggere e basta: poi fai gli esercizi!), è quello di fare degli esercizi quotidiani di presenza.
Quindi ogni settimana ne fai uno, e in questo modo dai valore alla presenza.
Magari lavi i piatti, e senti l’acqua sul piatto; mangi, in presenza ecc.
Scegli dei momenti del quotidiano per essere presente, questo ti ridà qualità alla presenza.
La meditazione quotidiana che fai, ti aiuta a orientare la mente al respiro e, in generale, diventa un’abitudine costante alla focalizzazione e, con questi esercizi quotidiani, le due cose si supportano a vicenda.
Diventano degli atti di presenza puri, veri, noi è per quello che meditiamo.
E quindi puoi trovare queste cose nel mio corso e, per non dire che tiro acqua solo al mio mulino, anche nel libro di Salvatore Brizzi: “Risveglio”.
Chi mi ha fatto la domanda, faceva riferimento anche ai mantra.
Ogni tanto usare dei mantra
Sì, i mantra potrebbero essere un’idea, abbinati a un’altra cosa che poi ti dirò.
Vediamo adesso perché i mantra potrebbero essere un’idea.
Il mantra lo consiglio non solo durante la meditazione, ma anche se, ogni tanto, ti concedi dei momenti di presenza come, per esempio, quando guidi la macchina e reciti il mantra.
Magari ti fai una meditazione col mantra e poi una, normale, in silenzio.
Sul come scegliere il mantra ti rimando alla pagina del mio sito, di cui ti fornisco il link, in cui rispondo benissimo alla domanda e non c’è quindi bisogno che ne parli anche qui.
Perché è efficace il mantra?
Perché, sebbene rimanga costante il mio invito alla ricerca costante della consapevolezza come chiave principale della meditazione, la nostra mente tende a ripetere costantemente gli stessi pensieri.
È come quando l’acqua del fiume, scavando continuamente, si ricava un letto; e quindi, quando piove, l’acqua tenderà sempre ad andare in quel letto, scavandolo sempre di più, in un processo in cui sarà sempre più facile che l’acqua vada sempre dove c’è già il letto, invece che in altri luoghi.
E così fanno anche i nostri pensieri: tendono a ripercorrere sempre gli stessi sentieri.
In meditazione riusciamo a sospenderli per dei momenti, e questo è un lavoro preziosissimo; anche quando ci sembra che non ci riusciamo, perché, come ho detto all’inizio di questo video, noi comunque ci riusciamo.
Ed è quindi questo il lavoro principale.
Però può essere utile accompagnare a questo, anche un altro tipo di lavoro: cioè possiamo scegliere noi dove mandare “l’acqua”, ovvero i pensieri, invece di lasciarli liberi di andare, guarda caso, sempre nello stesso posto.
Faccio un esempio concreto.
Ho un pensiero di sfiducia, il che mi comporta uno stato emotivo di un certo tipo e, questo stato emotivo e il pensiero si supportano vicendevolmente; e quindi, quando smetto di meditare, torno subito a quello.
È facile che questo accada, non c’è niente di male, e io continuo a meditare comunque.
Ma se io, mentre faccio il mio lavoro di consapevolezza, comincio a solcare nuovi sentieri e a creare nuove forme pensiero, mica faccio qualcosa di sbagliato; anzi.
Quindi se io, invece di continuare a lasciar vagare la mente, la occupo con un mantra, può essere una buona chiave.
Per cui, può essere buona la tua idea di fare un mantra.
Sceglilo bene, magari puoi testarne più di uno; per un certo periodo puoi farne uno, poi puoi passare ad un’altro.
Io personalmente, in questo periodo, come mantra ripeto spesso una preghiera cristiana, della tradizione ortodossa, che è: “Signore Gesù, abbi pietà di me, peccatore”; perché appartiene a un libro che ti consiglio (non per il tuo problema specifico, per il quale fa fede quello di Brizzi, ma in generale).
Questo libro è “I racconti di un pellegrino russo” (nel mio sito trovi il link per scaricarlo gratuitamente), e il suo protagonista recita continuamente questa preghiera.
Nella pagina del sito sul “come scegliere un mantra“, comunque trovi questa preghiera e la sua spiegazione, e la cosa ti sarà più chiara.
Come ti dicevo, in questo periodo sto recitando questa preghiera come un mantra, e lo faccio per entrare in uno stato mentale che scelgo io, in modo da far solcare alla mia mente un sentiero voluto da me, e non farla solcare passivamente.
Quindi il mantra va benissimo, tuttavia, per lo stesso identico principio di essere noi a solcare il nostro stato emotivo (e con un pensiero di un certo livello), consiglio vivamente di fare la pratica di benevolenza.
La Via che Buddha diceva necessaria per il risveglio: le 4 dimore sublimi
Anzi, la cosa migliore sarebbe praticare tutte e quattro le Brahma Vihara, ovvero quelle “sublimi dimore” che Buddha stesso diceva essere utili per ottenere il risveglio di primo livello.
Queste pratiche sono quattro: una è quella della Benevolenza, che nel pali, la lingua di Buddha, si chiama Metta; la seconda è quella, preziosissima, della Compassione, che nella lingua del Buddha si chiama Karuna; poi c’è quella della Gioia, la gioia simpatetica, cioè condivisa, che in pali si chiama Mudita; e poi c’è Upekkha, la pratica dell’Equanimità.
Tutte e quattro formano un “pacchetto”, io sull’argomento ho realizzato un corso che ti caldeggio (ma puoi vedere anche in rete se trovi qualcosa).
Si chiamano, ripeto, Brahma Vihara e sono traducibili come “Sublimi Dimore”.
Tra queste c’è appunto Metta, la pratica della benevolenza e della pace interiore, che dice “Che io sia felice e che tutti gli esseri siano felici”, che è il modo con cui io chiudo i miei video.
Questo orientare la mente alla gioia propria e di tutti gli esseri, e quindi anche allontanarsi dalla sofferenza, non negandola ma prendendo atto che c’è, è un bel modo per stare in uno stato emotivo piacevole, ed è allo stesso tempo un allenamento a stimolare questo stato emotivo e questo modo di pensare.
E creare quindi nuovi solchi, benevoli; e, invece di lasciare che la mente vada dove tenderebbe ad andare per conto suo, allenarci a creare una nuova forma pensiero.
In maniera deliberata, proattivamente, invece che reattivamente e in maniera passiva.
Come vedi, ci sono tante cosine che puoi fare; non farle tutte in una volta, sperimenta da te.
il consiglio Bonus.. la meditazione camminata
ma te ne parlo tra pochissimo ricapitolando tutto ciò che puoi fare secondo me
In sintesi cosa consiglio:
1) Cambia tempi, allungando o accorciando.
Io accorcerei, non sono un fan del “tanto tempo”, se la qualità non c’è; comunque, beninteso, anche se la qualità non c’è, non smettere mai.
2) Fai un ritiro.
Un ritiro ti da una spinta in avanti, nella qualità della meditazione, pazzesca: consigliatissimo!
3) Fai esercizi di presenza quotidiani; e quindi: o la meditazione per indaffarati, oppure il libro “Risveglio” di Salvatore Brizzi.
Io tiro l’acqua al mio mulino, secondo me “la meditazione per indaffarati” è perfetta, tuttavia il lavoro di Brizzi è ottimo (se fai gli esercizi, se lo leggi e basta, non comprarlo neanche).
Però non voglio caricati di troppe cose, magari dopo che hai fatto il mio corso, e hai capito la modalità, compra anche il libro di Brizzi e fai i suoi esercizi.
4) Mantra. (link all’articolo Come scegliere un Mantra)
5) Brahma Vihara. Cioé focalizzazione sui pensieri e emozioni superiori.
Creazione di nuove forme pensiero: benefiche, utili per te e per tutti gli altri esseri della terra; questa può essere un’altra bellissima pratica da tenere parallela all’altra.
Ti lascio un link al mio corso: www.comemeditare.it/corsi/4dimore-presentazione
Non credo che, in giro, trovi tanto altro, comunque vedi da te; se sai già come fare queste pratiche, tanto di guadagnato.
6) C’è anche una sesta cosa, che puoi fare parallelamente alle altre, ed è la pratica di meditazione camminata (dovrei avere del materiale gratuito su questa pratica e, se ce l’ho, te lo metto come link): https://comemeditare.it/?s=meditazione+camminata
La meditazione camminata è un modo per portare la consapevolezza a qualcosa di diverso, rispetto a quello a cui sei normalmente abituato.
Se sei solito portarla al respiro, e col tempo è diventato un automatismo, allora portarla sulle gambe potrebbe aiutarti tantissimo, essendo per te una novità.
E non solo: il fatto di essere in movimento, in quanto è una pratica dinamica, ti consente di mantenerla un pochino; potrebbe quindi essere un’altra soluzione.
Come vedi da cinque che dovevo fornirtene te ne ho fornite sei, di cui la sesta è un evergreen e va sempre bene.
Spero di averti reso un po’ il quadro, e di averti suggerito tante cose.
Non accavallare, oltre alla meditazione camminata non aggiungerne troppe altre, fanne una a alla volta e sperimenta da te.
Tra tutte queste, se proprio te ne devo consigliare qualcuna in modo particolare: assolutamente il ritiro e la “meditazione per indaffarati”.
Queste due cose possono fare senz’altro la differenza; includendo, perché no, anche la meditazione camminata.
Links al materiale consigliato:
Corso di meditazione per indaffarati 7 minuti al giorno per una vita serena e consapevole
libro “Risveglio” di Salvatore Brizzi
articolo gratis: Come scegliere un Mantra
corso alle potenti meditazioni buddiste delle BrahmaVihara che aiutano a creare nuove forme pensiero ed alleggeriscono la pratica -una potente via parallela alla classica vipassana-: www.comemeditare.it/corsi/4dimore-presentazione
In questo articolo trovi diversi link a libri consigliati tra cui quello gratis del “racconti di un pellegrino russo”: www.comemeditare.it/meditazione/tecniche-di-meditazione/risorse/ebook-gratis-spirituali-e-non-dove-trovarli-come-leggerli/
articoli gratis sulla meditazione camminata (c’è anche come meditare con la camminata): https://comemeditare.it/?s=meditazione+camminata