Come meditare in un momento

 Rispondo alla domanda di Angelo, che dice: “Come meditare in un momento?”

Guarda il Video – Come meditare in un momento

o continua a leggerne la trascrizione sotto:

Abbiamo due possibilità.

Come stai?

Quella che io preferisco, è quella di chiederti: “Come stai?”, in un momento; ed esplori.

Porti quindi la tua consapevolezza dentro di te e indaghi.

Come stai fisicamente: se hai freddo, se hai caldo, se sei comodo, se sei scomodo, se ci sono dei dolori (anzi, dove sono i dolori, perché spesso nel corpo ci sono delle sensazioni spiacevoli); e non solo fisicamente: come sta la mente, quali sono le emozioni, quali sono i sentimenti che stai provando.

Ecco, questa piccola indagine – che è un attimo, eh? – è già un’ottima meditazione: è una piccola Vipassana.

Ma possiamo fare anche una piccola Samatha.

Portando, per esempio, l’attenzione al movimento del respiro.

Questo ha un grande effetto calmante.

E quanto ci vuole?

È un attimo, si fa in un momento.

Quindi come si fa a meditare in un momento?

Intanto portando l’attenzione all’interno: quindi al tuo respirare, se vuoi calmare la mente quando c’è ansia.

Il respiro è un ottimo punto di riferimento, soprattutto se poni la tua attenzione al respiro addominale.

E lo puoi fare in un momento, dipende da quanto tempo hai a disposizione.

Se riesci a fare, per esempio, tre respiri in consapevolezza – inspiro e so che sto inspirando, espiro e so che sto espirando; inspiro, di nuovo, e so che son inspirando, espiro, di nuovo, e so che espirando; e poi ancora inspiro, e lo so, espiro, e lo so – già questa è una meditazione durata tre respiri (che non sono pochi, ma non sono neanche così tanti).

Per esempio l’ex monaco vietnamita – ex nel senso che non è più tra noi perché ha lasciato il corpo (o meglio, come diceva il mio maestro: “è diversamente collocato”) –Thich Nhat Han, invitava spesso a fare tre respiri in consapevolezza.

E questa è davvero una meditazione che fai veramente in un momento.

Però, ripeto, se anche soltanto ti chiedi come stai, e su questa domanda indaghi, senza aver fretta di dare risposte ma con l’intenzione di rivolgere lo sguardo all’interno per comprendere, questo può aiutare tantissimo.

Ne approfitto per raccontare un aneddoto personale.

È un qualcosa che riguardo l’ambito relazionale.

Se io mi sto relazionando con qualcuno, e nel mentre porto la mia attenzione all’interno, tu potresti dirmi: “Sì, ma così, tu di distrai. Stai parlando con qualcuno e tu, invece di ascoltare quella persona, guardi dentro come stai: e quindi ti stai distraendo”.

E invece no.

Poi è vero, se non sei allenato, potresti dare leggermente meno attenzione alla parte cognitiva: cioè alle parole in sé, che l’altra persona sta dicendo.

Ma paradossalmente, pur guardando dentro te stesso – e quindi staccando l’attenzione (anche se parzialmente: una parte rimane attaccata) – e anche se ipoteticamente non dovessi riuscire a mantenere la tua attenzione tra te e quello che l’altra persona ti sta dicendo, il fatto di essere maggiormente a contatto con “il come stai tu” ti restituisce tantissime cose di quello che sta succedendo veramente a quella persona.

A quali sono le dinamiche in atto tra te e quella persona, e a come puoi esserle d’aiuto; oppure magari non vuole proprio aiuto, ma semplicemente sfogarsi ed essere ascoltata.

Il fatto che tu la ascolti, e lo fai “ascoltandoti”, ti permette di ascoltarla meglio.

Perché vedi meglio l’interazione tra te e quella persona, e se ci sono delle emozioni dentro di te, che stanno sorgendo, si può sviluppare meglio questa empatia: questa connessione.

Perché spesso le persone parlano, e dicono tante cose, ma dietro quello che viene detto c’è un perché, c’è un qualcosa di emotivo.

Per cui, se l’altra persona deve sfogarsi, magari dice delle cose di cui a me non importa niente, ma io capisco perché mi sta dicendo quelle cose.

Mi accorgo che non mi interessano; mi guardo dentro e mi dico: “Ma perché mi sto annoiando? A ecco: mi sta dicendo delle cose poco interessanti. E perché lo sta facendo? Ho capito, vuole sfogarsi: e allora ascoltiamolo. Ha bisogno di essere protetto.”

Quindi a quel punto, il tuo cuore è più aperto; e quindi, paradossalmente, magari le parole le ascolti di meno, ma, da cuore a cuore, si crea una connessione per cui il tuo ascolto sale di qualità.

Ho divagato in pochino, rispetto all’argomento del come meditare in un momento, ma spero di aver reso l’idea di come il guardare dentro di noi migliora anche l’ambito relazionale.

Quando facevo counseling (ed ero già un praticante di meditazione), durante le lezioni del terzo anno io e gli altri colleghi ci esercitavamo a fare i counselor – cioè a condurre delle sessioni di meditazione – e vedevo che i miei colleghi avevano molta stima della mia capacità di essere empatico.

E io credo che è proprio la meditazione che aiuta a fare questo.

Il poter avere uno sguardo al tuo interno, mette in luce meglio le tue emozioni e il come stai in quel momento, e quindi anche l’interazione: come sta l’altra persona che sta interagendo con te, e cosa puoi fare per migliorare l’interazione e supportare questa persona.

Ecco quindi come certe volte basta poco.

Nella meditazione di un momento, soprattutto se fatta nel quotidiano, chiederti come stai ha dei benefici che vanno ben al di là delle aspettative; e il fatto di volgere lo sguardo all’interno non significa che siamo meno immersi nel mondo, ma, al contrario, capiamo meglio come siamo immersi nel mondo.

Spero aver reso l’idea di quanto è potente poter creare delle occasioni per poter meditare “in un momento” in qualsiasi momento della giornata.

Al di là del fatto che, tre respiri, li puoi fare in ogni istante: è un momento, una “meditazione di un momento”.

Però, se aggiungi come stai, secondo me è anche meglio.

meditare in un momento

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *