La Chiave è Accorgersi
Accorgersi dei pensieri, accorgersi dei disagi, accorgersi degli acciacchi e di come questi influenzino la propria energia; accorgersi del proprio livello di energia, accorgersi di tutto quello che avviene è consapevolezza.
Di fatto è un ritorno alla propria coscienza: io sono cosciente nel momento in cui so di esistere, so cosa sto facendo.
Questo è proprio alla base del nostro voler meditare, no? La consapevolezza è quello che di fatto ti permette di vivere meglio, che ti permette di vivere, perché sei connesso con la vita; altrimenti, sei perso, completamente perduto nel mondo dei pensieri, e i pensieri sono fantasie.
Tornare alle Basi
Quindi, torniamo all’essenza. Hai detto bene, infatti sembra una domanda da neofita, ma me la pone un antico abbonato, che ho avuto il piacere di accompagnare e di vedere quanto lavoro ha fatto, del cui lavoro mi congratulo. Però, ecco, ogni tanto è bello tornare alle basi.
Rileggo la domanda: puoi ritornare sul concetto di consapevolezza, come svilupparlo con la meditazione.
Beh, la meditazione è proprio una tecnica che ci aiuta a sviluppare la consapevolezza e soprattutto grazie allo strumento principale della consapevolezza, che è la vipassana, molto conosciuta adesso col termine di mindfulness.
Mindfulness, lo ricordo, è “mente pienamente presente”, quindi pienamente presenti nell’esperienza che stiamo facendo. Questa è la tecnica principale.
Come Funziona la Mindfulness, la presenza mentale
E come si fa? Come funziona questa tecnica meditativa di consapevolezza?
La prima cosa da fare, quando c’è un rimuginio dei pensieri molto insistente, al punto che non ce ne accorgiamo neanche – ti ricordi? Abbiamo evidenziato la risposta del nostro amico abbonato, che è accorgersi. La chiave è accorgersi, quindi il problema non è pensare, il problema è non accorgersene.
Nel momento in cui ti accorgi che c’è un pensare, ecco che sei di nuovo consapevole di te stesso, sei consapevole del tuo pensare, sei proattivo in questo. La tua coscienza è pienamente connessa con la realtà che sta vivendo nel momento in cui ti accorgi.
Ancorarsi al Respiro per Centrare la Consapevolezza
Il primo problema, il primo punto, la prima cosa che dobbiamo fare per accorgercene è allinearci e uscire dalle acque dei pensieri che ci stanno trascinando via. Nel momento in cui i pensieri ci stanno trascinando via, proprio come un fiume o un torrente in piena, siamo persi completamente nei pensieri. Dobbiamo ritrovarci, e per ritrovarci abbiamo bisogno, come nell’immagine del fiume in piena, di ancorarci a qualcosa, altrimenti continuiamo a essere trascinati via.
Per ancorarci a qualcosa abbiamo bisogno di un oggetto, un oggetto su cui ancorarci, su cui posare la nostra attenzione; un oggetto che sia saldamente legato non al torrente dei pensieri e delle fantasie che questi producono, ma qualcosa di più stabile. E cos’è più stabile? Lo stesso fluire, cioè lo stare nel qui e ora, che ci stabilizza. Per aiutarci in questo, il respiro, che fluisce nel qui e ora, può essere un ottimo ancoraggio; normalmente è il più usato, il più diffuso è il respiro.
Abbracciare il Qui e Ora
Quindi, la prima cosa che facciamo quando siamo trascinati via dai pensieri come in un torrente, è aggrapparci al respiro. Quando ci aggrappiamo al respiro, cominciamo a diventare un tutt’uno con il respiro stesso.
Piuttosto che perderci tra pensieri su cosa fare domani, o su cosa avremmo potuto dire ieri, iniziamo a interrompere il flusso incessante di oscillazione tra passato e futuro. È un modo ossessivo e compulsivo di viaggiare nel tempo senza alcun controllo reale sulla nostra coscienza.
Ma appena ci agganciamo al respiro, ci centriamo nel qui e ora. Diventiamo consapevoli del nostro respirare, un tutt’uno con questa esperienza del presente.
Il Testimone: Osservare Se Stessi dall’Esterno
Quando iniziamo a respirare con consapevolezza, è come passare a una prospettiva completamente diversa, simile a osservare noi stessi dall’esterno.
Possiamo immaginare di vedere quella parte di noi stessi, magari trascinata via dai pensieri, ma da una prospettiva distaccata: un “io osservatore” che assiste a tutto, come se stesse guardando dall’alto, come un drone che monitora.
In questa posizione, possiamo diventare consapevoli di tutto: del respiro, delle sofferenze, delle sensazioni e delle emozioni che proviamo. Possiamo vedere come ci sentiamo persi nei pensieri ma anche come questo nuovo punto di vista faccia la differenza.
Accorgerci della Marea di Pensieri
È da questa prospettiva di “testimone” che possiamo accorgerci della marea di pensieri che ci trascinano via. Possiamo percepire le sensazioni fisiche, le risposte emotive di piacere o avversione, e anche la reazione mentale che abbiamo rispetto a tutto ciò.
Se un’esperienza ci piace, tendiamo ad attaccarci; se non ci piace, avvertiamo una forma di avversione o distacco, come se volessimo respingerla. Questo distacco, però, non è un rifiuto della realtà, ma piuttosto una presa di distanza attiva, come quella del testimone che osserva senza fuggire.
Il Ruolo del Testimone nella Consapevolezza
Il testimone è coinvolto, ma non viene trascinato via. Non volta le spalle alla realtà: mantiene una connessione consapevole con ciò che accade. Di solito, senza neanche accorgercene, reagiamo in modo automatico ai fenomeni che incontriamo.
Il testimone, invece, permette di uscire dalla reattività automatica. Prima ci centriamo, recuperiamo energie e poi, dalla prospettiva del testimone, esploriamo cosa c’è dentro e fuori di noi. Se incontriamo distrazione, osserviamo quella; se proviamo piacevolezza, ne siamo consapevoli senza attaccarci.
Il Flusso della Vita: Lasciare Andare le Esperienze
Tutto quello che viviamo – piaceri e dispiaceri – fluisce, va e viene. Non c’è bisogno di attaccarsi a nulla, perché ogni esperienza è temporanea.
Possiamo, però, essere testimoni del nostro modo di stare al mondo, di come ci aggrappiamo alle esperienze piacevoli o ci opponiamo a quelle spiacevoli.
Quando comprendiamo meglio come funzioniamo, viviamo in modo più sereno. Solo essere connessi al qui e ora ci permette di vivere meglio.
L’Invito alla Pratica Costante della Consapevolezza
L’invito, quindi, è continuare a praticare la consapevolezza e rimanere nel presente.
Ora riprendo la domanda per assicurarmi di aver risposto a ogni parte.
“Puoi ritornare sul concetto di consapevolezza? Come svilupparla con la meditazione? Come gestirla durante il rimuginare dei pensieri, evidenziando la metodologia da seguire confrontandosi con le emozioni e le sensazioni interne?”
Penso di aver toccato tutti i punti: l’accorgersi, che è già consapevolezza, il passaggio dall’essere trascinati via dai pensieri a riconoscere che siamo qui, con tutto quello che viviamo.
Cambiare Prospettiva e Osservare le Emozioni
In effetti, cambiare prospettiva significa anche ridurre il peso dei pensieri e delle emozioni precedenti. Prima eravamo trascinati via da pensieri carichi di emozioni; ora, con la nuova prospettiva, non li stiamo negando, ma li osserviamo con lucidità. Non stiamo facendo finta di essere perfetti o di non soffrire;
invece, siamo pienamente consapevoli della scena e delle emozioni in gioco. Solo il testimone può farlo: essere presente, ma non identificarsi completamente, restando vigile, attento, e perfino compassionevole verso quel “me” che sta soffrendo.
Il Respiro come Strumento di Ancoraggio
La tecnica per ritrovare questa posizione interiore parte sempre dal respiro, che ci ancora al momento presente.
Poi esploriamo ciò che sta succedendo nel nostro mondo interiore e nell’ambiente, perché ogni esperienza cambia da persona a persona, da momento a momento.
Il Buddha stesso nel suo insegnamento sulla consapevolezza offriva quattro piani di osservazione: il corpo, le sensazioni, la mente e i fenomeni. Si va dagli aspetti più tangibili, come il corpo, fino a quelli più sottili, come gli stati mentali e i fenomeni che da essi derivano.