Qual’è lo scopo della meditazione?

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Immagino che tu possa già sapere alcune cose: la meditazione calma, sviluppa la consapevolezza, ti fa ritrovare il qui e ora, ti fa trovare la pace, ti fa vivere più tranquillo e meglio.

Queste sono tutte delle cose che, effettivamente, produce.

Ma se ci pensi, da un punto di vista del linguaggio, questo risponde alla domanda: “Qual’è lo scopo, mentre mediti, per te“: cioè trovare la pace; sviluppare una maggiore presenza; il qui e ora; contenere lo stress e tutte le conseguenze che produce in noi come, per esempio, i problemi cardiovascolari ecc.

Insomma, tutto lo spettro dei benefici che riscontra chiunque pratichi la meditazione; tuttavia questo non risponde a quale sia lo scopo della meditazione in quanto tale.

Lo scopo dipende dal tipo di tecnica meditativa; ma è prevalentemente uno, specie se parliamo di una tecnica meditativa completa come la Vipassana, e consta di uno scopo finale e di uno intermedio.

Lo scopo finale è la consapevolezza, non farti trovare la pace: è la consapevolezza, poi, che ti aiuta a trovare la tranquillità, a far pace con quello che c’è, a essere presente con quello che c’è ecc.

Quindi, quando parliamo di Vipassana, il suo scopo è la consapevolezza: a questo serve.

Tuttavia, quasi tutte le tecniche meditative (inclusa la Vipassana nella sua fase iniziale) hanno uno scopo leggermente diverso: quello di sfrondare tutto il chiacchiericcio mentale (chi mi segue lo sa, io lo definisco tecnicamente, e non volermene, “pippe mentali”); e, una volta che smettiamo di dar retta a quel chiacchiericcio infinito che ci dice mille cose, noi semplicemente riportiamo la nostra attenzione al respiro o, a seconda della tecnica, al corpo, a un mantra o a un altro tipo di ancoraggio a seconda della tecnica usata (tutte tecniche che, in riferimento alla lingua pali parlata dal Buddha, sono note come Samatha e hanno come scopo ritrovare il momento presente).

Ricapitoliamo.

È vero che la meditazione ci fa calmare ed è vero che sviluppa la consapevolezza, tuttavia lo scopo della meditazione (specie se parliamo di Vipassana) è stare con quello che c’è; da un punto di vista più marginale e localizzato nella parte iniziale, se parliamo per esempio della semplice osservazione del respiro, lo scopo è ritrovare l’adesso: che è, sì, stare con quello che c’è, ma implica lo stare ancorati al respiro (ovvero un qualcosa che sta nel qui e ora).

Perchè faccio questa distinzione tra lo scopo della meditazione in quanto tale e lo scopo tuo quando mediti?

Perchè se io non sono calmo e mi metto a meditare con l’unico obbiettivo di calmarmi, e uso la tecnica solo per quello scopo, in realtà non sto più usando veramente la tecnica: sto cambiando lo stato delle cose, cioè quello che c’è, con quello che io vorrei ci fosse; sto quindi in un mondo ideale, appartenente alla fantasia, che non corrisponde a quello che c’è.

Solo quando io “faccio pace” con quello che c’è, trovo la pace.

Quindi è necessario che io sfrondi tutti gli ideali, tutti i ragionamenti, tutte le aspettative; e ritrovi l’adesso, grazie, per esempio, al respiro.

Ed ecco quindi che il mio scopo personale, ritrovare la pace, è molto diverso dal vero scopo della meditazione che è ritrovare il momento presente ancorandomi a qualcosa (respiro, sensazioni corporee, mantra ecc.).

Per quanto riguarda l’ancorarci a tutto quello che ci capita e a tutto ciò che percepiamo, ovvero la parte più avanzata della meditazione Vipassana, ecco che quello che si sviluppa in noi è il poter accogliere le cose così come sono.

Senza alterarle e vedendole per come si presentano, per come stiamo noi in rapporto a quello che stiamo sperimentando momento per momento.

meditazione e visualizzazioneEd ecco che quindi quello che si produce in noi è una forma di grandissima pace e di grandissima accoglienza; una forma di profonda comprensione dei fenomeni, proprio perchè non li vogliamo alterare distorcendoli con gli ideali o con quello che vorremmo ci fosse: semplicemente guardiamo spietatamente la realtà per quello che è.

Otteniamo un qualcosa di estremamente potente se permettiamo a ciascuna tecnica di manifestare il suo scopo finale, senza andarlo a intaccare con le nostre aspettative e i nostri scopi individuali.

Ripeto quindi quello che ho detto prima: solo quando faccio pace con quello che c’è, trovo la pace.

Va benissimo se tu vuoi meditare per ritrovare la pace ma, quando ti metti a fare la tecnica, non sforzarti di ritrovare la pace; sforzati piuttosto di ricordarti di essere presente, di osservare il respiro, di osservare quei meccanismi, se ci sono, che producono aspettative e di smascherarle notandone la presenza.

Non metterti a dire “Io voglio la calma e la calma non arriva: la meditazione non funziona”; se hai questo atteggiamento non stai meditando: stai pensando; stai cercando attivamente di trasformare un momento del presente, fatto nello specifico di agitazione, in un momento diverso in modo artificiale.

Solo quando attraversi la realtà per quello che è stai realmente meditando.

Solo attraversandola troverai veramente una pace reale, che è onnipervasiva e anche più duratura: ecco qual’è lo scopo della meditazione.

Ricapitolando ecco qual’è lo scopo della meditazione: nel caso delle meditazioni principali, quello di sfrondare dai pensieri ricorrenti, dai meccanismi mentali, dai giochi karmici, recuperando semplicemente il qui e ora attraverso, per esempio, l’ancoraggio al respiro; nel caso della Vipassana, oltre a questo (che è comunque previsto), di stare con tutto quello che c’è al di là dell’ancoraggio stesso (e quindi del respiro), accogliendo tutto ciò che nel qui e ora stiamo sperimentando; e questo sviluppa una grande consapevolezza e una pace profonda, un grande senso di accoglienza equanime, quindi paritaria, nei confronti di tutti i fenomeni, anche di quelli spiacevoli.

Riusciamo quindi ad accogliere sia le cose piacevoli che quelle spiacevoli, con un cuore assolutamente gioioso e amorevole.

E questo, se ci pensi, è un livello di pace molto profondo; ed ecco perchè, non a caso, il significato della parola Vipassana è: “meditazione di visione profonda”.

Spero di averti introdotto meglio a una piccola differenza che può fare davvero la differenza nel nostro approccio alla meditazione.

 

 

 

 

 

 

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