Quando il pensiero spaventa

Al Come Meditare Coaching ho risposto alla domanda:

Ma quando il pensiero spaventa, e perciò disturba, e vorresti che sparisse per sempre, non è controproducente starlo a osservare, sempre che ci si riesca? Io ci provo, ma l’osservare mi fa soffrire, non riesco a uscire dal loop. Grazie.

questo video è stato estrapolato da una sessione del Come Meditare Coaching qui trovi maggiori informazioni su questo servizio di sostegno nel tempo: http://www.comemeditarecoaching.it

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La meditazione non deve essere perfetta

meditazione_pensiero_spaventaOh, ecco un errore comune. Di nuovo si tende a pensare che la meditazione debba essere idealizzata, ok? Quindi deve andare tutto bene in meditazione. Ma non è così: va tutto bene nella misura in cui tu attivi l’osservatore, ma va tutto bene. Va bene anche ciò che non dovrebbe andare bene.

L’integrazione dei pensieri

Mi spiego meglio.

Non avere pensieri sarebbe un ideale. Alcuni ci riescono, ma sono pochissimi ed è comunque un ideale, e non ci riesci. Cercando di eliminare una parte di te, quella che pensa, ci riesci attraversandola, integrandola, cioè attivando l’osservatore, osservando quindi questi pensieri.

Com’è che si fa a osservare i pensieri? Non attraverso altri pensieri. L’osservatore è sempre neutro, non ha bisogno di giudicare, di soppesare, di analizzare. Quello lo fa la parte cognitiva nostra, la parte dei pensieri, che tende per sua natura a occupare lo spazio della mente, e noi tendiamo a identificarci con essa.

Cartesio e il pensiero

Eh, diceva Cartesio: Cogito, ergo sum. Penso e quindi sono. Però attenzione: detta così sembra corretta, ma non lo è del tutto.

È vero che comunque, mentre penso, io sono, ma vale anche quando faccio pipì, quando mangio, qualsiasi cosa io faccia: se lo faccio in presenza, io sono. Io sono colui che mangia il mandarino.

Ok? Se io sto pensando, io sono, se mi rendo conto di esserci. Quindi Cartesio non ha detto una falsità, anche se presa in senso assoluto come fosse il pensiero l’unico a definire l’essere, no? Noi tendiamo a vivercela così: che è il pensiero con cui mi identifico, perché se fosse solo questo, sarebbe un problema.

Ciò che risulta corretto della fase cartesiana non è questo aspetto filosofico, ma il fatto che mentre io agisco in un modo, io sono comunque.

I pensieri come servitori, non padroni

Anche quando penso alla lista della spesa che mi serve, quindi i pensieri sono ottimi servitori ma pessimi padroni. Il problema è quando io do al pensiero, che è una mia funzione come il mangiare o altre funzioni, un potere eccessivo.

Se do a quella funzione, che è mia e che posso usare, il potere di definirmi, mi limito. Io non sono il mangiare: non è che quando non mangio non sono, e non è che quando non penso non sono. Continuerò a essere.

Quindi il pensiero non è “io”. Annullarlo però non serve molto, perché per sua natura tende a riaffacciarsi. Tutto ciò che io posso fare è… interrompo veloce solo per ricordare la possibilità di farmi una donazione. Qui sotto trovi un cuoricino con scritto “grazie”, sotto il video, che puoi cliccare per offrirlo.

Osservare senza giudicare

Osservare questi meccanismi fa parte di me. Io mi faccio prendere dal pensare, mi faccio prendere dalle distrazioni e mi faccio prendere dalla volontà di eliminarle, che è comunque un pensiero. Io voglio eliminare una parte di me che invece è funzionale a me.

Io non posso eliminare il mangiare, non posso eliminare il minzionare, non posso eliminare neanche il pensare, ma posso più o meno controllarlo o comunque — ed è qui la magia — posso osservarlo. Posso essere presente mentre mangio, posso essere presente mentre penso.

Il pensiero come nuvola

Quando penso, sono un po’ distratto, perché tendo a inseguire queste nuvole che stanno nel cielo, che però vengono e vanno. Il sole rimane impassibile, non viene disturbato dalle nuvole. Sono io che mi annebbio, mi faccio annebbiare dalle nuvole.

Ma le nubi, i pensieri, per loro natura sono transitori: si susseguono l’uno all’altro, passano dall’uno all’altro, e cercano di offuscare la natura invece luminosa della mente come il sole. Ma non ci possono riuscire fino in fondo, quindi basta che io non mi faccia agganciare.

L’osservazione trasforma il pensiero

Quando mi accorgo che ci sono queste nuvole e che stavo pensando a mille cose, succede che in quel preciso momento li sto osservando. Per loro natura, i pensieri, quando si sentono osservati, si fanno piccoli e tendono ad andarsene da soli. Non ho bisogno di cacciarli. Più cerco di cacciarli, più quelli dalla porta, più quelli entrano dalla finestra.

Non c’è modo di scacciare i pensieri, perché è la mente pensante che lo vuole fare. Ma se li osservi, per loro natura, i pensieri tendono a farsi piccoli e ad andarsene da soli. Non c’è bisogno né di cacciarli né di trattenerli.

Lascia andare

Quindi l’invito è: non cacciarli, ma non trattenerli neanche. Se se ne vanno, non devi stare lì a chiederti “A cosa stavo pensando?”, “Che cosa dovevo fare?”, “Che cos’avevo in mente?”. Lascia andare.

Noi siamo esseri cangianti. Si tratta di essere presenti a noi stessi in questo cambiamento, e questo cambiamento vuole che ogni tanto siamo pensierosi, ogni tanto sereni, ogni tanto centrati. Il modo migliore è attivare sempre l’osservatore, che osserva sempre ciò che c’è.

Accogliere e testimoniare

Ripeto: osserviamo i pensieri. Poi, se loro si fanno piccoli e se ne vanno, non trattenerli. Lasciali andare, ma non cacciare via e non trattenere. Questo è il segreto. Ecco come uscire dal loop: non eliminando nulla di quello che c’è, ma osservandolo con gli occhi della presenza mentale, permettendo a queste cose di esserci senza volerle cacciare via.

Quando lo accogli e lo osservi, si attiva una parte serena di te, che non ha paura dei pensieri, non deve fare nulla, non deve cacciare alcunché, non deve trattenere alcunché, deve semplicemente testimoniare ciò che c’è nel qui e ora. Sembra difficile e, sotto certi profili, forse lo è, perché questa mente tende ad apparire caotica, ma in realtà è molto più facile di quanto si creda, ed è questo che ti invito a fare. Fallo, sperimenta, non essere giudicante con te stesso, non cercare ideali, ma stai con ciò che c’è, fosse anche il pensare.

Guarda il Video – Quando il pensiero spaventa

 

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