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Il Bardo Todol – Il Libro Tibetano dei Morti e il Viaggio nell’Aldilà

Introduzione

Cosa succede dopo la morte? Questa è una delle domande più antiche dell’umanità. Il Bardo Todol, conosciuto in Occidente come Il Libro Tibetano dei Morti, cerca di rispondere a questa domanda in modo dettagliato e profondo. Si tratta di un testo sacro della tradizione buddhista tibetana, scritto per guidare l’anima nel passaggio tra la morte e la rinascita.

Ma attenzione: la sua lettura non è semplice né immediata e la sconsiglio vivamente. È un testo ricco di simbolismi, scritto per una cultura con una visione del mondo molto diversa dalla nostra.

Piuttosto seguimi e ne scoprirai l’essenza con la consueta chiarezza e semplicità..

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Il Bardo Todol descrive il viaggio dell’”anima” attraverso diversi stati di coscienza, offrendo indicazioni su come affrontare l’ignoto senza paura. Curiosamente, molte delle esperienze raccontate nel libro trovano riscontro nei racconti di esperienze di pre-morte (NDE), suggerendo che questi insegnamenti abbiano una profonda connessione con la natura della coscienza umana.

Ma da dove proviene questo testo? Qual è la sua origine? E soprattutto, cosa ci può insegnare oggi, indipendentemente dal nostro credo religioso?

L’origine misteriosa del Bardo Todol

Bardo_libro-tibetano-dei-mortiLa storia del Bardo Todol è avvolta nella leggenda. Si dice che sia stato scritto nell’VIII secolo da Padmasambhava, un grande maestro buddhista noto come il “secondo Buddha”. Secondo la tradizione, Padmasambhava portò il buddhismo in Tibet e lasciò numerosi insegnamenti, molti dei quali nascosti in luoghi remoti.

Perché nascondere dei testi sacri? I maestri buddhisti tibetani credevano che certe conoscenze fossero troppo avanzate per il loro tempo e che andassero rivelate solo quando la società fosse stata pronta a comprenderle.

Così, il Bardo Todol rimase celato per secoli, fino a quando nel XIV secolo venne “scoperto” dal lama Karma Lingpa, un terton, ovvero un “rivelatore di tesori”.

Il libro fu trovato scritto su foglie, in una grotta nascosta tra le montagne dell’Himalaya. Da allora, divenne una delle opere più sacre della cultura tibetana, tramandata da maestro a discepolo e utilizzata durante i rituali funebri per guidare le anime nel loro viaggio nell’aldilà.

Ma cosa significa esattamente Bardo? E quali sono questi stati di coscienza che il testo descrive?

Il significato di “Bardo” e i diversi stati dell’esistenza

Il termine Bardo può essere tradotto come “stato intermedio” o “intervallo”. Indica un passaggio tra due condizioni, un momento di transizione in cui la coscienza cambia la sua percezione della realtà.

Tradizionalmente, si parla di quattro Bardo principali, ma alcune scuole ne identificano sei. I quattro più importanti sono:

  1. Il Bardo della vita ordinaria (Kyenay Bardo) – Lo stato in cui viviamo quotidianamente.
  2. Il Bardo del morire (Chikhai Bardo) – Il momento della morte e il processo di dissoluzione del corpo.
  3. Il Bardo luminoso della Dharmata (Chönyid Bardo) – L’incontro con la luce, lo stato di pura consapevolezza.
  4. Il Bardo karmico del divenire (Sidpa Bardo) – Il viaggio verso la rinascita, determinato dal karma.

A questi si aggiungono due stati legati alla vita:
5. Il Bardo del sogno (Milam Bardo) – Lo stato di coscienza onirica.
6. Il Bardo della meditazione (Samten Bardo) – Lo stato raggiunto durante la meditazione profonda.

L’esperienza del Bardo nell’Aldilà è spesso paragonata a un sogno. Proprio come nei sogni, nel Bardo la nostra mente crea la realtà che sperimentiamo. Per questo, la preparazione durante la vita è fondamentale: se impariamo a controllare i sogni, possiamo prepararci meglio all’aldilà.

Il Bardo del Morire: il passaggio dalla vita alla morte

Quando il corpo si avvicina alla morte, il Bardo Todol descrive un processo di dissoluzione progressiva. Gli elementi che compongono il corpo (terra, acqua, fuoco, aria e spazio) si dissolvono uno dopo l’altro, portando con sé le funzioni sensoriali e mentali.

Poi arriva l’oscurità e, subito dopo, la luce. Molti che hanno vissuto esperienze di pre-morte descrivono questa luce come intensa e amorevole, simile alla presenza di Dio. In quel momento, secondo il Bardo Todol, abbiamo un’opportunità straordinaria: se riconosciamo questa luce come la nostra vera natura, possiamo liberarci dal ciclo delle rinascite e raggiungere l’illuminazione.

Il Bardo Luminoso della Dharmata: l’unione con la luce

Nel Bardo Todol si dice che, poco dopo la morte, l’anima si trovi immersa in una luce brillante e accecante. Questa è la Dharmata, la realtà ultima.

Chi ha avuto esperienze di NDE spesso racconta di aver provato un senso di pace assoluta, di aver “riconosciuto” la luce come qualcosa di familiare di essensi sentito “in grazia di Dio”. Tuttavia, per chi ha bisogno di punti di riferimento, questa luce sconfinata potrebbe risultare difficile da mantenere a lungo, alla ricerca di puntidi riferimento più “materiali”.

Se la luce non viene riconosciuta, la coscienza si allontana da essa e inizia a creare visioni più concrete, basate sulle proprie credenze e abitudini…

Il Bardo Karmico del Divenire: la scelta della nuova vita

A questo punto, l’anima si trova in uno stato simile al sogno. Vede la propria vita scorrere davanti agli occhi (in realtà potrebbe già accadere prima), ma questa volta da una prospettiva nuova: non solo come chi ha agito, ma anche come chi ha subito le sue azioni. Questo è il momento in cui il karma entra in gioco.

Le emozioni negative possono creare visioni spaventose, mentre uno stato di pace interiore permette di vivere questa fase con maggiore serenità. A seconda delle inclinazioni e delle emozioni predominanti, “l’anima” è attratta da un nuovo corpo e da una nuova vita.

I buddhisti tibetani credono che questo processo duri 49 giorni, al termine dei quali avviene la rinascita in uno dei sei regni dell’esistenza:

  • Regno degli dèi
  • Regno dei semidèi
  • Regno umano
  • Regno animale
  • Regno degli spiriti affamati
  • Regno infernale

Il tipo di rinascita dipende dal karma accumulato nelle vite precedenti e dalla fretta con cui vogliamo rinascere oltre che dalle emozioni predominanti.

Conclusione: il valore del Bardo Todol per la nostra vita

Il Bardo Todol non è solo un libro sulla morte: è un manuale per la vita. Ci insegna a vivere con consapevolezza, a prepararci per il momento del trapasso e a liberarci dalla paura dell’ignoto.

La chiave di tutto è il riconoscimento. Riconoscere che la realtà è impermanente, che le esperienze dipendono dalla nostra mente e che la liberazione è possibile in ogni momento.

Non importa quale sia il nostro credo religioso: riflettere su questi insegnamenti può aiutarci a vivere meglio, con meno attaccamenti e più serenità. E chissà, forse un giorno, quando sarà il nostro momento di attraversare il Bardo, ci ricorderemo di queste parole e sapremo cosa fare.

Guarda il Video – Bardo il libro tibetano dei morti

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